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No dei vescovi siciliani alla norma sul fine vita è scontro all’Ars

Last updated: 31/05/2025 15:57
By Redazione 102 Views 5 Min Read
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La Cesi si esprime contro la proposta approvata in commissione Il centrodestra con i prelati, l’opposizione chiede il voto in aula

I vescovi siciliani dicono no al suicidio medicalmente assistito. E si schierano contro il ddl approvato nelle settimane scorse in commissione Salute all’Ars. «Forte preoccupazione » è espressa dalla Cesi presieduta da monsignor Antonino Raspanti. Secondo i vescovi, il ddl contrasta «con il principio fondamentale della tutela della vita umana in ogni sua fase». La Cesi ha invece invitato a potenziare la legge sulle cure palliative ancora in ritardo. Il testo, di cui il deputato Pd Giovanni Burtone è primo firmatario, punta ad attuare quanto disciplinato dalla Corte costituzionale nel 2019, cioè la necessità di una legge sul tema, dopo il caso che ha coinvolto Dj Fabo e Marco Cappato, ex parlamentare e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni.
«Ci uniamo alla richiesta dei vescovi siciliani di dare completa attuazione alla legge delle cure palliative — dice Cappato — e ci consideriamo alleati naturali di chi porta avanti questo impegno, avendo noi dell’associazione Luca Coscioni creato anche il “numero bianco” che fornisce informazioni su questo tema». Ma secondo Cappato «il rispetto del diritto alle cure palliative non deve diventare pretesto per
negare il diritto a non subire condizioni di sofferenza insopportabile e irreversibile. Voglio ricordare ai Vescovi — aggiunge — che l’aiuto alla morte volontaria è già legale in Italia in ragione della sentenza della Corte costituzionale del 2019 sulla mia azione di disobbedienza civile per Dj Fabo, e che la legge regionale punta solo a definire le modalità operative di attuazione di questo diritto.
Dispiace — conclude — che i Vescovi si mobilitino contro un diritto previsto dalla Corte costituzionale».
Ma la corsa del ddl è già in salita.
E la posizione dei vescovi siciliani è ampiamente condivisa dalla maggioranza di centrodestra: «Stiamo prendendo una brutta piega — commenta il capogruppo di Fdi, Giorgio Assenza — prima la norma sul canale privilegiato per gli obiettori di coscienza ed ora questa sull’eutanasia, tra l’altro travalicando anche in questo caso i limiti della nostra competenza a legiferare». Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno si dice, nel merito, «in linea con le posizioni della nostra leader Giorgia Meloni. Ma da presidente assicurerò che tutte le forze politiche possano dibattere su qualsiasi tema sottoposto ai sensi del regolamento».
Il capogruppo della Dc, Carmelo Pace, ha espresso il suo dissenso anche durante l’esame in commissione: «Mi opporrò — dice — con tutti gli strumenti parlamentari che avrò a disposizione».
La deputata di FI, Margherita La Rocca Ruvolo, si dice d’accordo con l’analisi dei vescovi, così come
Giuseppe Lombardo dell’Mpa («mette al centro la sacralità della vita umana») e Marianna Caronia
di Noi Moderati che accenna al ricorso pendente tra governo nazionale e Regione Toscana su una questione simile: «Affrontare questa legge non è una priorità per la Sicilia ». Unica voce dissonante, quella dell’ex presidente dell’Ars Gianfranco Micciché: «Ho una cultura liberale.
Non sono certamente contro i vescovi, ma in questo caso la pensiamo diversamente».
A difendere il ddl, il primo firmatario Giovanni Burtone: «L’Ars ha tutto il diritto di affrontare una questione delicata e molto avvertita dall’opinione pubblica. La sofferenza esiste e le va dato anche un quadro normativo certo, senza dover ogni volta attendere un giudice, anche perché non tutti se lo possono permettere. Io ho lavorato molto anche per potenziare le cure palliative.
Ma questa è una legge equilibrata che non avalla il libero arbitrio. Da cattolico credente e praticante — conclude — dico che la Chiesa commetterebbe un grave errore
opponendosi». Stessa linea della collega dem Valentina Chinnici: «Il legislatore — dice — ha il dovere di assumersi responsabilità per garantire a tutte e tutti il diritto a una morte dignitosa indipendentemente dal proprio status sociale». E anche il M5S, attraverso il capogruppo Antonino De Luca, auspica «che questa proposta venga affrontata dall’Ars con un approccio puramente tecnico e non inquinato da fattori ideologici al di là delle appartenenze partitiche». E fuori dal parlamento, a sostenere il ddl è anche il Comitato “Esistono i diritti Transpartito”:
«Siamo — dice Gaetano D’Amico — dalla parte di chi soffre».

Da laRepubblicaPalermo di Accursio Sabella

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