Caltanissetta 401
  • Home
  • Cronaca
    • Cronaca Internazionale
  • Politica locale
    • Politica
  • Rassegna stampa
    • Economia e Finanza
    • Riflessioni
    • Riceviamo e pubblichiamo
  • Cultura ed Eventi
    • Concorsi
    • Scuola
    • Tecnologia
  • Sport
  • Altro
    • Dalla provincia e dintorni
    • Ricette tipiche
    • Salute & Benessere
    • Meteo
Reading: La propaganda tenta di prepararci alla guerra: i fronti sono tre, sta a noi resistere!
  • Seguici
Font ResizerAa
Caltanissetta 401Caltanissetta 401
Cerca
  • Home
  • Chi siamo
  • News
    • Cronaca
    • Politica locale
    • Cultura ed Eventi
    • Sport
    • Rassegna stampa
    • Salute & Benessere
    • Riceviamo e pubblichiamo
    • Dalla provincia e dintorni
Follow US
© Caltanissetta401 | Realizzato da Creative Agency
Caltanissetta 401 > News > Cronaca > La propaganda tenta di prepararci alla guerra: i fronti sono tre, sta a noi resistere!
CronacaPoliticaRassegna stampa

La propaganda tenta di prepararci alla guerra: i fronti sono tre, sta a noi resistere!

Last updated: 26/12/2024 10:28
By Redazione 157 Views 6 Min Read
Share
SHARE

“La mente è un campo di battaglia” lo afferma il nuovo Capo di Stato maggiore italiano il generale Masiello intervistato da Fanpage.

Lo dice parlando delle “nuove” forme di offesa praticate nei conflitti più recenti: non soltanto droni, intelligenza artificiale e cyber-attacchi, ma anche disinformazione scientemente brandita come una spada, per confondere il nemico, per fargli perdere il bandolo della realtà, per spaventarlo o fargli dubitare del senso di ciò che fa, fiaccandone l’ardimento e la disponibilità all’ubbidienza.

Che la “mente sia un campo di battaglia” è certo da sempre, la propaganda e le fake news non nascono con i social, temo piuttosto che oggi per le destre occidentali, spumeggianti di vittorie elettorali, coadiuvate da improbabili sinistri, le “menti” trasformate in campi di battaglia siano le nostre.

Obiettivo: per cacciare definitivamente ogni residuo di quelle convinzioni che a carissimo prezzo si diffusero dopo la fine della Seconda guerra mondiale e che conobbero una straordinaria, quanto breve, primavera globale dopo la fine della Terza guerra mondiale, cioè dopo il 1989.

Quelle convinzioni che ruotano attorno ad uno slogan tanto semplice quanto provocatorio: se vuoi la pace, prepara la pace. Perché la pace va intesa come tenace ed onesta ricerca di giustizia nelle relazioni interne ed internazionali.

Una pace non ingenua, che non disconosce il valore della deterrenza ed anche della forza, ma che assegna a questi strumenti un ruolo residuale, da “estrema ratio”, sicuramente subordinato alla progressiva affermazione del diritto internazionale e di conseguenza a forme ordinate di composizione dei conflitti.

Non è la presenza di un estintore che preserva il bosco dall’incendio, ma la cura costante che se ne fa e la prevenzione di condotte irresponsabili. Certo l’estintore è bene che ci sia ed è importante che ci sia chi lo sappia usare.

La battaglia nelle menti dei cittadini è combattuta su tre fronti e ci porterà alla guerra, se non avremo la forza di arrestarla.

Il primo fronte è la bullizzazione sistematica di chi ancora prova a sostenere che il principale modo per difendere la pace sia quello di costruire la pace attraverso la cooperazione: in un altro intervento il Capo di Stato maggiore Masiello afferma “Tutti dobbiamo essere educati a questo concetto (l’Italia deve prepararsi alla guerra), io lo so che è più bello parlare di apericena, è più bello trascorrere le serate lungo il mare”, come se chi non attribuisse priorità alla sicurezza (militare) fosse un imbecille dedito ad alcol, patatine e tramonti mozzafiato.

