L’assessora Volo: “Fatti come questi ci addolorano e ci allarmano” Faraone: “Responsabili in Regione”
Dietro quella foto, un dramma umano e personale.
E oltre il dramma, un intero settore nel caos. La morte di Maria Ruggia all’Ingrassia di Palermo, l’immagine della donna in una corsia dell’ospedale e le denunce della figlia («L’hanno tenuta lì per otto giorni»), suonano come un atto d’accusa contro la Sanità siciliana.
E ieri, il capogruppo alla Camera di Italia Viva e già sottosegretario alla Salute, Davide Faraone ha chiesto l’invio degli ispettori ministeriali in Sicilia. «È a Palazzo d’Orleans, nell’assessorato alla Sanità e non nelle corsie – ha aggiunto che vanno trovati i responsabili di questo caos».
Andare oltre l’Ingrassia, insomma.
Oltre alle indagini interne e a quelle giudiziarie, puntando i riflettori su un sistema in affanno: i
tagli ai posti letto e alle risorse, il personale insufficiente, le case di comunità non ancora realizzate, sono alcuni dei punti deboli.
Con i pronto soccorso a rappresentare una frontiera di tensione, con attese medie di 10 ore, con pazienti sulle barelle, di regola, per 4 o 5 giorni, anche per un intervento a un femore, raccontano gli addetti ai lavori.
Intanto, il governo ha disposto un sopralluogo e un’ispezione urgente all’ospedale Ingrassia «per
comprendere – ha dichiarato l’assessora alla Salute, Giovanna Volo – quali siano state le difformità organizzative che hanno determinato per l’anziana donna un protrarsi del ricovero in astanteria e l’impossibilità di un ricovero in degenza ordinaria o in terapia intensiva.
L’autopsia – ha aggiunto – chiarirà le cause del decesso.
È evidente, però, che fatti ed episodi come questi non solo ci addolorano, ma ci allarmano per tutto quello che riguarda la gestione dell’assistenza sanitaria ospedaliera, specialmente
nel periodo delle festività.
Cercheremo di capire quali siano state le cause che hanno determinato questo sovraffollamento, per individuare delle possibili soluzioni da applicare intanto con urgenza».
«Manca l’organizzazione negli ospedali, il personale è al minimo, i turni sono infernali. La responsabilità del caos nella sanità – spiega Renato Costa responsabile sanità della Cgil – non è individuale.
Dove va cercata? Se vai a ritroso, arrivi a chi è il responsabile regionale ».
Cioè proprio l’assessore Giovanna Volo, ma non solo lei. Secondo la deputata del M5S Ida Carmina, il caso dell’Ingrassia è da collegare a «precise scelte e responsabilità del governo Meloni e dell’amministrazione Schifani, che stanno demolendo il Servizio sanitario nazionale e la sanità siciliana».
«Finché le Aziende sanitarie provinciali coincideranno con i collegi elettorali, non cambierà nulla», insiste Costa. «La politica – rincara Giuseppe Bonsignore, del sindacato Cimo – si occupa di sanità solo nel momento in cui ci sono poltrone da spartire. Poi se ne disinteressa.
I fatti dell’Ingrassia rappresentano la triste regola, in Sicilia. A pagare sarà il medico o l’infermiere di turno. Mentre dovrebbe essere la Regione, il governo, perché la sanità è regionale».
Nei prossimi giorni, la politica sarà alle prese con l’esame della rete ospedaliera regionale. Sarà un nuovo momento di scontro tra deputati impegnati nella difesa di pronto soccorso e primari.
E la stessa maggioranza non è immune alle tensioni.
Lo dimostra l’interrogazione all’Ars sui posti letto ai privati della deputata di Fi, Margherita
La Rocca Ruvolo: un nuovo atto d’accusa contro il dirigente generale Salvatore Iacolino, vicino al
presidente della Regione Renato Schifani e che apre al tema del rapporto tra sanità pubblica e privata.
Ad Agrigento, pochi giorni fa, è scoppiato il caso delle liste d’attesa che ha spinto Schifani a richiedere un’ispezione.
Nel frattempo, la nomina di Giacomo Scalzo, uomo vicino a Lombardo, alla guida del Dasoe ha fatto storcere il naso a qualche alleato, mentre la modifica dello Statuto del Giglio di Cefalù è stata vista da qualcuno come il tentativo di favorire Simona Vicari, fedelissima del governatore, che ha prontamente smentito.
Giochi di potere, dietro quella foto drammatica.
Da laRepubblicaPalermo
