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Lite a destra sulle paghe da fame mentre affossano il salario minimo e si continua a morire di lavoro

Last updated: 06/05/2025 10:32
By Redazione 177 Views 5 Min Read
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Il partito di Salvini rilancia sul ddl per aumentare gli stipendi. Fratelli d’Italia e Forza Italia gelidi e scettici

Contents
Fratelli d’Italia e Forza Italia contro la proposta leghista sui salariDopo Durigon il leghista Freni rilancia sulla proposta del CarroccioIl M5S ricorda che contro le paghe da fame c’è la proposta sul salario minimo

La maggioranza riesce a scannarsi anche su una questione grave e che zavorra gli italiani come quella salariale. È stato il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere della Sera i dettagli della proposta di legge sui salari targata Lega che entro il mese sarà in Parlamento.

Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente. L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni.

“Non si tratta di legare i salari all’inflazione, ma di tenerne conto nella contrattazione vigente – spiega Durigon – Quasi sempre i contratti collettivi vengono rinnovati con anni di ritardo, poi si chiudono magari riconoscendo un una tantum sul passato ai lavoratori, che così però hanno perso potere di acquisto”.

Funzionerebbe piuttosto riconoscendo “ogni anno un aumento dei salari contrattuali fino al massimo del 2% con un’inflazione del 3% e oltre, e proporzionati quando questa è più bassa. La compensazione dell’inflazione sarebbe comunque parziale, ma gli aumenti scatterebbero subito, e se ne terrebbe conto nella parte economica del successivo rinnovo contrattuale”, ha detto Durigon.

“Nelle città e nelle regioni dove l’inflazione è più alta – spiega ancora – ipotizziamo una defiscalizzazione maggiore del welfare e dei fringe benefit aziendali”.

Fratelli d’Italia e Forza Italia contro la proposta leghista sui salari

A stoppare Durigon è stato Walter Rizzetto del partito di Giorgia Meloni. “Non vorrei però che si arrivasse a una sorta di ingorgo perché ricordiamoci che c’è la delega salari che è già stata votata dalla Camera nel dicembre 2023 e che sta per terminare il suo iter al Senato. Ricordo anche che c’è da terminare pure l’iter del mio emendamento in risposta alle proposte di salario minimo, presentato dal sottoscritto e votato da tutta la maggioranza come legittima risposta alle opposizioni”, ha dichiarato ad Affariitaliani.it il presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Mi auguro che non si voglia tornare al concetto di gabbie salariali, superato da tempo ormai”, ha aggiunto Rizzetto. Fredda Forza Italia.

In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri.

Alessandro Cattaneo di FI chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”.

Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto.

Dopo Durigon il leghista Freni rilancia sulla proposta del Carroccio

Il leghista Freni ieri ha rilanciato. Per affrontare il nodo dei salari troppo bassi “il perimetro deve essere quello della contrattazione, ma una cosa è chiara: non ci sarà il ritorno della scala mobile”, ha spiegato, in un’intervista all’Adnkronos, il sottosegretario all’Economia Federico Freni.

“Con la nostra proposta i lavoratori potranno beneficiare di un anticipo dell’aumento che solitamente è agganciato al rinnovo dei contratti. Legare l’aumento dei salari al costo della vita utilizzando l’indice Ipca è peraltro una previsione che è stata già inserita in alcuni contratti collettivi nazionali, come quello dei metalmeccanici. Il nostro obiettivo è estendere questa best practice’’.

Il M5S ricorda che contro le paghe da fame c’è la proposta sul salario minimo

Il M5S ricorda che una legge sui salari equi c’è già e il governo Meloni continua a ignorarla. “Da un sondaggio del Sole 24 Ore risulta che oltre a metà dei cittadini italiani ha ridotto i consumi, oltre la metà dei cittadini ritiene che gli stipendi e le pensioni siano inadeguate. In pratica, solo Meloni è rimasta convinta che tutto stia andando bene. I cittadini invece hanno bisogno di interventi urgenti, soprattutto si potrebbe approvare subito il salario minimo legale che il governo assolutamente non vuole, per stipendi da fame che riguardano 3 milioni e mezzo, quasi 4 milioni di cittadini sottopagati”, ha detto il presidente del M5S, Giuseppe Conte.

Fonte LANOTIZIAGIORNALE.IT di Raffaella Malito

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