Definanziato il 70% di 14 piani ministeriali fino al 2036 L’Isola perde 900 milioni fra strade, ciclovie e rigenerazione urbana
Sperare che si faccia un buon Ponte sullo Stretto è legittimo per il progresso della Sicilia. Desiderare che questo comporti il completamento della rete autostradale e ferroviaria e il miglioramento della viabilità interna è altrettanto legittimo.
Quando, però, su quest’ultima voce la Sicilia si vede scippare, “zitti zitti”, 900 milioni in dieci anni, e non già per finanziare il Ponte – che pure sarebbe sopportabile – bensì per contribuire a coprire i maggiori costi del Terzo Valico dei Giovi e di infrastrutture nel Nord-Est non si può tollerare. Un grave torto alla Sicilia che richiede una dura reazione da parte delle istituzioni regionali e locali e della politica.
Che la scadenza di giugno 2026 giustifichi lo stralcio dal Pnrr delle opere ferroviarie siciliane in ritardo si può capire e, facendo uno sforzo di fiducia, si può anche credere – ma entro un certo ragionevole lasso di tempo – che sia vero che questi interventi saranno rifinanziati con altri programmi di spesa. Ma quello che non si può accettare sono gli “scippi” compiuti nel più totale silenzio e che, quando vengono svelati dopo cinque mesi, si “balbettano” rassicurazioni. Ma senza trasparenza non sono credibili.
Stiamo parlando dell’allarme lanciato dal presidente dell’Unione delle province, Pasquale Gandolfi. In pratica, fra la legge di Bilancio 2025 e il successivo decreto Milleproroghe di gennaio, sono stati definanziati quattordici programmi dei ministeri delle Infrastrutture dell’Interno per un taglio lineare del 70%, pari a 1,8 miliardi per gli anni 2025, 2026 e 2027, ma in totale il taglio arriva a 10,7 miliardi fino al 2036.
Solo per il biennio 2025-2026 gli enti locali italiani disponevano di 500 milioni, che sono stati ridotti di 385 milioni, per cui Regioni, Province e Comuni si ritrovano a “cucinare” fino a dicembre 2026 con 165 milioni. Gli enti locali siciliani avevano avuto assegnati 48,5 milioni per questo biennio, ne vengono tagliati il 70%, pari a 34 milioni: quindi, restano 14,5 milioni per tutti gli interventi manutentivi.
Facendo un rapido calcolo, il taglio fino al 2036 per la Sicilia ammonta a circa 900 milioni.
I 14 programmi nazionali definanziati riguardano il Fondo per la mobilità sostenibile; il Programma straordinario di viabilità di Regioni, province e città metropolitane; il Programma straordinario di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane; i contributi ai Comuni per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio; i contributi alle Regione per le due stesse finalità; i contributi alle piccole opere nei Comuni sotto i mille abitanti; gli investimenti in rigenerazione urbana nei Comuni; i contributi alle spese di progettazione degli enti locali; il Programma innovativo
dell’abitare Pinqua; il Fondo investimenti per lo sviluppo sostenibile e infrastrutturale del Paese; il
Fondo manutenzione opere pubbliche degli enti locali sciolti per mafia; il Fondo progettazione degli enti locali; le ciclovie turistiche (il fondo di 31,9 milioni è azzerato); il Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari.
Quando il presidente dell’Upi ha lanciato l’allarme, in concomitanza con la notizia della rimodulazione del Pnrr, l’opposizione ha subito gridato allo scandalo, ritenendo che queste risorse
siano state dirottate sul Ponte di Messina, lamentando così che la rete viaria siciliana è lasciata in uno stato disastroso. La situazione delle strade dell’Isola è realmente questa e così sembra destinata a restare. Ma il “maltolto”, cosa assai più grave, non andrà al Ponte siciliano, ma alla Liguria (al Terzo Valico dei Giovi) e al Nord-Est. Lo ha precisato il ministro Matteo Salvini, che ha aggiunto: «Farò di tutto per recuperare i soldi», indicando come ipotesi il prossimo Bilancio. Ipotesi, come quella del rifinanziamento delle opere stralciate dal Pnrr. Ma con le ipotesi la Sicilia non risale dal baratro: la mobilità è un’emergenza da cui dipende ogni possibilità di crescita e che richiede impegni solenni e la massima serietà per mantenerli.
Da La Sicilia di Michele Giaccone
