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Nordio estende il bavaglio, segreti gli atti di sequestro

Last updated: 04/12/2024 10:41
By Redazione 88 Views 5 Min Read
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l governo ha deciso di estendere ulteriormente il divieto di pubblicazione degli atti di indagine: i
giornalisti non potranno più riportare, per estratto o integralmente, atti che riguardano i sequestri oltre a tutte le misure cautelari personali, come il carcere, gli arresti domiciliari ma anche il divieto e obbligo di dimora, espatrio o le misure interdittive.

Sarà questo il contenuto del decreto legislativo che lunedì prossimo, il 9 dicembre, il ministro della Giustizia Carlo Nordio porterà in Consiglio dei ministri, secondo due fonti di governo a conoscenza della questione.


Il Guardasigilli lunedì pomeriggio ha riunito virtualmente i suoi sottosegretari proprio per parlare del testo che il governo dovrà portare in Consiglio dei ministri prima che scadano i termini della legge delega, ovvero il prossimo 10 dicembre.


Il percorso della legge che vieta ai giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, nata con un emendamento del deputato di Forza Italia Enrico Costa e ribattezzata polemicamente
“bavaglio ” dalle associazioni della stampa, è stato lungo: dopo il voto del Parlamento a
febbraio, il 5 settembre il Consiglio dei ministri aveva approvato un decreto legislativo in via preliminare.


Ma le commissioni Giustizia di Camera e Senato hanno analizzato il decreto chiedendo al governo di estenderlo ulteriormente a tutte le altre ordinanze di custodia cautelare e la maggioranza, nel parere parlamentare, ha anche proposto di inserire delle vere sanzioni per colpire i giornalisti che non rispetteranno le nuove norme: prevedere multe fino a 500 mila euro nei confronti degli editori.


Nelle commissioni parlamentari il parere era stato votato da una maggioranza ampia, allargata anche ai renziani di Italia Viva che votano spesso con la destra sui temi della giustizia.


Il governo, secondo quanto risulta al Fatto, accetterà in parte queste proposte.

Nel decreto legislativo l’esecutivo estenderà il divieto di pubblicazione degli atti a tutte le misure cautelari, oltre alle ordinanze di sequestro.


Una novità di non poco conto perché prevederà una sorta di moratoria su quasi tutti gli atti di indagine che prevedano la limitazione delle libertà personali degli indagati e anche dei mezzi che possono rappresentare uno strumento di ricerca delle prove.


Dall ’altra parte, però, Fratelli d’Italia con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove avrebbe mostrato dubbi sulla possibilità di inserire multe troppo salate per i giornalisti che farebbe venire meno il diritto all’informa zione.


Quindi le sanzioni troppo alte per il momento resteranno fuori dal nuovo decreto. Motivazione
ufficiale: introdurre le multe andrebbe oltre i confini giuridici della legge delega e potrebbero essere inserite nel disegno di legge sulla diffamazione fermo al Senato.


Proprio la stessa legge che era stata usata da Fratelli d’Italia per reintrodurre il carcere fino a 4 anni per i cronisti.


Poi l’emendamento era saltato ma l’idea è quella di reintrodurre in quel provvedimento le sanzioni.


Da Martedì prossimo, dunque, entrerà in vigore il divieto per i cronisti di pubblicare atti di indagine: quindi tutto il contenuto delle ordinanze, a partire dalle intercettazioni, il vero obiettivo del governo e della maggioranza di destra. In particolare, la maggioranza ha spesso motivato la decisione di approvare in tempi brevi il provvedimento dopo l’inchiesta che a maggio ha portato agli arresti domiciliari e poi alle dimissioni nei confronti del Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.


In quell’occasione, come capita spesso, i cronisti avevano riportato dei passaggi (anche integrali) dell’ordinanza di custodia cautelare utili a capire il contesto e le mosse dei protagonisti.

La maggioranza però aveva gridato al complotto da parte della magistratura e del sistema
mediatico nei confronti del governatore della Liguria.


Toti si è dimesso e ha patteggiato una pena a due anni per corruzione.

Da il Fatto Quotidiano

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