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La Comunità ebraica protesta per i Patagarri al Concertone. “Macabri”. Il videomessaggio di Papa Francesco: “La sicurezza sul lavoro è come l’aria”

Last updated: 02/05/2025 9:38
By Redazione 144 Views 10 Min Read
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AGi – Protesta e indignazione della Comunità ebraica per l’esibizione dei Patagarri al Concertone del Primo Maggio: la band di quattro giovani milanesi ha cantato “Free Paletsinje, Palestina libera!” usando le note di ‘Haga Nagila‘, un brano della tradizione ebraica ispirata a una melodia popolare ucraina della Bucovina.

Contents
Fadlun: “Patagarri macabri”Reazioni alla provocazioneLo show prosegueIl videomessaggio di Papa Francesco: “La sicurezza sul lavoro è come l’aria”Leo Gassman canta “Bella Ciao”

Fadlun: “Patagarri macabri”

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“Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile”, ha commentato il presidente Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, “c’è qualcosa di davvero sinistro, macabro, nell’esibizione dei Patagarri. I nostri più grandi odiatori nella storia sono quelli che hanno strumentalizzato la nostra cultura e mentalità. Pensate a cosa ha fatto Hamas dei nostri bambini, proprio sapendo che così ci colpivano nella cosa più sacra, la speranza. Ascoltare una nostra canzone dal palco del Primo Maggio in diretta tv, culminante nel grido ‘Palestina Libera!’, lo slogan delle piazze che invocano la cancellazione di Israele, è un insulto e una violenza inaccettabile”.

Reazioni alla provocazione

“Mai ce lo saremmo aspettati in un concerto che celebra il lavoro”, ha concluso Fadlun, “soprattutto in un concerto! Come quello del Nova Music Festival, trasformato dai terroristi palestinesi in un massacro che non è finito, con 59 rapiti da Hamas ancora a Gaza. Noi ebrei, di fronte a queste provocatorie manifestazioni di intolleranza sentiamo lo spazio delle nostre libertà restringersi inesorabilmente. Ma a perdere in libertà non siamo solo noi, è l’intera società civile”.

Lo show prosegue

Dopo la pausa per permettere alla Rai di trasmettere i tg, durante la quale Ema Stokholma ha intrattenuto i circa centomila presenti a Piazza San Giovanni con un dj set, parte la terza e ultima parte del Concertone con la presenza sul palco dei big. Dopo l’esibizione di Noemi, BigMamam e Ermal Meta, che svestono i panni di conduttori per indossare quelli a loro più congeniali di cantanti, Si parte da Carl Brave per poi proseguire con Alfa (20.37), Arisa (20.45), Gazzelle (20.55), Lucio Corsi (21.11) che canta ‘Freccia bianca’, ‘Volevo essere un duro’ e ‘Francis Delacroix’. Quindi tocca a Elodie (21.24), Brunori Sas (21.36), Giorgia (21.56) che canta ‘Il mio giorno migliore’, ‘Oronero’, ‘Gocce di memoria’, ‘Tu mi porti su’, ‘Niente di male’ e ‘La cura per me’. Quindi Ghali (22.09), Fulminacci (22.21), Achille Lauro (22.37) che canta ‘Incoscienti giovani’, ‘Amor’ e ‘Amore disperato’. Indine Joan Thiele (22.49), Franco126 (23.03), Serena Brancale (23.14), Luche’ (23.22), Rocco Hunt (23.33), The Kolors (23.41) che cantano ‘Tu con chi fai l’amore’, ‘Un ragazzo una ragazza’ e ‘Italodisco’. Chiude Gabry Ponte (23.54) che canta ‘Tutta l’Italia’, ‘Blu’ e ‘Thunder’.

Il videomessaggio di Papa Francesco: “La sicurezza sul lavoro è come l’aria”

“La musica è bellezza è strumento di pace, può aiutare la convivenza”. Con un videomessaggio di Papa Francesco parte il Concertone 2025, a Piazza San Giovanni a Roma. “La musica è bellezza ed è uno strumento di pace. è una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli”. Poi una riflessione sulla sicurezza sul lavoro. “A volte sembra di sentire un bollettino di guerra. Questo accade quando il lavoro si disumanizza e anziché essere uno strumento con cui l’essere umano realizza se stesso, mettendosi a disposizione della comunità, diventa una corsa esasperata al profitto. E questo è brutto. La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo. Ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi. Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio“, risuona ancora la voce di Papa Francesco in un suo intervento a difesa della dignità del lavoro.

