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A quattro anni dalla rivolta, il Congresso certifica la vittoria di Trump

Last updated: 07/01/2025 6:35
By Redazione 133 Views 4 Min Read
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L’annuncio di Kamala Harris. Il 6 gennaio 2021 l’assalto dei sostenitori del tycoon, che non riconobbe la vittoria di Biden. I legali del presidente eletto chiedono lo stop alla sentenza per il caso della ponostar Stormy Daniels, ma il giudice lo nega per la seconda volta

AGI – Quattro anni dopo la rivolta dei sostenitori trumpiani, che assaltarono il Congresso, il Campidoglio ha certificato la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali. È stata la vicepresidente degli Stati Uniti, e avversaria alle elezioni, ad annunciare l’ufficializzazione del voto uscito dalle urne il 5 novembre. I repubblicani hanno dedicato un applauso a Trump. L’ex vicepresidente Mike Pence, che si rifiutò di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden, il 6 gennaio 2021, come gli aveva chiesto Trump, ha parlato di “vittoria della democrazia” sancita da una “transizione pacifica di poteri”, quella che il tycoon non garantì dopo aver perso la sfida.

Ma il cambiamento radicale del clima politico rispetto a quattro anni fa non ha rasserenato il tycoon, che continua a sostenere, senza avere prove, di essere stato imbrogliato nel 2020. Non solo ha mostrato sabato sera alla premier italiana in visita, Giorgia Meloni, il docufilm “The Eastman dilemma: lawfare or justice”, costruito sulle teorie complottiste dei trumpiani, ma lo stesso tycoon ha ripetuto più volte che i democratici gli hanno rubato la vittoria quattro anni fa. John Eastman è un avvocato che aveva consigliato Trump su come rovesciare il verdetto delle urne: sosteneva che il suo vice, Pence, nel ruolo di presidente del Senato poteva unilateralmente rifiutarsi di ratificare la vittoria di Biden.

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Per queste sue cospirazioni, Eastman era stato incriminato da un gran giurì dell’Arizona e perso la licenza di avvocato. A turbare la serenità di Trump sono ancora una volta i guai giudiziari: il 10 gennaio si terrà la seduta conclusiva della Corte suprema statale di New York che certificherà la condanna di Trump per il tentativo di nascondere uno scandalo sessuale nel 2016. Il giudice Juan Merchan ha già annunciato che non manderà Trump in carcere, né lo sottoporrà a misure cautelari o infliggerà multe, ma solo che confermerà il verdetto di colpevolezza emesso dalla giuria popolare nel processo che si è svolto a maggio dell’anno scorso a New York.

Trump è stato dichiarato colpevole di aver pagato in nero l’attrice porno Stormy Daniels, per comprare il suo silenzio ed evitare che in piena campagna elettorale del 2016 rivelasse di aver avuto in passato con lui un rapporto sessuale. I giurati avevano dichiarato all’unanimità Trump colpevole di trentaquattro reati. I legali del presidente eletto hanno presentato una nuova mozione d’urgenza per ottenere la sospensione della condanna. Gli avvocati hanno invocato l’immunità presidenziale sancita dalla Corte Suprema, ma il giudice Merchan, che si era già espresso in modo contrario, bollando questa linea come una “teoria innovativa”, ha per la seconda volta respinto la richiesta.

Trump, ha spiegato il giudice, non poteva diventare innocente in modo retroattivo: quando è stato condannato, non era ancora presidente. Gli avvocati, però, non si fermeranno qui. Nelle prossime ore potrebbero prendere altre iniziative per bloccare l’udienza, incluso un ricorso d’urgenza alla Corte Suprema. L’obiettivo è evitare che Trump diventi il primo pregiudicato a guidare gli Stati Uniti d’America. Una volta emessa la condanna, anche senza una sanzione, il procedimento sarà dichiarato chiuso. E per la legge dello Stato di New York non sarà appellabile.

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