Un quarto di punto in meno per spingere una ripresa dell’economia che resta comunque debole
Quinto taglio dei tassi per la Banca centrale europea, impegnata nella doppia battaglia contro l’inflazione e contro una recessione che resta in agguato.
L’economia dell’Eurozona è debole e addirittura si ferma nell’ultimo trimestre del 2024, ma il Consiglio direttivo non si fa tentare dalle scorciatoie.
L’ipotesi di un maxi taglio da 50 punti base non finisce nemmeno la stima flash di Eurostat per il 2024 vede un Pil che si ferma allo 0,7% sul tavolo e i governatori scelgono all’unanimità di tagliare il costo del denaro di un quarto di punto, portando il tasso di riferimento, quello sui
depositi, dal 3 al 2,75 per cento.
« L’economia è in stagnazione nel quarto trimestre, e resterà debole nel breve termine», spiega la presidente della Bce Christine Lagarde.
La stima flash di Eurostat per il 2024 vede un Pil che si ferma allo 0,7%. Non si può parlare
però di stagflazione, secondo Lagarde, e non c’è da allarmarsi perché «le condizioni per la ripresa restano».
Certo, la crescita «non è al potenziale ma sicuramente è una ripresa.
E visti i dati del mercato del lavoro e l’aumento del reddito reale, abbiamo ottime ragioni per pensare che i consumi riprenderanno », assicura la presidente.
Ma molte sono le incognite sparse sulla “road map” della Banca centrale, che prepara le prossime stime economiche di marzo in un clima di forte incertezza.
Le mosse della nuova amministrazione americana sono la prima fonte di preoccupazione. I dazi contro l’Unione europea per ora sono solo una possibilità, evocata ma non annunciata, che metterebbe fortemente a rischio quel percorso di tagli graduali che la Bce confida di poter portare
avanti fino all’estate.
Nell’attesa di capire che cosa succederà all’economia globale, la Bce va avanti con il taglio dei tassi, mentre la Fed si prende una pausa nonostante il Pil Usa, nel quarto trimestre, deluda le
attese crescendo del 2,3% invece del 2,6%. Numeri ben diversi dall’Eurozona che nello stesso trimestre resta a zero.
Il nuovo taglio della Bce porta ulteriori risparmi per chi ha sottoscritto un mutuo variabile e fornisce ossigeno al mercato che vede all’orizzonte ulteriori mosse da parte della banca centrale di Francoforte, portando i tassi sotto al 3% contro il 3,76% medio per il fisso e il 2,45-2,83% del variabile osservato a gennaio.
Un movimento che potrebbe portare, dopo anni di forte divaricazione e un dominio incontrastato del tasso fisso per i nuovi mutui, a un riequilibrio con il variabile. Già ora comunque, con la decisione della Bce, la rata di un variabile diventa più leggera.
Mutuionline calcola che un mutuatario paga ora 19 euro in meno per un risparmio complessivo fino a 4.700 euro sugli interessi di un mutuo da 150.000 euro della durata di 20 anni.
