Il civic auditing come pilastro della trasparenza
Un giudizio critico e per nulla positivo è quello espresso dai cittadini sullo stato di salute della trasparenza nelle varie amministrazioni.
Molti sono i cittadini che pongono lecite domande, poche però sono le risposte.
Vero è che tutte le amministrazioni sono obbligate per legge a pubblicare sui siti istituzionali atti e provvedimenti, sia nell’albo pretorio che nella sezione trasparenza, ma spesso sono difficili da consultare e spesso sono incomplete o poco chiare.
Difatti sembra di essere ancora “l’isola che non c’è”.
Anche in un rapporto stilato da Cittadinanzattiva e dal Dipartimento della funzione pubblica si evidenzia quanto sia ancora difficile avere amministrazioni del tutto “chiare e limpide”.
Le criticità riguardano, non solo la comunicazione, spesso assente o imprecisa, ma anche gli stessi servizi offerti.
L’iniziativa portata vanti da Cittadinanzattiva rientra nell’ambito del Protocollo su trasparenza e valutazione, in cui è chiaro il ruolo del cittadino-valutatore della amministrazione.
Nel mirino delle segnalazioni ci sono prevalentemente servizi e uffici pubblici.
Se i conti pubblici sono ancora poco chiari o di difficile accesso ai cittadini, è altrettanto vero che i servizi pubblici offerti non sembrano godere di miglior gradimento presso i cittadini.
Più che “palazzo di cristallo”, dal report emergerebbe una amministrazione chiusa in un “palazzo d’avorio”.
Uffici e servizi pubblici sono nel mirino delle segnalazioni dei cittadini che lamentano scarsa trasparenza e comunicazione poco chiara.
I disservizi attengono per lo più alle tasche dei cittadini; ossia quasi la metà delle segnalazioni si riferiscono alla contestazione di bollette e all’invio di cartelle pazze.
Spesso si contestano, ad esempio, costi troppo elevati per servizi come quello idrico, infatti a fronte di un elevato costo delle tariffe non si riscontra un altrettanto miglioramento nella gestione del servizio.
Oltre ad evidenziare le problematiche dell’amministrazione pubblica, si pone in risalto il ruolo del cittadino valutatore e della necessità del “civic auditing”.
Ben vengano i processi di progressiva trasparenza che riguardano gli stipendi degli amministratori, le loro iniziative, ma i veri ostacoli che i cittadini incontrano riguardano la trasparenza delle procedure e il rispetto delle regole.
Un cittadino, per esempio, ha interesse a sapere che fine ha fatto la sua pratica, e considera inaccettabile gestire una cartella pazza senza ricevere informazioni chiare o la giusta assistenza in tempi decenti.
L’introdurre la valutazione dei cittadini dei risultati dell’amministrazione potrebbe aiutare a ridurre i disagi, ma per arrivare a questo ci vorrebbero amministrazioni che abbiano modestia e capacità di ascolto, ammettendo anche loro gravi carenze ed errori.
Un cittadino è più interessato a capire le modalità di ricorso dinnanzi ad una cartella pazza, avere risposte ai tanti quesiti posti anziché vedere pubblicati gli stipendi degli amministratori, che spesso, anche se la pubblicazione è un obbligo di legge, fa “arrabbiare” il cittadino comune.
Per questo il primo punto su cui intervenire è l’informazione, quella più elementare, quella che più interessa chi vive in una città e aspetta risposte chiare e soprattutto vere, cioè che poi trovino riscontro nella relatà.
Questa potrebbe essere un suggerimento, una sorta di “agenda delle cose da fare”.
Nei servizi pubblici locali, invece, la carenza di trasparenza riguarda, per lo più, il servizio idrico, i tributi locali, gli appalti e gli incarichi.
Sarebbe giusta una maggiore partecipazione dei cittadini.
I punti su cui centrare l’attenzione sono principalmente:
Assicurare la trasparenza totale: ciò che è rilevante per il cittadino è il buon andamento del servizio, che l’amministrazione funzioni e funzionino i servizi offerti, al cittadino importa l’efficienza dell’azione amministrativa.
Un passo decisivo potrebbe essere la pubblicità delle proposte e dei reclami degli utenti e su questi “stanare” le inefficienze con interventi specifici, insomma ascoltare i cittadini e renderli partecipi e non ascoltarli solo in prossimità di elezioni.
Qualcuno obietterà dicendo che già i cittadini sono rappresentati nel civico consesso.
Sicuramente è così, ma sappiamo bene il suo funzionamento, dove alla fine conta e vince sempre la maggioranza.
Abbiamo più volte avuto modo di testare che quando si tengono consigli comunali aperti e intervengono i cittadini la “musica” cambia.
Introdurre e rendere sistematica la valutazione civica dei risultati della amministrazione: per far ciò bisognerebbe affiancare la presenza di rappresentanti di cittadini all’interno dei nuclei di valutazione dell’amministrazione.
Una carta dei diritti e non solo dei doveri: accanto alla carta dei doveri, sarebbe il caso anche di occuparsi dei servizi offerti, predisponendo una carta dei diritti dei cittadini, con l’adozione della Carta europea della cittadinanza attiva, Organizzazioni autonome di cittadini (OAC)
In conclusione, il “civic auditing” potrebbe essere un importante pilastro del “palazzo di cristallo”.
Ad Maiora