Sul palco Noemi, BigMama e Ermal Meta parlano dei morti sul lavoro e danno numeri che suonano, come ha detto il Pontefice, come un bollettino di guerra. “Vorrei partire da quel numero che leggete lassù – dice Noemi – sapete cosa significa? Sono 2.469 e sono le donne e gli uomini che hanno perso la vita dal 2023 mentre andavano sul posto di lavoro o sul posto di lavoro”.
“338 sono i morti solo nei primi mesi di quest’anno, fino al 13 aprile”, aggiunge BigMama, mentre Ermal Meta aggiunge: “Tre sono le persone al giorno, ogni giorno, che escono di casa, si recano al lavoro per poi non fare più ritorno”.

“Non sono soltanto numeri – riprende Noemi – sono nomi, sono storie, sono famiglie. Beh, come quella di Marjorie, ecuadoriana, che aveva 48 anni e tre figli ed era venuta in Italia 14 anni fa. Marjorie – continua – è morta nel magazzino in cui lavorava da un anno, ad Arzala in Campania. Era su una scala a sistemare della merce, una scala di quelle che abbiamo anche in casa. è caduta, ha sbattuto la testa e l’hanno portata in ospitale. è morta il giorno dopo”.

Quindi BigMama: “Come quella di Paolo, che aveva 56 anni, una moglie, due figli ed era un ingegnere molto stimato. Paolo – aggiunge – era come sempre in cantiere, stava ristrutturando un ex albergo sul lungomare di Lido di Camaiore, in Toscana, ed è stato schiacciato da una lastra di vetro che si è sganciata da una gru a 30 metri di altezza. Purtroppo non ha fatto in tempo a spostarsi”.

“Come quella di Daniel, che di anni ne aveva soltanto 22 e amava il basket – spiega Ermal Meta – Daniel lavorava in fabbrica, la stessa fabbrica in cui lavorava anche suo padre, in Friuli. Faceva il turno di notte, stava manovrando un macchinario, ed è stato trafitto alla schiena da due sketch roventi, è morto all’istante. Oggi siamo qui per Marjorie, per Paolo, per Daniel e tutti gli altri che sono morti lavorando”, conclude.

Leo Gassman canta “Bella Ciao”

Il primo degli artisti a salire sul palco è Leo Gassman. “‘Bella Ciao’ è una canzone che parla di libertà, e in un tempo in cui le libertà sono sempre più limitate e rinascono le tirannie, cantarla oggi è più significativo che mai”, così il cantante in un’intervista esclusiva all’AGI poco prima di aprire il Concertone con l’iconico brano della Resistenza “Ho accettato subito – ha spiegato – perché credo sia fondamentale ricordare chi ha perso la vita per permetterci di vivere in un Paese libero e democratico”.

Nessun timore per eventuali polemiche: “Se qualcuno trova qualcosa di sbagliato in un messaggio di libertà, vuol dire che è vittima della mancanza di libertà di pensiero”, ha detto l’artista.

Un passaggio anche sul tema centrale dell’edizione 2025 del Concertone, la sicurezza sul lavoro: “Sogno un mondo dove il posto di lavoro sia come una seconda casa, sicura per tutti. Oggi non è così: troppe persone perdono la vita mentre lavorano, troppe non vengono valorizzate. È importante essere qui non solo per la musica, ma per lanciare messaggi che contano”, ha concluso Gassmann.

Primo momento autenticamente ‘politico’ al Concertone con i Patagarri che al termine di ‘Hava Nagila’ cantano al ritmo coinvolgente di musica gitana “Free Paletsinje, Palestina libera!”. è il primo momento autenticamente politico di un Concertone finora dimesso e incanalato su binari molto canonici e regolari, attento esclusivamente al tema della sicurezza sul lavoro. Se si esclude l’inizio con le note di ‘Bella ciao’ all’inizio cantata da Leo Gassmann, sono i Patagarri a dare uno scossone alla sonnolenza del Concertone 2025. La canzone dei Patagarri, ‘Haga Nagila’ è un brano della tradizione ebraica che significa ‘Rallegriamoci’ ispirata ad una melodia popolare ucraina della Bucovina. La canzone è stata composta dal musicologo Abraham Zevi Idelsohn nel 1918 per celebrare la vittoria britannica in Palestina al termine della prima guerra mondiale, in occasione della Dichiarazione Balfour con la quale il governo del Regno Unito affermava di guardare con favore alla creazione di una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina, allora ancora parte dell’Impero ottomano, senza pero’ pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina.

Il video del discorso di Papa Francesco

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