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La Corte dei Conti sulla situazione idrica siciliana. Dall’Ato 6 al gestore. A Caltanissetta si perde circa il 40% di acqua su una media del 52,36%. La bozza referto

Last updated: 12/08/2025 9:38
By Redazione 261 Views 22 Min Read
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Pubblicata sul sito della Corte dei Conti di Palermo, la Bozza Referto sulla gestione dello stato di emergenza in relazione alla situazione di grace deficiti idrico e alla criticità delle infrastrutture nel territorio della Regione Siciliana, approvata per il contraddittorio con Deliberazione n. 213/2025/GEST del 07 agosto 2025

La Corte dei Conti, con questa “bozza referto” inchioda il governo regionale alle proprie responsabilità.

Abbiamo sentito in questi mesi, o anni, comunicati autoreferenziale del governatore Schifani sull’efficienza amministrativa e sul buon governo, ma adesso il tutto viene polverizzato.

Procedure bloccate, ritardi cronici, incapacità di programmazione, fallimento nella realizzazione di opere strategiche e, soprattutto, incapacità di uscire dalla gestione emergenziale che diventa alibi per non cambiare mai nulla.

Ma un aspetto importante rende queste contestazioni ancora più pesanti.

Lo Stato ha conferito a Schifani “pieni poteri” nei due settori più critici della Sicilia, rifiuti e acqua, nominandolo Commissario straordinario.

Non si tratta di un commissariamento esterno, ma è lo stesso Presidente a ricoprire contemporaneamente il ruolo di capo politico e di commissario operativo, concentrando nelle proprie mani poteri straordinari per aggiornare e approvare il Piano regionale di gestione dei rifiuti e realizzare nuovi impianti strategici bypassando le procedure ordinarie, coordinare inoltre la Cabina di regia regionale per l’emergenza idrica, decidere investimenti su dighe, invasi e reti, intervenendo in sostituzione degli enti inerti e gestire direttamente fondi statali ed europei, con iter accelerati e poteri sostitutivi su amministrazioni locali e partecipate.

Questa concentrazione di poteri significa che non esistono alibi, qualsiasi ritardo, ogni opera mancata, ogni fallimento di programmazione oggi ha un solo responsabile politico e operativo, lui stesso che governa la Regione e firma gli atti in qualità di commissario.

La “bozza referto è abbastanza lunga e dettagliate, abbiamo estrapolato quella relativa a Caltanissetta e più interessanti, mentre l’intero atto è allegato sotto.

Ma partiamo da Siciliacque:

Siciliacque S.p.A., società mista partecipata al 25% dalla Regione Siciliana e al 75% da Idrosicilia S.p.A., a sua volta controllata da Italgas, a sua volta partecipata da C.d.p. Reti S.p.A. al 26%, è la società che si occupa della distribuzione idrica nel livello del Sovrambito, ossia su tutto territorio regionale, che include gli “ambiti” territoriali in cui è organizzato il servizio idrico integrato, i quali coincidono, in Sicilia, con i territori provinciali (v. infra). Siciliacque spa gestisce sul territorio regionale il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione dell’acqua potabile nel livello del Sovrambito, occupandosi della distribuzione idrica dalle grandi infrastrutture (il sistema di acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori, pozzi, sorgenti, centrali idroelettriche etc.), alle condutture di competenza degli ATO e opera in regime di convenzione di concessione di durata quarantennale, avviata nel 2004 e con scadenza nel 2044, basata sulla “Convenzione per l’affidamento in gestione degli schemi acquedottistici della Sicilia e del relativo servizio di erogazione di acqua per uso idropotabile” Rep. 10994, del 20 aprile 2004 (allegato 6.1 alla Relazione del Dipartimento Regionale della Protezione Civile presso la Presidenza della Regione siciliana, acquisita con prot. Cdc 2391 del 21/03/2025).

