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Pil dimezzato rispetto alle stime, l’Ocse gela il governo sulla crescita

Last updated: 06/12/2024 6:37
By Redazione 121 Views 5 Min Read
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La crescita italiana, secondo l’Ocse, nel 2024 sarà solamente dello 0,5%: esattamente la metà di quanto stimato dal governo

Contents
La crescita italiana sotto quella europeaIl focus

La metà. La crescita italiana sarà dimezzata rispetto a quello che ha previsto il governo. Altro che +1% del Pil, per quest’anno l’Italia si fermerà a un +0,5%, secondo le stime dell’Ocse. E così il nostro Paese da traino dell’Europa torna a essere, con la cura delle destre di governo, indietro rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona, con ben poche eccezioni. Le prospettive economiche dell’Ocse offrono pessime notizie al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Andrà, secondo le previsioni, un po’ meglio il prossimo anno, quando la crescita dovrebbe riavvicinarsi all’1% che in realtà doveva essere raggiunto quest’anno: secondo l’Ocse il Pil farà segnare un +0,9% nel 2025 e poi un +1,2% nel 2026. Ma è ancora troppo presto per capire se queste stime verranno rispettate o, come spesso accade, deluse. Per ora il dato più realistico è quello del 2024, con l’organismo parigino che ha tagliato le stime per Roma: fino a settembre, infatti, si prevedeva una crescita dello 0,8%, ma il dato del terzo trimestre ha evidentemente portato a cambiare le previsioni per quest’anno.

La crescita italiana sotto quella europea

Non sorprende, inoltre, che l’Italia abbia una crescita ben al di sotto di quella mondiale, con un Pil globale che si dovrebbe attestare al +3,2% quest’anno, per poi salire al 3,3% nel 2025 e nel 2026. Per l’Ocse ci sono alcuni fattori che dovrebbero spingere la domanda, a partire dalla scarsa inflazione, dalla crescita stabile dell’occupazione e da politiche monetarie meno restrittive. Passando poi all’Eurozona, nel 2024 la crescita prevista è dello 0,8%, quindi più alta di quella italiana.

Smentendo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che da tempo parla di crescita al di sopra di quella europea. Sempre restando sulla zona euro, Il Pil dovrebbe salire dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026, al di sopra quindi dell’Italia. L’organismo ha rivisto al ribasso non solo le previsioni italiane, ma anche quelle di Germania e Francia. A Parigi il Pil dovrebbe aumentare dello 0,9% nel 2025 e per Berlino, oggi in piena stagnazione, si stima un +0,7%. 

Il focus

Per quanto riguarda l’Italia, l’Ocse saluta positivamente i tassi di interesse in calo, ma prevede anche un inasprimento fiscale nei prossimi due anni. Partiamo dall’allentamento della politica restrittiva della Bce, che sta permettendo di ridurre i costi di indebitamento per famiglie e imprese. Anche se non sale la richiesta di prestiti, per il momento. Passando poi alla politica fiscale, per l’organismo parigino passerà da ampiamente neutrale a moderatamente restrittiva, secondo quanto previsto dal Piano strutturale di bilancio a medio termine presentato dal governo in Ue e nel segno dell’austerità.

Il consolidamento fiscale nel 2025 ammonterà a circa mezzo punto percentuale di Pil, un dato che dovrebbe poi essere confermato anche nel 2026. Intanto a crescere sono anche le pressioni fiscali, “trainate dalle esigenze di investimento e dai crescenti costi pensionistici associati all’invecchiamento della popolazione”. Passando poi al disavanzo pubblico, quello italiano è destinato a ridursi scendendo al di sotto del 3% entro il 2026. Ma il rapporto debito pubblico/Pil continuerà a salire, pur essendo già elevato, e sarà quindi necessario raggiungere un consistente avanzo primario nel medio termine per riportare il debito su un percorso sostenibile.

Altro capitolo riguarda gli investimenti pubblici legati al Pnrr e la decisione del governo di rendere strutturali i tagli fiscali e contributivi: sviluppi considerati “positivi”, ma che richiedono tagli alla spesa e aumenti fiscali in altre aree. Da qui le richieste di contenere la crescita della spesa pensionistica, aumentare le imposte sulla proprietà (contemplando anche l’allineamento del catasto ai valori di mercato), contrastare l’evasione fiscale e rivedere la spesa pubblica. 

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