Certi politici sono come i funghi, spuntano dopo la pioggia
Che la politica, tutta, delle volte si vanti o si appropri di idee e progetti non propri, non lo si scopre di certo oggi.
Ogni volta che un politico si insedia, la prima cosa che fa è di rispolverare un progetto che stava prendendo polvere da tempo, chiuso in qualche cassetto e, dopo avergli dato una bella spolveratina, lo presenta come fosse una sua iniziativa.
Convoca una bella conferenza stampa o lo dice in qualche trasmissione, “Abbiamo rilanciato il progetto……”, peccato dimentichi di dire che il progetto originale risale ad anni fa, magari negli anni in cui lui faceva altro.
Stessa cosa vale per le inaugurazioni. Ad esempio: un ponte i cui lavori sono iniziati da dieci anni, con cambi di governo o amministrazione e, per sua fortuna, viene completato mentre è in carica.
Segue cerimonia con squilli di tromba, interviste varie, insomma un’ indebita appropriazione della paternità, pur sapendo che lui è in carica da pochi mesi o qualche anno, ma questo ovviamente nessuno lo fa notare.
La frase tipica è “Finalmente sono riuscito a inaugurare quest’opera importantissima per il nostro territorio”, come se ci avesse lavorato solo lui o dato lui l’inizio dei lavori.
Raramente si da il giusto merito ai predecessori e ai tanti che hanno fatto in modo che l’opera si inaugurasse quel giorno.
Ma il suo “ego”, o mania di protagonismo, che dir si voglia, prevale su tutto e tutti.
Ma questo succede perchè la memoria storica dei cittadini, si sa, non è molto forte, ma c’è anche l’immancabile “pari mali” in chi, pur ricordando bene, non fa notare che qualche data non coincide.
Il bello è che spesso questi progetti, quando furono presentati da altri, vennero ostacolati, rallentati, e a volte quasi boicottati da coloro che allora erano in opposizione, per non dire che quando ai tempi furono proposti li avevano pure aspramente criticati, ritenendoli inutili e costosi.
Ma non appena prendono loro il potere, ecco che il progetto diventa una grande idea, validissimo e, manco a dirlo, il merito della realizzazione è loro, o suo.
Si dimentica il passato e il citare che non è poi tutta farina del proprio sacco o lavoro: “Ho sbloccato l’iter”, “Ho velocizzato la burocrazia”, “Ho modificato e salvato un bel progetto”, “Ho parlato con…….citando il proprio referente e ho risolto tutto”, quando in realtà ha solo firmato l’atto o tagliato il nastro.
Il paradosso è che, mentre si prendono meriti per opere altrui, i loro fallimenti vengono sepolti sotto montagne di comunicati stampa e fiumi di promesse per il futuro, giustificandosi che se certe cose non si fanno, le colpe sono di altri, magari di chi li ha preceduti.
Ma la “vera” Verità delle volte alla fine bussa sempre alla porta, con conseguenti “malefigure”.
Magari non subito, magari ci vorrà del tempo, ma prima o poi salta sempre fuori un vecchio articolo di giornale, un atto pubblico, una delibera dimenticata, un uccellaccio incuriosito da tanto fervore, che va a scavare nei siti, aiutato da una buona memoria o da un suggerimento e poi apre il becco.
Ecco allora che il castello di carta, faticosamente e imprudentemente costruito crolla e a quel punto il politico cerca di smentire mettendo sul tavolo delle pezze, trovando magari pronti i sarti per tappare il buco o la falla, ma si sa che una cosa “arripizzata” sempre “arippazata” rimane e le cuciture le vedono in tanti, tranne i “finti ciechi”.
Perché in fondo, nel grande teatro della politica, ciò che conta non è ciò che si fa, ma ciò che si dice di aver fatto, la “vera” Verità può attendere e poi chi vuoi che la sappia, ci si affida alle sue parole, che per molti sono sacre.
E se quello che si dice non corrisponde alla realtà, per salvarlo basta una buona parlantina o il pensare che nessuno oserà mai contraddirlo, o almeno così gli sembra e spera.
Ma di questo e di altre mirabolanti strategie politiche ne parleremo più avanti, quando la “vera” Verità avrà concluso il suo giusto percorso di studio e approfondimento. Ad Maiora
