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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Porto di Palermo Schifani sfida Salvini “No ai raccomandati”
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Porto di Palermo Schifani sfida Salvini “No ai raccomandati”

Last updated: 18/05/2025 9:58
By Redazione 142 Views 5 Min Read
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Alla convention di FI a Noto il governatore avverte la Lega Per la successione all’uscente Monti in lizza Lupi e Tardino

No a “raccomandati politici” per guidare l’Autorità portuale di Palermo.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, alza i toni dello scontro con la Lega per la scelta del successore di Pasqualino Monti alla guida dei sette porti della Sicilia Occidentale.

Lo fa durante la convention di Forza Italia a Noto con parole ancora più nette di quelle utilizzate
da mesi per sostenere la candidatura del manager Luca Lupi, attualmente segretario generale dell’Autorità portuale, che garantirebbe la continuità con il lavoro fatto da Monti.

Perché nelle ultime settimane l’opposizione del Carroccio al nome di Lupi si è fatta ancora più dura
dopo la nomina targata Fratelli d’Italia di Francesco Rizzo a Messina e le altre caselle che si vanno
riempiendo nelle altre 14 Authority in fase di rinnovo.

La nomina di Rizzo, però, ha innervosito anche Schifani che si è ritrovato l’indicazione del nome da parte del ministero dei Trasporti senza essere stato consultato: “Non farò il notaio”, aveva avvertito il governatore.

Un segnale agli alleati e al titolare del Mit visto che se prima la Lega spingeva per la nomina di
Francesco Scoma, adesso, sarebbe lo stesso leader del Carroccio e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a rivendicare la poltrona per il suo partito indicando l’ex europarlamentare licatese Annalisa
Tardino.

Ma ieri, accanto al leader di FI e vice presidente del Consiglio, Antonio Tajani, Schifani ha lanciato
un chiaro messaggio all’altro vicepremier del governo Meloni. “Sui porti stiamo lavorando bene. Il
porto di Palermo ha triplicato il flusso turistico-crocieristico dei passeggeri — ha esordito il governatore — Pasqualino Monti, che purtroppo a luglio non potrà essere più rinnovato, ha cambiato la città. Monti è un tecnico, non ha tessera di partito. Ha restituito alla città il mare, senza arrecare danni al traffico della città. Palermo oggi è rinata, ha un nuovo porto che risponde all’esigenza di accogliere il nuovo turismo di qualità”.

Poi l’affondo sulle nomine: “Ci auguriamo che la successione a Monti alla guida dell’Autorità portuale di Palermo sia tecnica e non politica. La politica deve stare lontana da queste scelte che guardano al territorio per farlo crescere. Occorre scegliere il meglio al meglio, e non con le tessere di partito. Ci batteremo perché venga la persona migliore sotto il profilo tecnico e non il raccomandato politico, di cui non abbiamo bisogno”.

La tensione, dunque, resta alta con Schifani che sarebbe pronto a esprimere parere negativo non solo
sull’eventuale designazione di Tardino ma anche su quella di Rizzo.

Un parere non vincolante, certo, ma pesante politicamente visto che in passato solo una volta
un ministro ha nominato un presidente contro il parere di un presidente di Regione.

Fu Toninelli nel 2019 a nominare Mega a Messina malgrado il parere negativo di Musumeci.

Alla convention di Noto, Schifani non ha tuonato soltanto sulla successione al porto di Palermo.

A proposito delle interferenze della politica, il presidente è tornato a parlare della burocrazia siciliana
che farebbe da “tappo”, perché «figlia di un vecchio sistema dove si andava avanti — ha detto il governatore — soltanto se si aveva il padrino politico e non premiava la meritocrazia. Oggi noi paghiamo questo sistema perché ci troviamo una classe dirigente burocratica che, essendo figlia di quella, il più delle volte langue».

Schifani, che ha incassato dal segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, la conferma alla
candidatura alla presidenza in vista delle prossime elezioni regionali, ha affondato anche sulla Corte
dei conti.

Anche in questo caso, è l’ultima puntata di una polemica che va avanti da alcuni mesi: «Non ne faccio un fatto personale», ha detto Schifani, contestando che i magistrati contabili abbiano aperto un’indagine sulla gestione della crisi idrica, mentre il governo stava lavorando per gestirla.

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