Lo scontro. La Lega ha pronto l’emendamento per riproporre in Aula i controlli antimafia sul modello di Expo, Olimpiadi e Ponte Morandi (bocciati adesso dal Colle). Le opposizioni chiedono «più rispetto istituzionale»
I controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto di Messina come quelli applicati per l’Expo di Milano, le Olimpiadi di Milano-Cortina e il Ponte Morandi di Genova: la Lega annuncia che è già pronto l’emendamento da inserire nel decreto “Infrastrutture” in sede di conversione parlamentare in legge, per recuperare la misura espunta dal testo finale perché, secondo la Presidenza della Repubblica,
quelle procedure speciali «non sono affatto più severe » di quelle ordinarie in vigore.
«Penso e spero – rilancia Matteo Salvini – che nessuno si opponga a inserire più controlli possibili
contro le infiltrazioni mafiose. Non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia».
Un’osservazione che può essere letta come una sfida. Non hanno dubbi le opposizioni. Il Pd parla di «nervosismo e preoccupante sgrammaticatura istituzionale», Angelo Bonelli (Avs) di «scontro istituzionale senza precedenti».
Mentre per Giuseppe Conte «Salvini ha avuto un chiarimento che lo dovrebbe zittire almeno per
qualche giorno».
Si registra una certa freddezza anche da parte degli alleati di centrodestra. Si attende il testo dell’emendamento che la Lega presenterà alla Camera, da dove partirà l’iter di conversione del decreto. Ad aprile il Consiglio dei ministri ha deliberato «l’attestazione dei motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico» relativi alla realizzazione del Ponte, in quanto opera strategica per la difesa del Paese e dell’Ue. E lunedì scorso Salvini ha portato all’esame del Cdm il decreto “Infrastrutture” che comprende anche
disposizioni urgenti per l’avvio delle cantierizzazioni del Ponte.
La formulazione inizialmente prevista puntava a trasferire «la procedura di realizzazione alla
struttura per la prevenzione antimafia presso il Viminale», che è guidata dal prefetto Paolo Canaparo, «centralizzando gli esiti dei controlli e della gestione degli appalti alle prefetture, alle istituzioni», come spiegato lunedì dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella conferenza stampa assieme a Salvini.
Un paio di giorni dopo il testo è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, senza quella disposizione,
stoppata dal Quirinale dopo le consuete interlocuzioni con gli uffici di Palazzo Chigi.
Il partito di Salvini assicura che l’emendamento sarà finalizzato ad «aumentare al massimo, come
già fatto con successo per la ricostruzione del ponte di Genova, per Expo e per le Olimpiadi, controlli
e certificazioni antimafia per tutti gli appalti, le forniture e i servizi sulle migliaia di imprese
che lavoreranno al Ponte e sugli oltre 100mila lavoratori coinvolti». La bozza del testo, a quanto si apprende, non è ancora transitata dagli uffici di Palazzo Chigi. Il vicepremier è pronto a «metterci la faccia», gli italiani devono avere «la certezza che ogni euro speso non finisca nelle tasche sbagliate». In quest’ottica, punta a «mettere il ministero dell’Interno, il ministero della Difesa, il ministero
della Giustizia, le associazioni, i sindacati, le Procure, tutte in condizioni di lavorare al meglio».
Dal Quirinale, ovviamente, non arriva nessuna replica a Salvini. Si fa solo riferimento alla nota di giovedì, ribadendo che le procedure straordinarie sono meno rigorose di quelle ordinarie. «Sarebbe opportuno – nota il dem Francesco Boccia – che la premier
Giorgia Meloni chiedesse al suo vicepremier Salvini il massimo rispetto per il presidente della Repubblica e per le istituzioni, che la Lega continua a calpestare».
Salvini, sostiene il leader M5S Giuseppe Conte, «voleva smantellare alcuni presidi anticorruzione
fondamentali», per un’opera che «non si realizzerà mai». Ma il leghista Domenico Furgiuele respinge tutte le accuse: «Chi passerà alla storia per iniziative “brillanti” come i banchi a rotelle durante il Covid, i monopattini, la decrescita felice, il no alle Olimpiadi, l’avere “sconfitto la povertà”, l’avere creato il “Superbonus”, e avere “fatto di tutto, perfino
lavorare”, non può permettersi di dare lezioni».
Da La Sicilia
