Da “La Sicilia” del 06/09/2024 di Luisa Mendola
L’intero territorio della provincia di Caltanissetta è stato il regno delle miniere. Da San Cataldo passando per Milena, fino a raggiungere Riesi senza dimenticare Campofranco e Serradifalco.
Una provincia in cui per anni l’economia e rimasta legata all’estrazione del sale o dello zolfo.
Di quell’industria mineraria c’è solo la grande attrezzatura divorata dal tempo e dalle intemperie.
Eppure con una programmazione razionale, si sarebbero potuti creare tanti piccoli musei per raccontare alle future generazioni il lavoro dei nonni che si calavano nell’entroterra nisseno, scavavano e tornavano a casa con le mani sanguinanti.
Erano gli anni in cui la tecnologia non esisteva. Diverse nel tempo sono state le vittime, per lo più giovanissimi.
Tra loro i “carusi” di Gessolungo, miniera di Caltanissetta, adolescenti che morirono a causa di un’esplosione.
Di quella tragedia rimane il ricordo di una stele e a loro e stato dedicato anche un cimitero.
Di tutte le altre miniere solo detriti, bonifiche effettuate in ritardo (o mai avviate) e tanti ricordi per i nonni, alcuni di loro hanno mantenuto il walfare dei piccoli paesi perchè sono state concesse liquidazioni d’oro.
La Regione sta cambiando registro, vuole rilanciare la miniera di “Gallo d’oro” a Milena, qui si coltivano sali potassici e alcalini, e trasformare quella di Serradifalco.
Due progetti ambiziosi che possono ridare slancio all’economia dell’entroterra nisseno.
Dopo anni qualcosa si inizia a muovere, e in meglio, con l’auspicio che non venga del tutto cancellata l’archeologia mineraria che è stata anche trasformata in una risorsa.
Come nella miniera Trabia – Tallarita di Riesi.
Laura Mendola