La presidente Meloni dal canto suo, in visita al contingente italiano di stanza in Lituania che dice “A quelli che si riempiono la bocca parlando di pace vorrei ricordare che…” Lasciando intendere che soltanto degli imbecilli possano aver dimenticato che “è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende”.

Il secondo fronte sul quale si combatte la battaglia nelle menti dei cittadini è l’insistenza con la quale si parla della necessità del riarmo, costi quello che costi: quando ho letto dell’accordo tra Italia, Regno Unito e Giappone per la costruzione del nuovo caccia militare da 100 miliardi non volevo credere ai miei occhi.

Imboccata la strada delle armi come unico strumento di presidio per la sicurezza, attraverso il mito della deterrenza, non può esserci fine alla rincorsa ad avere una pallottola in più, un missile in più, un areo in più del nemico.

E’ una gara senza fine che ingrassa soltanto i costruttori di armi.

Il terzo fronte è quello dello smantellamento sistematico del diritto internazionale e delle Istituzioni messe a suo presidio: le Nazioni Unite gettate nel discredito, i “caschi blu” buttati in qualche scantinato dopo i fallimenti tragici degli anni 90, la Corte Penale Internazionale trattata, soprattutto dopo le decisioni assunte contro i vertici governativi israeliani, come un centro sociale occupato.

Lo stesso principio di legalità sempre più svilito come se lo Stato di diritto fosse una zavorra inadeguata ai tempi nostri.

La retorica bellicista è talmente pervasiva che diventa ogni giorno più difficile resisterle, condita come è dal vocabolario nazionalista che tutto infarcisce di amor di patria, di madre patria, di sacrificio, di onore, di fierezza e di bambini che possono andare al nido, scartare i regali, essere curati, perché c’è chi li protegge col fucile spianato.

Dovremo resistere eroicamente per salvaguardare nelle nostre menti tutto quell’altro modo per costruire “pace”, quello che avevano chiaro i confinati di Ventotene, che aveva chiaro il francese Schuman mentre scriveva al tedesco Adenauer, che ci fa pretendere giustizia per Giulio Regeni, per Mario Paciolla, per Andy Rocchelli, nonostante le circostanze nelle quali sono avvenuti questi omicidi indurrebbero a disperare.

Che ci fa indignare per la probabile archiviazione dell’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio, senza che il governo italiano abbia nemmeno sentito la necessità di costituirsi parte civile

You Might Also Like

Delia (CL): Uomo, armato di coltello, aggredisce e ferisce il sindaco Gianfilippo Bancheri

Trovato corpo di Martina Carbonaro, la 14enne scomparsa ad Afragola. Ex fidanzato confessa

Più rimpatri, ma solo nei comizi: i numeri smentiscono le promesse di Meloni. Il Fact Checking di Pagella Politica

Le prime pagine delle maggiori testate giornalistiche siciliane, nazionali, economiche e sportive di Mercoledì 23 Luglio 2025

Serradifalco, il sindaco: “Un’estate serradifalchese da record”

TAGGED:CronacaPoliticaRassegna stampa
Share This Article
Facebook Twitter Whatsapp Whatsapp Email Copy Link Print
Caltanissetta 401
Direttore responsabile 
Sergio Cirlinci

93100 Caltanissetta (CL)

redazione@caltanissetta401.it
P:Iva: 01392140859

Categorie

  • Cronaca
  • Cultura ed Eventi
  • Politica locale
  • Rassegna stampa
  • Sport

Categorie

  • Concorsi
  • Dalla provincia e dintorni
  • Finanza
  • Giovani e Università
  • Sanità

Link utili

  • Chi siamo
  • Privacy & Cookie Policy

Caltanissetta 4.0.1 è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Caltanissetta n.03/2024 del 21/08/2024. | Realizzato da Creative Agency

Username or Email Address
Password

Lost your password?