Passiamo all’ATO 6 Caltanissetta

L’Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.) in esame si estende su una superficie di 2.138 kmq, comprende 22 comuni, per una popolazione residente pari a 260.759 abitanti.
In merito alla costituzione e operatività dell’ente di governo dell’ambito, le informazioni acquisite dall’Autorità indicano che tutti i comuni ricadenti nell’Ambito Territoriale Ottimale hanno aderito all’ente di governo denominato “Assemblea Territoriale Idrica di Caltanissetta”. Risulta inoltre completato il passaggio delle funzioni dal precedente A.T.O. CL6 in liquidazione.
Con riferimento all’iter previsto per il perfezionamento della proposta tariffaria per il periodo 2024-2029, l’ente di governo dell’ambito non risulta aver ancora ottemperato agli obblighi di invio dei dati e delle informazioni rilevanti ai fini della definizione delle tariffe, né i pertinenti gestori hanno provveduto all’invio dell’istanza di aggiornamento.
Per quanto riguarda il contesto gestionale, l’ente di governo in parola ha affidato il servizio al gestore unico d’ambito, Acque di Caltanissetta S.p.A. Tale affidamento è divenuto efficace a far data dal 27 luglio 2006, con una durata di 30 anni. Non si rinvengono gestioni del servizio idrico operanti in assenza di un titolo giuridico conforme alla disciplina.

Nella provincia di Caltanissetta, è stata incrementata la possibilità di adduzione dalla diga Fanaco, da 140 a 190 l./sec.; è stata anche raddoppiata la potenzialità di adduzione dalla diga Ancipa alle condotte comunali della medesima provincia; è stata risanata la galleria a sud di Troina, per ripristinare l’adduzione dell’acqua dell’Ancipa nelle province di Enna e Caltanissetta. Infine, i 4 milioni di metri cubi provenienti dal sito della diga Blufi per la provincia di Agrigento sono stati in parte utilizzati anche per le province di Enna e Caltanissetta.

