Un gruppo di otto impiegati del Policlinico di Palermo gestiva a proprio piacimento le liste ’attesa
per visite ed esami
L’indagine della Guardia di finanza che alcuni anni fa portò alla scoperta del sistema, grazie alla denuncia dell’ex commissario Alessandro Caltagirone, è stata chiusa a dicembre.
Adesso la procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per gli otto dipendenti indagati:
si tratta di Patrizia Rufola, Andrea Li Volsi, Antonino D’Amico, Filippo Fazzelli, Sandro Calderona, Clotilde Guarnaccia, Rosetta Sottile e Fabiola Citarda.
Secondo la ricostruzione della procura, avrebbero favorito una corsia preferenziale aggirando il
sistema di prenotazione.
In alcuni casi, le liste sarebbero state bloccate anche inserendo i nomi di persone decedute.
Sono 132 i casi accertati dal nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo.
E i magistrati del pool reati contro la pubblica amministrazione hanno fatto scattare imputazioni
per falso e accesso abusivo a un sistema informatico.
L’indagine nasce da un esposto presentato dall’azienda ospedaliera dopo che dalla direzione
erano state rilevate numerose anomalie nelle operazioni di prenotazione presso il Cup. Anomalie
segnalate anche dalla società che gestisce il sistema di pagamento.
“C’è la figlia di una mia collega che deve fare una tac total body – è una delle telefonate intercettate dai finanzieri – Manco per spendere sti picciuli”.
In un altro dialogo, dicevano: “Ho un problemino, la ricetta che fa, vuoi vedere se riesci a bloccare questa tac e appena ho la ricetta leviamo quella e inseriamo quella?”. Al telefono,
parlavano liberamente gli indagati e loro amici.
Qualcuno chiedeva anche di spostare la data di un esame. Veniva fatto in tempo reale. Insomma, l’indagine ha documentato tanti favori ad amici e parenti.
“Dimmi una cosa, hai qualche visita dermatologica salvata?”, chiedeva l’ennesimo amico. La risposta conferma l’esistenza del sistema: “Minchia, se me lo dicevi stamattina ne avevo una a tre
giorni, ma ormai l’ho data a una persona”.
I dipendenti infedeli avevano in mano le liste d’attesa, mentre al Cup, il centro di prenotazione, c’era una gran ressa per potere accedere a una visita.
“Torni fra sei mesi”, dicevano alla maggior parte dei pazienti. E, invece, poi, favorivano gli amici.
Ora, se riconosciuti colpevoli, gli otto indagati rischiano pesanti condanne.
Mentre è rimasto il dubbio che dietro questo sistema ci fossero anche meccanismi corruttivi. Dalle intercettazioni non è emersa però alcuna mazzetta.
Solo un intenso scambio di favori, che ha finito per stravolgere il sistema delle prenotazioni
già appesantito da ritardi e inefficienze della sanità pubblica.
