Isola fanalino di coda con la Calabria. Spesa ferma al 13 per cento. Ritardi soprattutto dei Comuni: 4 opere su 10 non sono in fase esecutiva
La Regione ha reclutato 83 consulenti pagati 400 euro al giorno ciascuno.
Quattro opere su dieci non sono ancora nemmeno entrate in fase esecutiva.
La spesa è ferma al 13 per cento. E certamente non verranno centrati gli obiettivi riguardanti gli asili nido. In Sicilia, il Piano nazionale di ripresa e resilienza rischia di trasformarsi in un flop. In un’occasione gettata al vento.
A distanza di tre anni dall’avvio del Piano e a un anno e mezzo dalla sua conclusione, l’Isola arranca. Col pericolo serio di perdere miliardi preziosi.
Nonostante siano stati spesi finora oltre 25 milioni di euro per pagare esperti incaricati di supportare le amministrazioni pubbliche.
Report di soggetti diversi raccontano più o meno la stessa realtà.
Dai dati di Openpolis a quelli di Svimez, passando per l’Ufficio parlamentare di bilancio della Camera, la fotografia della Sicilia presenta più ombre che luci. A partire, appunto, dai numeri riguardanti i pagamenti: Isola ferma al 13 per cento, mentre la media nazionale è superiore
al 30 per cento.
Peggio della Sicilia, solo la Calabria col 10 per cento. Dati lontani da quelli del Veneto al 28 per cento, della Liguria al 22 per cento e della Lombardia al 21 per cento. Distanze notevoli, perché
ogni punto percentuale corrisponde a parecchie decine di milioni.
Stando ai dati Openpolis, una fondazione indipendente che monitora i numeri del Piano, le risorse
complessive che arriveranno in Sicilia saranno pari a 17,6 miliardi.
A gestire i progetti sono sostanzialmente la Regione e, per una fetta più ampia, i Comuni. Preoccupano, in particolare, alcuni dati specifici, come sulle infrastrutture, uno dei punti deboli: i pagamenti ammontano ad appena il 5 per cento.
Qualche buona notizia solo dal capitolo sulla digitalizzazione (22 per cento) e soprattutto dal capitolo “Impresa e lavoro” con oltre la metà dei pagamenti già conclusi.
Ma le difficoltà riguardano anche la fase precedente alla definizione della spesa. Come spiega Svimez, sia per quanto riguarda i finanziamenti gestiti dai Comuni che per quelli a titolarità regionale, infatti, la percentuale delle opere entrate in fase esecutiva supera di poco il 61 per cento. In pratica, quindi, quattro progetti su dieci non vedono nemmeno vicino il traguardo.
Un dato, in verità, migliore rispetto ad alcune regioni del centro- Sud, ma comunque sotto la media nazionale e di gran lunga distante da Regioni come Emilia Romagna e Veneto dove la percentuale delle opere in fase esecutiva supera già il 92 per cento.
Come se non bastasse, ecco l’allarme che arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio sugli asili nido: «La completa attuazione del Pnrr — si legge in un report del 15 gennaio — garantirebbe una copertura regionale di almeno il 33 per cento in tutte le Regioni, a eccezione della Campania e della Sicilia, nonostante queste abbiano ricevuto, nel loro complesso, un quarto del totale
dei finanziamenti; i ritardi strutturali erano tali da essere solo parzialmente compensati». Insomma, anche andando al massimo, non si sarebbe colmato il gap. E per di più, siamo in ritardo.
Un quadro preoccupante. Nono-stante la Regione siciliana e, tramite questa, gli enti locali abbiano potuto contare, dal 2022, su una discreta truppa di esperti ad alta specializzazione:
83 in tutto quelli messi a disposizione della Sicilia, contrattualizzati col dipartimento della Funzione pubblica.
Ogni consulente, finora, è costato 400 euro al giorno, cioè oltre 70 mila euro l’anno per meno di 180 giornate di lavoro. Per una spesa complessiva che si avvicina ormai ai 26 milioni.
A tanto ammonta la quota destinata alla Sicilia dal governo nazionale per il progetto “mille esperti”.
La Regione, con una delibera di giunta, ha individuato, appunto 83 tra ingegneri, agronomi, geologi, biologi, chimici e avvocati.
Superato un avviso pubblico, questi esperti hanno firmato un “contratto individuale di lavoro — si legge in uno dei decreti di liquidazione — che stabilisce un compenso a giornata/persona pari a 400 euro oltre Iva, se dovuta, e cassa professionale/rivalsa Inps, comprensivo di tutte le spese sostenute per l’adempimento degli obblighi contrattuali”.
Un contratto da 400 euro al giorno. Che si trasforma, per i super consulenti, in compensi annui intorno ai 70-80 mila euro.
L’unica spesa che è riuscita a viaggiare veloce.
Ma nonostante questi esperti, in Sicilia il Pnrr resta fermo al palo.
Da laRepubblicaPalermo