I DISSALATORI

(Informazioni tratte dall’informativa pervenuta dal Commissario Straordinario Nazionale, Allegato 1 alla nota prot. Cdc 2371 del 21/03/2025)
La dissalazione è il processo di trattamento e potabilizzazione dell’acqua marina o salmastra, che produce nuova risorsa idrica utilizzabile in ambito civile, industriale o agricolo. Trattandosi di un processo tradizionalmente dispendioso in termini economici ed energetici, è principalmente adoperato in Paesi che non beneficiano di precipitazioni costanti durante l’anno o con una scarsa presenza di presenza di falde sotterranee.
Circa l’85% dei dissalatori installati nel mondo funziona tramite osmosi inversa, in cui l’acqua viene forzata attraverso membrane semipermeabili che separano e trattengono il sale e le impurità.
Il sistema della dissalazione ha trovato impiego anche in Sicilia, date le difficoltà della Regione nell’approvvigionamento e nella gestione delle risorse idriche, causate, oltre che dalla scarsità o irregolarità delle precipitazioni, anche dall’inefficienza delle reti di distribuzione e dall’inadeguatezza degli impianti di stoccaggio. In questo scenario, i dissalatori hanno rappresentato una possibile soluzione per tamponare l’emergenza.
Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, la Regione siciliana ha avviato la costruzione di impianti di dissalazione a Porto Empedocle e Trapani, potenziando inoltre quello già esistente a Gela, attiguo alla raffineria ENI, con l’obiettivo di contrastare la crisi idrica che si manifestava sul territorio. La produzione nominale complessiva era stimata in oltre 120.000 m3/giorno, a fronte di un’effettiva produzione di 82.000 m3/giorno: il totale annuo prodotto avrebbe raggiunto, secondo le previsioni, 30 milioni di metri cubi d’acqua, consentendo di soddisfare il fabbisogno di quasi 500.000 persone99.
Tali impianti si basavano su tecnologie ad alta intensità energetica, come l’evaporazione termica, generando costi di gestione molto elevati.
In particolare, il dissalatore di Gela è stato costruito inizialmente negli anni ‘70, con la realizzazione dei primi cinque moduli; successivamente, nel 2003 è stato aggiunto un sesto modulo, noto come “quinto modulo bis”, finanziato attraverso un investimento di circa 50 milioni di euro dalla Regione siciliana. In base al progetto, l’impianto era destinato a servire oltre 300.000 abitanti nelle province di Caltanissetta e Agrigento, con la gestione affidata al Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti.
Il più recente modulo del dissalatore è rimasto operativo solo per pochi anni, dato che la messa fuori esercizio è stata fatta nel dicembre 2010 100: gli elevati costi di gestione del processo di dissalazione hanno dato luogo a controversie economiche tra la Regione siciliana ed ENI, in seguito alle quali Raffineria Gela S.p.a. ha promosso quattro procedimenti giudiziari nei confronti del Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti. Successivamente alla chiusura dell’impianto, avvenuta nel 2012, la Raffineria di Gela s.p.a. ha riconsegnato il complesso di dissalazione alla Regione, che lo ha affidato contestualmente in custodia gratuita a Siciliacque 101; inoltre, la Regione stessa ha sottoscritto un accordo per il pagamento di 105 milioni di euro, da versarsi in dieci rate annuali dell’importo di 10,5 milioni di euro,102 a Raffineria Gela S.p.a. Tale importo, oggetto di transazione, si riferisce al debito conseguito alla gestione e alla fornitura dell’acqua dissalata. In seguito alla dismissione dell’impianto, non sono state previste attività di manutenzione né di ripristino o recupero dell’area.
Il dissalatore di Trapani – il secondo più grande della Sicilia dopo quello di Gela – situato nel territorio di Nubia, in una zona piena di saline (oggi divenute riserva naturale)103 è stato costruito negli anni ’90, con l’obiettivo di affrontare i problemi di scarsità idrica della Sicilia occidentale, entrando in funzione nell’aprile 1995. In base al progetto, il volume di acqua prodotto dal dissalatore avrebbe consentito di risolvere i problemi idrici di Trapani e dei Comuni limitrofi, fino alla zona dell’agrigentino, con gestione affidata a Siciliacque. La tecnologia utilizzata, distillazione termica, si è tuttavia rivelata inefficiente e costosa; inoltre, le problematiche di manutenzione e controllo hanno inficiato il corretto funzionamento dell’impianto, riducendone la produttività: le condutture idriche, le vasche e le strutture di pompaggio sono divenute inutilizzabili a causa della corrosione causata dall’acqua non correttamente dissalata, con infiltrazioni anche in terreni ed edifici circostanti.
