La Sicilia, si sa, è terra di contrasti, di passioni e, a quanto pare, anche di improvvise e spettacolari “schizofrenie” politiche.
Il nuovo piano sanitario regionale, partorito dalla giunta Schifani, sta scuotendo il già fragile equilibrio del centrodestra nisseno, trasformando la scena politica in un’opera buffa con venature drammatiche per la collettività.
Mentre il popolo siciliano si interroga sulla reale efficacia di questo ennesimo “capolavoro”, due figure di spicco hanno deciso di alzare la voce, e che voce.
Il sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti ha tuonato contro il provvedimento senza “se” e senza “ma”, al suo fianco, il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania che ha rincarato la dose, dipingendo un quadro apocalittico.
Ma ecco il colpo di scena che nessuno si aspettava, forse, arriva il comunicato dell’onorevole Michele Mancuso, fiero e orgoglioso esponente di Forza Italia, che si erge a difensore solitario del provvedimento e della Ragione, Schifani & C..
Un po’ come l’ultimo dei Mohicani, ma con la cravatta. Mancuso, con il solito parlare e la logorrea tipica di chi deve per forza trovare il lato positivo anche in un cataclisma, ha elogiato il piano come “visionario” e “indispensabile”.
Che sia lui il solo ad aver capito tutto o forse è un’opportunità per distinguersi dal coro stonato dei colleghi del centrodestra, magari in vista di future candidature? Il dubbio è legittimo, anzi, doveroso.
Questa spaccatura, che segue di poco le elezioni provinciali dove il centrodestra nisseno ha dato prova di una coesione degna di un budino, riuscito male, solleva interrogativi.
Cosa sta succedendo nel “fortino” nisseno? È forse una crisi d’identità? O più semplicemente, un tentativo di riposizionamento, per mettersi tra le braccia del presidente Schifani, difendendolo dai altri aspiranti leader, in vista delle prossime elezioni regionali?
Le prese di posizione diametralmente opposte suggeriscono un caos interno che, se non fosse per la gravità del tema, parliamo di sanità, farebbe quasi sorridere, anzi ridere a crepa pelle.
Sembra che l’unico punto sia il desiderio di apparire, non importa quello che ne pensano i cittadini, che patiscono giornalmente i disagi della sanità.
E nel mentre, il sindaco di Caltanissetta, nonchè Presidente” del Libero Consorzio, un ente dove la priorità sembra essere lo staff del presidente, tace, mentre dice tanto in difesa della scelta di nominarsi chi lo circonderà “Ma quale scandalo. È legittima, numeri e cifre non sono quelli diffusi. L’opposizione fa becero populismo soprattutto per gettare discredito”.
Un silenzio assordante, quasi monacale.
Probabilmente, come già accaduto in altre occasioni, ha semplicemente aspettato che il “vero titolare” dicesse la sua, per poi chissà, con il tempo, magari dire qualcosa che non sarà altro che il ricalcare quanto detto, mentre i suoi colleghi, a Gela Terenziano Di Stefano ha parlato alla città rendendo noto il piano di iniziative senza colore politico a difesa dell’ospedale, così come hanno fatto i sindaci di Mussomeli, Giuseppe Catania, e Niscemi, Massimiliano Conti.
Perché, in fondo a Caltanissetta, il sindaco è un po’ come il prezzemolo, sta bene ovunque, anche se la pietanza la prepara sempre qualcun altro.
Insomma, il centrodestra nisseno ci regala un’altra perla di incoerenza, un balletto di maschere e contro maschere che, se non fosse per la drammaticità della questione sanitaria, meriterebbe un posto d’onore nel teatro dell’assurdo.
Prepariamoci al prossimo atto, perché a Caltanissetta e adesso anche in tutta la provincia la commedia politica, temiamo, non finirà mai. Ad Maiora

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