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Pensioni a 64 anni, cosa prevede il piano di usare il Tfr per lasciare il lavoro in anticipo

Last updated: 25/08/2025 18:02
By Redazione 147 Views 8 Min Read
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La Lega, con il sottosegretario Claudio Durigon, spinge per ritoccare le regole per accedere alla pensione anticipata a 64 anni, introducendo la possibilità volontaria, per tutti i lavoratori, pubblici e privati, di andare a 64 anni con 25 di contributi. L’ipotesi allo studio è la possibilità di utilizzare anche il Tfr, come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione, pari a tre volte l’assegno sociale (1.616 euro). Vediamo di cosa si tratta la proposta nel dettaglio.

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, Lega, ha annunciato la possibilità di introdurre un meccanismo di flessibilità che consenta a tutti i lavoratori, nel settore pubblico e privato, di andare in pensione, con determinati requisiti, a 64 anni, utilizzando anche il Tfr oppure i versamenti ai fondi pensione integrativi. Contemporaneamente l’idea è quella di archiviare Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi.

Cosa dice la proposta della Lega sulle pensioni a 64 anni per tutti i lavoratori
Sulle pensioni, ha detto Durigon al Corriere della Sera, “si sta lavorando su una proposta che abbiamo avanzato come Lega e che penso abbia buone possibilità di essere accolta. Vogliamo estendere la possibilità volontaria di andare a 64 anni con 25 di contributi, ora prevista per chi sta nel sistema contributivo, a tutti i lavoratori, quindi anche a quelli che hanno cominciato prima del 1996 e stanno nel sistema misto. Il tutto volontariamente e con una novità. La possibilità, sempre su base volontaria, di usare anche il Tfr presso l’Inps come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione, pari a tre volte l’assegno sociale (1.616 euro), che dà accesso alla pensione a 64 anni. Con l’assegno interamente contributivo e senza pregiudicare l’eventuale reversibilità della pensione e del Tfr. E con una tassazione agevolata del Tfr trasformato in rendita, come accade oggi ai fondi che godono di un prelievo fiscale minore del Tfr”, ha spiegato.

Il giornalista Enrico Marro fa una giusta obiezione: “Il lavoratore uscirebbe a 64 anni, ma rimettendoci la liquidazione”. Secondo Durigon, “Non va vista così, ma come una possibilità, per chi vuole ma non ha una pensione sufficiente per uscire prima, di raggiungere questo risultato, utilizzando il Tfr. Si amplia cioè l’accesso alla flessibilità. E si ottiene un altro risultato: non si mettono in pagamento pensioni povere. Infine, il Tfr potrebbe anche essere utilizzato per finanziare fondi sanitari di Long term care (non autosufficienza n.d.r) di cui ci sarà sempre più bisogno”.

Il costo della proposta è ancora oggetto di studio. Il Mef calcola che ogni anno l’Inps paga 6,8 miliardi di euro di Tfr a chi va in pensione “Con la nostra proposta la spesa sarebbe molto inferiore perché l’Inps verserebbe, per esempio, qualche migliaio di euro in più all’anno sulla pensione, invece che 50-70 mila euro di liquidazione. Inoltre, queste pensioni sarebbero calcolate interamente col contributivo. Alla fine penso che non costerebbe molto, al netto degli incentivi e delle agevolazioni”, è il ragionamento di Durigon.

Chi può andare in pensione a 64 anni di età
Al momento possono accedere alla pensione contributiva a 64 anni quei lavoratori il cui primo contributo è successivo al 31 dicembre 1995 (sistema interamente contributivo). Ecco i requisiti:

età 64 anni (senza adeguamento per gli anni 2025-2026)
anzianità contributiva effettiva di 20 anni
anzianità contributiva di 25 anni (30 dal 2030) se per raggiungere la soglia prevista si somma anche la rendita della previdenza complementare.
La novità introdotta l’anno scorso con la legge di Bilancio 2025 il governo ha aperto alla possibilità per i lavoratori interamente contributivi di uscire dal lavoro a 64 anni, sfruttando il cumulo della previdenza obbligatoria con quella complementare, in modo da raggiungere la soglia di 3 volte l’assegno minimo, (1.616 euro al mese), importo previsto per poter andare in pensione. Gli anni minimi di versamenti richiesti, che con il sistema contributivo sono 20 anni, sono stati innalzati a 25 anni. Poi dal 2030 si salirà ancora fino a 30 anni.

Tra le ipotesi allo studio c’è quella di offrire la stessa possibilità anche a coloro che sono con il sistema misto, e che abbiano, come è richiesto ai lavoratori interamente contributivi, almeno 25 anni di versamenti all’Inps.

Cosa vuole fare il governo con la pensione anticipata a 64 anni e chi sono i beneficiari
La proposta della Lega, come dicevamo, è quella di estendere la possibilità di andare in pensione anticipatamente a 64 anni con 25 di contributi, formula ora prevista per chi sta nel sistema contributivo, a tutti i lavoratori, anche a coloroche hanno contributi precedenti al 1996. L’idea è quella di dare la possibilità di calcolare la pensione con il sistema misto, retributivo per la parte precedente al 1996, contributivo per quella successiva. Con l’ipotesi di utilizzare anche il Tfr per raggiungere la soglia minima per accedere alla misura.

Al momento possono utilizzare questa formula i lavoratori che hanno oggi 64 anni e che hanno cominciato a lavorare nel 1996 a 35 anni di età o a un’età più elevata: sono inclusi i nati nel 1961 e negli anni precedenti. Nel caso in cui il canale venisse esteso, come vorrebbe la Lega, la platea si allargherebbe anche ai nati del 1962, a quelli del 1960 e del 1959. che abbiano cominciato a lavorare prima del 1996.

Fonte fanpage.it

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