L’impianto è stato dismesso e abbandonato nel 2014, senza la previsione di attività di manutenzione.
Il dissalatore di Porto Empedocle, costruito nel 2005 per affrontare la frequente crisi idrica della provincia di Agrigento, è stato realizzato tramite un contratto stipulato tra la società “New Ctida Hydro Sistet s.r.l.” ed il Comune di Agrigento. L’obiettivo era quello di fornire annualmente circa 3 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, equivalenti a 100 litri al secondo; il costo dell’acqua era fissato al prezzo di 1,18104 euro al metro cubo, di cui 0,57 euro al metro cubo coperti dal comune di Agrigento e 0,61 euro al metro cubo integrati per tre anni dal Commissario per l’Emergenza (per un totale di 5,5 milioni), a causa dell’aumento del costo della dissalazione105.
Inaugurato nel gennaio 2007, il dissalatore di Porto Empedocle utilizzava la tecnologia dell’osmosi inversa, con la gestione affidata al Dipartimento Regionale Acque e rifiuti. Il modulo è rimasto in esercizio solo per pochi anni, dato che gli alti costi di gestione e le difficoltà operative ne hanno compromesso il funzionamento. Dismesso nel 2012, negli anni seguenti l’impianto è stato totalmente abbandonato, senza la previsione di una manutenzione ordinaria che ne permettesse un successivo utilizzo. Il conseguente deterioramento strutturale, unito agli atti vandalici e ai furti, ha reso la struttura inutilizzabile, escludendo possibili interventi di ristrutturazione o recupero.
I tre dissalatori dell’Isola risultano quindi in stato di totale abbandono da oltre un decennio, a seguito della dismissione degli impianti affidata a Siciliacque S.p.A.
Attualmente, ai sensi del D.P. Reg. n. 9 del 05 aprile 2022, con il quale è stato emanato il “Regolamento di attuazione del Titolo II della L. r. n. 19/2008 – Rimodulazione degli assetti organizzativi dei Dipartimenti regionali di cui all’articolo 49, comma 1, della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9”, la competenza relativa agli interventi sulla dissalazione, nonché il controllo, la regolazione del sistema gestionale degli Ambiti e Sovrambito e l’attuazione degli interventi relativi al Servizio Idrico integrato e di Sovrambito, è in capo al Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti dell’Assessorato all’Energia e Servizi di Pubblica Utilità della Regione Siciliana.
Per affrontare la ulteriore crisi idrica che si è verificata in Sicilia nel 2023, la Regione ha stanziato un importo iniziale pari a 100 milioni di euro per realizzare nuovi impianti di dissalazione a Gela, Trapani e Porto Empedocle, finanziati attraverso il bilancio regionale (€10 milioni) e il Fondo di Sviluppo e Coesione 2021/2027 (€90 milioni).
Il costo iniziale per la realizzazione di dissalatori è stato inizialmente stimato in 96 milioni di euro (32 milioni per singolo dissalatore), con tecnologia a osmosi inversa. In seguito alle analisi tecnico-strutturali effettuate sui vecchi dissalatori, la rifunzionalizzazione degli impianti originari è apparsa impossibile a causa delle condizioni di completo abbandono e degrado in cui essi versano; si è quindi resa necessaria la demolizione completa e la conseguente ricostruzione di tutti i dissalatori.
In particolare, i decreti commissariali n.17 del 7 marzo 2025, n. 20 del 20 marzo 2025 e n.21 del 3 aprile 2025 hanno rispettivamente approvato i progetti di fattibilità tecnico-economica (PFTE) relativi alla realizzazione degli impianti di dissalazione di acqua di mare di Gela (con portata acqua desalinizzata pari a 96 litri al secondo nel breve periodo e 192 litri al secondo nel lungo periodo), Porto Empedocle (con portata acqua desalinizzata pari a 96 litri al secondo nel breve periodo) e Trapani (con portata acqua desalinizzata pari a 96 litri al secondo nel breve periodo e 192 litri al secondo nel lungo periodo); inoltre, a seguito di Conferenza di servizi, hanno concesso l’autorizzazione per la realizzazione e la messa in esercizio provvisoria degli impianti, apponendo il vincolo preordinato all’esproprio sulle aree oggetto del Piano particellare d’esproprio e di asservimento allegato al Progetto nonché dichiarato la pubblica utilità, l’urgenza e l’indifferibilità di tutti i lavori e le opere, disponendo altresì un monitoraggio ambientale degli impianti prima e dopo la messa in esercizio con un Piano delle procedure di monitoraggio periodico dello stato di salute dei corpi idrici ricettori delle salamoie.
