Il sasso lo ha lanciato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “bisogna riprendere a estrarre le materie prime critiche presenti nel Vecchio continente”
La Sicilia anni fa era disseminata di miniere che ne facevano una grande produttrice mondiale di zolfo, salgemma e kainite, da quest’ultimo si estrae il potassio utilizzato come componente dei principali fertilizzanti agricoli.
Nel dopoguerra la politica ne decise l’assorbimento e quello che sembrava essere un vantaggio diventò uno svantaggio, complice anche la minore richiesta di prodotto e la globalizzazione che resero non più economicamente vantaggiosa l’attività estrattiva in Sicilia.
Cosi negli anni novanta le miniere furono chiuse o abbandonate e più di settemila lavoratori furono collocati anticipatamente in pensione, molti con corposi incentivi, ovviamente il tutto a spese della Regione.
Oggi le miniere siciliane tornano alla ribalta e saranno riaperte creando nuova occupazione, dove, causa anche la loro chiusura, c’è stato un incremento dell’emigrazione ed un forte calo demografico.
Di conseguenza, dopo il decreto “Miniere” del governo Meloni,l’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro, e il dipartimento guidato dal Dirigente generale Calogero Burgio hanno predisposto i bandi di gara per l’assegnazione trentennale delle prime quattro miniere: il sito di kainite a Milena, in provincia di Caltanissetta, chiuso nel 1983 ma il cui giacimento era ancora sfruttabile, che qualche anno fa era persino stato indicato come sede di deposito di rifiuti di amianto; le solfare Musala e Giangagliano a Pietraperzia, in provincia di Enna; la miniera di salgemma di “Case Rainieri” a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta; e quella di salgemma Petralia Sottana nel Palermitano.
Quindi quello che era un problema sta diventando probabilmente un’opportunità.
Non sarà una riattivazione ma una riconversione produttiva., quella relativa alla miniera “Bosco” di Serradifalco, un paese dove l’eta media oscilla fra 60 e 80 anni.
Qui la miniera fu dismessa in fretta e furia lasciando “un problema grande quanto una montagna”.
Si tratta di quella parte della kainite, il cosiddetto “sterile di raffinazione”
della kainite, allora considerato un rifiuto che veniva gettato sul terreno con i danni conseguenti.
Si era formata una montagna di sale alta piu di 70 metri, che non solo penetra nel terreno con le piogge, ma che con il suo peso sta facendo gradualmente collassare le gallerie della miniera, abbassando il livello del suolo e creando problemi sismici.
L’idea dell’assessore Roberto Di Mauro, favorita anche dalle nuove normative ambientali, e stata quella di indire un avviso pubblico europeo per l’utilizzo produttivo della montagna di sale.
Il risultato e che, al termine delle procedure formali, l’imprenditore che si aggiudicherà il sito per eliminare la montagna di sale trasformandola in materia prima, ad esempio come antigelo per strade e ferrovie) e installare pannelli fotovoltaici.
Il tutto darà lavoro a 50 giovani della zona.
Il progetto sarà illustrato in questi giornii a Serradifalco dall’assessore Di Mauro e dai sindaci dei Comuni di San Cataldo e Serradifalco.