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Sit-in per l’Antenna di Caltanissetta: Poca partecipazione, tanti interrogativi e interventi tardivi

Last updated: 26/06/2025 16:09
By Sergio Cirlinci 194 Views 9 Min Read
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Da qualche settimana tutti parlano dell’antenna e tutti hanno soluzioni e qualcosa da dire, ma anche da ridire sui lavori in corso, parlando di di motivazioni non corrette, di sicurezza degli operai, come se per l’abbattimento dell’antenna non fosse stato previsto che degli operai salissero ad un centinaio di metri per sistemare il cavo che la tirerà giù. Fu pure spiegato, ma dirlo fa “odiens”.

Ma se è così perchè non si interviene, andando in procura a denunciare, non con post o commenti su Facebook, e si fanno fermare i lavori?

Si leggono anche commenti sulla scarsa sensibilità all’imminente demolizione o critiche sulla bassa partecipazione dei nisseni al sit-in pro Antenna.

Ma che i nisseni non partecipino non lo si scopre adesso, molti di coloro che oggi rimproverano gli altri, in occasioni diverse, forse anche più importanti, hanno preferito rimanere sul divano.

Nei giorni scorsi abbiamo sentito dire con fervore che “i nisseni vogliono che l’antenna rimanga”.

Questa affermazione, pur dimostrando il grande attaccamento all’antenna, solleva però diversi interrogativi.

Senza voler polemizzare, viene però da chiedersi se, prima di esprimersi a nome dell’intera cittadinanza, sia stata condotta una qualche forma di consultazione che potesse giustificare parole così perentorie.

Il sit-in ha visto la partecipazione di un centinaio di nisseni, qualche giorno prima, si era tenuta un’assemblea cittadina, organizzata dal movimento “Futura”, che, stando alla diretta disponibile, ha visto la partecipazione di appena una ventina di persone.

Mentre scriviamo è in corso una raccolta firma on line che al momento ha raccolto 1.054 firme, un numero che non può far dire “tutti i nisseni”.

Tutti questi numeri contrastano con l’idea di un’ampia volontà popolare a favore del salvataggio dell’antenna.

Sia chiaro che non si vuole con questo sostenere una posizione contraria al suo salvataggio, si comprendono bene i sentimenti, i ricordi, ma le argomentazioni sulle quali discutere sono ben altre, magari più crude o materiali, ma che fanno i conti con quella realtà che molti non vogliono accettare, perche in fondo la responsabilità di quanto sta avvenendo oggi in parte è anche di chi la vuol salvare a tutti i costi.

In diverse occasioni abbiamo sottolineato come il suo mantenimento rappresenterebbe un’ottima occasione e soluzione per la città, tuttavia, questa possibilità deve necessariamente fare i conti con la realtà, fatta, purtroppo del vile denaro e dei fatti.

In primis con le casse comunali, che, senza timore di smentita, non pare versino in condizioni floride e, in secondo luogo, cosa forse più importante, con il grave stato di ammaloramento dell’antenna.

Si è parlato e si parla spesso di progetti e soluzioni per il suo recupero, che nessuno adesso vuol criticare, anche perché in pochi sanno di cosa realmente si tratta, ma tutte queste idee progettuali riguardano prevalentemente il dopo, non l’oggi e sul come trovare immediatamente i soldi per i lavori urgenti e necessari.

Ed è qui che sorgono le domande più importanti alle quali bisognerebbe rispondere prima di dire salviamola.

Se un domani il TAR dovesse fermare i lavori e Rai Way decidesse di disfarsene, “regalandola” al Comune, con quali fondi e, soprattutto, entro quanto tempo si provvederebbe alla urgente manutenzione straordinaria e ordinaria?

Il grave stato di ammaloramento dell’antenna, documentato dal video e nella relazione del Politecnico di Milano, rende questi interventi ancora più urgenti e non rimandabili a quando si troveranno i fondi, anche perchè tutti sappiamo bene le tempistiche della politica o dei bandi, non ci si dimentichi del progetto Reboot, che prevedeva 3 milioni per l’antenna, che venne bocciato in quanto ritenuto non idoneo, insieme ad altri quattro, tra cui l’acquisto dell’ex Banca d’Italia, per un totale di 12 milioni.