Inoltre, nella seduta della Cabina di regia nazionale del 15 novembre 2024, il Commissario straordinario nazionale è stato incaricato di procedere alla realizzazione e messa in esercizio di n. 3 impianti di dissalazione mobili con potenzialità di circa 100 l/s ciascuno, per un costo iniziale pari a 4 milioni di euro dei fondi regionali stanziati, con l’obiettivo di utilizzarli fino al completamento della costruzione di quelli nuovi, e poterli successivamente spostare ove si presenti la necessità; in aggiunta, è stata prevista l’individuazione di Siciliacque s.p.a., già soggetto gestore del servizio idrico di Sovrambito della Regione Siciliana, in qualità di soggetto attuatore di tali opere.106
Successivamente, con la delibera di giunta regionale n. 459/2024, sono stati stanziati ulteriori 180 milioni (per un totale di fondi stanziati per l’emergenza pari attualmente a 280 milioni) per la costruzione di due nuovi impianti di dissalazione nella provincia di Palermo, di cui 10 milioni derivanti da finanziamento pubblico e i restanti 170 milioni da finanziamenti privati: l’Amministrazione ha infatti ritenuto necessario realizzare e gestire impianti di dissalazione e relative opere di adduzione per l’approvvigionamento in sicurezza del sistema idropotabile dell’area metropolitana di Palermo, la quale è dipendente per l’approvvigionamento di oltre il 50% dall’acqua degli invasi di Rosamarina, Piano, Scanzano e Poma.
Il sistema di dissalazione dovrà prevedere due siti di impianto ubicati nella fascia costiera tirrenica, uno a ovest di Palermo (da Palermo a Partinico) e uno a est (da Palermo a Termini Imerese), per una potenzialità da 600 a 900 lt/sec, con relativa impiantistica comprensiva di opere di adduzione e di collegamento alla rete. In riferimento alla suddetta potenzialità, viene determinato il costo medio di esercizio di circa 2,00 € al metro cubo.107
Così ripercorsa la cronologia degli eventi, tuttora in divenire, dei dissalatori dell’Isola, è opportuno evidenziare, ai fini del contraddittorio, la necessità di acquisire chiarimenti sulla economicità delle modalità di dismissione dei dissalatori, nell’alternativa tra la previsione di una manutenzione conservativa, anziché del loro totale abbandono, per consentire il successivo recupero ancorché parziale. Infatti, pur essendo le nuove tecnologie più efficienti dal punto di vista economico, i costi per la costruzione, la messa in opera e la gestione di nuovi dissalatori si rivelano ingenti (nel DDL 976 del 2025, all’art. 11 sono previsti fino a 32 milioni l’anno per spese di gestione dei dissalatori in costruzione108) rispetto all’utilizzo dei vecchi impianti esistenti, pur meno efficienti.
Inoltre, è fondamentale il rilievo -allo stato degli atti- che i dissalatori sono da considerarsi una fonte marginale di approvvigionamento idrico emergenziale. Infatti, nella gestione ordinaria del ciclo dell’acqua, i dissalatori entrano in funzione solo per brevi periodi, durante le fasi considerate più critiche per la contestuale aumentata domanda di acqua e minore disponibilità idrica, mentre durante il resto dell’anno vengono mantenuti in stand-by. Pertanto, i costi più elevati di produzione per metro cubo di acqua sarebbero concentrati in un arco di tempo limitato, con conseguente minore incidenza sul costo totale dell’acqua al m3. Occorre quindi approfondire le risultanze istruttorie e tecniche, in contraddittorio sulla bozza di referto, con riferimento ai quantitativi di acqua che saranno prodotti dai dissalatori, ed ai relativi costi, rispetto al costo dell’acqua prodotta da una gestione delle dighe e dei pozzi maggiormente improntata ai principi di efficienza, efficacia ed economicità. Inoltre, una volta realizzati i nuovi dissalatori, occorrerà prevedere – con individuazione dei relativi fondi – ed attuare una manutenzione costante, per evitare che gli impianti si deteriorino e divengano inutilizzabili, come già avvenuto nelle esperienze pregresse.

In conclusione a Caltanissetta si perde circa il 40%, esattamente il 38,6%, di acqua su una media regionale del 52,36% e si attende ancora il rifacimento parziale della rete idrica cittadina, i famosi 4,2 Milioni di euro.

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