L’avvertimento all’incontro con Fitto. Concorde FdI L’ex ministro: “La possibilità di utilizzarli è legata alla volontarietà degli Stati”
«I fondi di coesione non devono essere utilizzati per altri scopi».
L’avvertimento arriva verso la fine dell’intervento del presidente della Regione Renato Schifani, durante l’evento “Crescere in Europa-Opportunità per lo sviluppo” che si è svolto ieri all’hotel
Villa Igiea di Palermo.
Ad ascoltare, in prima fila, anche l’ex ministro per il Sud del governo Meloni, Raffaele Fitto, oggi vice presidente esecutivo della Commissione europea, con delega alle politiche regionali.
«Le risorse destinate alla Politica di coesione — ha detto Schifani — incidono direttamente sulla crescita economica, sull’occupazione e sull’inclusione sociale, con le Regioni che giocano un ruolo strategico nella loro attuazione e che devono potere avere certezza — puntualizza il governatore — che le risorse destinate alla coesione rimarranno vincolate a tale scopo, senza che possano essere dirottate verso altre politiche».
Un passaggio netto che somiglia anche a un avviso ai naviganti, in particolare al governo nazionale.
Da settimane, infatti, si discute sul piano di riarmo europeo, legato alla guerra in Ucraina, che potrebbe basarsi, dal punto di vista finanziario, proprio sull’utilizzo dei fondi per lo sviluppo e la coesione.
Fondi, per quanto riguarda la Sicilia, finiti all’interno di un accordo firmato solennemente al Teatro Massimo di Palermo, nel maggio del 2024: un piano da oltre 5,3 miliardi, al netto di 1,3 miliardi destinati alla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Somme che vengono erogate dall’Europa tramite gli Stati nazionali alle Regioni maggiormente in difficoltà per colmare il gap con le aree più avanzate.
Un’importanza sottolineata anche in un altro passaggio dell’intervento del governatore: «Una visione lungimirante — ha detto — richiede che il nuovo bilancio dell’Unione europea non solo mantenga, ma rafforzi il ruolo della coesione, affinché essa continui a rappresentare un pilastro di crescita, equità e sviluppo, soprattutto in aree ancora in ritardo di sviluppo, come il nostro Mezzogiorno».
Una lettura condivisa con la deputata palermitana Carolina Varchi, responsabile per il Sud di Fratelli d’Italia: «La recente sottoscrizione dell’accordo per lo Sviluppo e la Coesione — ha detto —
avvierà un percorso di crescita e trasformazione, contribuendo in modo significativo al rilancio della Sicilia e del Sud».
Sul tema dell’uso dei fondi di coesione, però, sono arrivate solo timide rassicurazioni da Fitto: «La presidente Von der Leyen — ha detto — ha scritto una lettera prima del precedente Consiglio europeo: la possibilità di utilizzare le risorse della politica di coesione per la difesa — ha spiegato — è collegata esclusivamente alla volontarietà degli Stati membri.
Vale a dire: se un governo richiede di utilizzarlo lo può fare.
Questo dal punto di vista dell’immediatezza.
La scelta — ha proseguito Fitto — è rimessa alla valutazione degli Stati membri e quindi ogni governo deciderà se utilizzarlo o meno. Anche perché, come è evidente, ci sono delle diverse valutazioni. Quelle che fanno i Paesi del nord-est Europa non sono le stesse dei Paesi del sud d’Europa».
La questione, quindi, è nelle mani del governo Meloni.
È in quella sede che bisognerà decidere se usare quei fondi per le armi oppure no. Togliendoli
a strade, infrastrutture e interventi per modernizzare l’isola.
Durante l’incontro, poi, si è affrontato il tema della spesa dei fondi europei e sia il governatore che
Fitto hanno evidenziato la necessità di semplificare e modernizzare le procedure. Inoltre, si è fatto il
punto sui principali obiettivi del Piano Fesr 2021-2027.
Il Programma ha una dotazione finanziaria di 5,86 miliardi di euro e si articola in cinque sfide prioritarie: “Una Sicilia più competitiva e intelligente” (1,35 miliardi), “Una Sicilia più verde”
(1,23 miliardi), “Una mobilità urbana sostenibile — Una Sicilia più connessa” (1,13 miliardi), “Una Sicilia più inclusiva” (406 milioni) e “Sviluppo del territorio” (1,53 miliardi).
Alle imprese è dedicata una quota di circa 1,18 miliardi di euro (tra sviluppo e produzione di tecnologie strategiche, ricerca, investimenti per la competitività, digitalizzazione e accesso al credito) ai quali si aggiungono 1,82 miliardi destinati alle infrastrutture per migliorare i servizi e altri 468 milioni relativi all’ambito “energia accessibile” per aziende e cittadini.
Fonte laRepubblicaPalermo
