Difficile che ci siano novità prima del rientro di Meloni. La ministra a Cortina per legare di sci
«Ma vi pare che Giorgia parta per gli Stati Uniti e si faccia oscurare l’evento da questa storia?». «Questa storia » è il rinvio a giudizio della ministra al Turismo Daniela Santanchè, il viaggio negli
Usa è quello della premier per partecipare, domani, all’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Capital One Arena di Washington.
Meloni partirà questa mattina e la decisione è stata incerta fino all’altra sera.
I suoi giurano che nulla ha che vedere con la notizia che arriva dalla Lega: Matteo Salvini
non parteciperà in prima persona al Trump day («Ha scelto di rimanere in Italia — si legge in una nota — alla luce di quanto sta emergendo sul fronte-ferrovie»).
Ma ad ogni modo, quanto meno fino al ritorno della presidente del Consiglio non dovrebbero esserci novità rispetto al governo: le dimissioni della ministra non sarebbero attese.
O almeno, non per questi giorni.
Ieri Daniela Santanché, a Cortina d’Ampezzo già da venerdì, ha partecipato alla grande giornata dello sci femminile. Forse anche per manifestare la sua tranquillità rispetto alla vicenda giudiziaria, è proprio lei a premiare all’«Olympia delle Tofane»
la seconda arrivata, la norvegese Kajsa Lie.
Mentre il governatore Luca Zaia ha premiato la prima arrivata, Sofia Goggia, e il presidente del
Coni Giovanni Malagò ha completato il terzetto delle vincitrici con Federica Brignone
E sarà un caso se qualcuno nel pubblico ha cominciato a rumoreggiare all’annuncio del nome della ministra, accompagnandola durante il tragitto verso il podio.
Le opposizioni, ieri, non hanno cessato di incalzare.
Per il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, «chi fa il ministro rappresenta tutto il Paese.Il partito della Meloni è giustizialista con gli avversari e indulgente con i propri rappresentanti. Il silenzio di FdI sulla vicenda Santanchè è molto ambiguo ».
Lui evita di chiedere le dimissioni: «Quello che pensa il Pd sulla vicenda è noto».
Mentre dai 5 Stelle interviene il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri: «Ora Meloni non può fare altro che chiamare Santanchè e chiederle un passo indietro. Se non lo facesse, farebbe una
figura davvero barbina. Santanchè non può continuare a fare la ministra». Si chiede il leader di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli: «Questo silenzio della premier sull’indifendibile
ministra è incredibile».
Gli alleati, invece, hanno difeso la posizione.
Mentre Fratelli d’Italia, anche ieri, ha mantenuto il silenzio di venerdì, il giorno del rinvio a
giudizio.
Antonio Tajani ha ricordato di essere «garantista per tutti» e che da Forza Italia non c’è alcuna richiesta di lasciare: «Credo che un cittadino, chiunque esso sia, debba essere definito colpevole
solo quando una sentenza è passata in giudicato.
Per quel che concerne FI, non c’è alcun problema nei confronti della ministra Santanchè».
E così per Maurizio Lupi (Noi moderati) «il garantismo è un principio fondamentale delle democrazie ed il rinvio a giudizio non è una condanna. Questo principio per noi vale sempre, anche oggi».
Se nessuno, ancora, parla di dimissioni, si sono però già messe in moto le voci sul possibile successore della ministra del Turismo.
Il nome più citato è quello del deputato Gianluca Caramanna, responsabile Turismo di Fratelli
d’Italia, adesso consigliere per i rapporti istituzionali proprio di Santanchè.
Ma non è escluso che la premier peschi fuori dalla rosa dei parlamentari, orientandosi su una figura più «tecnica».
Inevitabile che il discorso si allarghi alle altre nomine ancora da fare. Resta da trovare il sostituto di Galeazzo Bignami, ora capogruppo alla Camera, al ministero delle Infrastrutture.
Una partita che si intreccia con il rinnovo dei presidenti delle commissioni parlamentari, che dovrebbe avvenire a febbraio.
Insomma, c’è tempo. Giorgia Meloni, in questi giorni, potrà pensare soltanto all’evento
di Washington.
Dal Corriere della Sera