Forse, ancor prima di parlare a nome di tutti i nisseni e avanzare richieste di acquisizioni da parte del Comune, o scagliarsi contro la soprintendenza, o chi mette a rischio la sicurezza degli operari, bisognerebbe proprio chiedere ai cittadini, così tanto legati all’antenna, quali sono le soluzione immediate, con dati certi alla mano, o quanto sarebbero disposti a spendere.

Un eventuale salvataggio dell’antenna e una sua “donazione” alla città, metterebbe in grave crisi l’amministrazione comunale, non tanto sotto l’aspetto tecnico, quanto quello economico.

Scusate la brutalità, ma i soldi, da reperire urgentemente, dove e come si trovano ? Perchè non ci si è pensato anni fa, anno 2021, quando apparve la prima SCIA? Oggi sicuramente l’antenna sarebbe salva e parleremmo di altro.

Qualcuno in alternativa ha proposto una forma di autotassazione, ma, al di là della poca fattibilità, c’è da evidenziare che essendo i residenti in città circa 58.000, ogni cittadino, dall’appena nato al centenario, dovrebbe sborsare circa 35,00€ cadauno, cosa che non riteniamo molti sia disposti o per fare.

Ma lasciando perdere idee, diciamo, “fantasiose” si correrebbe il serio rischio di lasciare l’antenna a “marcire” per chissà quanti altri anni ancora, con il costante timore che possa cadere, rimanendo sempre nella speranza di trovare i 2 milioni di euro, ultima stima, necessari per la sua ristrutturazione e manutenzione.

Al netto di trovare i soldi o qualche benefattore, senza nulla pretendere in cambio, il destino che farebbe, purtroppo, sarebbe quello delle miniere dismesse e di altri beni, situazioni denunciati anche pochi giorni fa in un consiglio comunale, con la differenza e l’aggravante che l’antenna, a differenza delle miniere o degli altri, costituirebbe un serio pericolo per la collettività, se non messa immediatamente in sicurezza.

Non è neanche una questione di cultura o ignoranza, colto pare sia chi la difende, ignorante invece chi se ne frega.

Per per salvarla, piaccia o no, servono il vile denaro e, davanti a questa cruda realtà anche il più “colto” deve arrendersi, sempre che non dimostri dove e come scovarli, ma adesso, subito, immediatamente, anche se sono tanti anni che avrebbe potuto farlo, convincendo tutti, assessorato, amministrazione, soprintendenza e “ignoranti“ compresi.

Prima di lanciarsi in prese di posizioni importanti, sulle quali sarebbe impossibile un domani tornare indietro, è fondamentale avere un piano chiaro e sostenibile, che tenga conto delle reali capacità economiche del Comune e che coinvolga attivamente la cittadinanza in una discussione chiara, ben informata e trasparente.

Siamo certi, discorso antenna a parte, che in futuro cotanto impegno venga messo in campo da tutti coloro che si stanno spendendo per l’antenna, anche per le altre tematiche cittadine, vedi Università, Sanità, Piscina etc, temi sui quali, come avvenuto in passato e anche lo scorso anno per la gravissima crisi idrica, non hanno visto partecipare tutti coloro che oggi si battono, giustamente per l’antenna.

Ricordiamo che a manifestare e lottare in piazza per chiedere conto su Università, Sanità, Policlinico, Piscina e Acqua, diritto sacrosanto, c’erano soltanto pochi e semplici cittadini.

Assenti ingiustificati molti partiti, movimenti e quasi tutte le associazioni, non presenti per motivi vari, ma, con tutto il rispetto per l’antenna, quelle erano e sono problematiche che veramente dovrebbero coinvolgere tutti, essendo legati alla salute, alla sopravvivenza e al futuro della nostra città.

Ad Maiora

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