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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > La Giornata della Memoria è nata dal dolore di una mamma
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La Giornata della Memoria è nata dal dolore di una mamma

Last updated: 21/03/2025 16:58
By Redazione 59 Views 4 Min Read
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“Sono la madre di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? E’ morto come gli altri”

AGI – Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma. Il sole splende sull’autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna minuta: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice: “Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? E’ morto come gli altri”.

Soffre, Carmela: in quel primo anniversario della strage la memoria di suo figlio Antonio, e dei suoi colleghi Rocco e Vito, veniva liquidata sotto l’espressione “i ragazzi della scorta”.

Da questo grido di identità negata nasce il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, di cui a Trapani si celebra oggi la trentesima edizione.

Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Nessuno.

Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

Un lungo elenco che diventa memoria. Erano circa 300 i nomi delle vittime innocenti letti in piazza del Campidoglio il 21 marzo 1996, durante la I Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Dopo trent’anni, conta 1.101 nomi l’elenco proclamato oggi a Trapani.

Ogni anno una città diversa, ogni anno un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano.

Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Per farli esistere nella loro dignità. Il 21 marzo: perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza. Il 21 marzo 1996 a Roma, piazza del Campidoglio, la prima edizione.

E poi Niscemi (Caltanissetta), Reggio Calabria, Corleone (Palermo), Casarano (Lecce), Torre Annunziata (Napoli), Nuoro, Modena, Gela, Roma, Torino, Polistena (Reggio Calabria), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina,Locri, Foggia, Padova, Roma, Napoli, Milano e ancora Roma… Una lunga marcia fino a Trapani.

Ogni piazza, il valore e la testimonianza dell’esserci. Ogni città, un ricordo e una denuncia. Anni di memoria e impegno. Anni di verità e giustizia. Per le stragi e le vittime delle guerre di mafie. Oltre il settanta per cento delle famiglie delle vittime non conosce la verità sulla morte dei propri cari.

“E quel giorno – e per tutti gli altri 364 giorni dell’anno – insieme ai familiari tutti diventiamo cercatori di verità”, spiega Libera.

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