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Un altro paradosso in una Sicilia che soffre la siccità e non riesce ad utilizzare tutta l’acqua accumulata nelle dighe

Last updated: 09/02/2025 16:57
By Redazione 263 Views 7 Min Read
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Beffa siccità e dighe in Sicilia: piove, ma si svuotano gli invasi perché non collaudati

Sicilia, emergenza siccità e dighe: si svasa parte dell’acqua accumulata con le ultime piogge perché gli invasi non sono autorizzati per il collaudo al Volume massimo. Interviene l’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica.

Gianluigi Pirrera, vicepresidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica: “Quanto è successo per la diga Trinità a Castelvetrano ha dell’incredibile: occorre svasare parte dei volumi piovuti ed accumulati con queste ultime piogge perché le dighe non sono autorizzate per collaudo al volume massimo”.

Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica e docente di Idraulica presso l’Università di Firenze: “Anche per gli invasi collinari il ripristino della capacità utile, asportando e riutilizzando i sedimenti depositati, diviene un tema cruciale. I costi sarebbero certamente compensati dai benefici: più volume invasabile per contrastare piene  siccità e incendi, più suolo che si era perso per erosione (misurabile a partire dai quantitativi di sedimenti recuperati)”.

“Un altro paradosso in una Sicilia che soffre la siccità e non riesce ad utilizzare tutta l’acqua accumulata nelle dighe. Quanto è successo per la diga Trinità a Castelvetrano ha dell’incredibile: occorre svasare parte dei volumi piovuti ed accumulati con queste ultime piogge perché le dighe non sono autorizzate per collaudo al Volume massimo.

Dei 18 milioni di metri cubi della diga Trinità se ne possono contenere solo 2 milioni, il livello minimo di garanzia che è consentito dal Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, e si perdono 130.000 mc/giorno.

Non entriamo nel merito dell’aspetto tecnico ma ci limitiamo a ricordare che un notevole volume, circa il 20%, è interrato al fondo e quindi è inutilizzabile.

Certo nei decenni precedenti era comprensibile che non ci fossero risorse economiche per dragare ma oggi, questo costo è ampiamente compensabile perché sono da dragare terreni alluvionali, fortemente fertili e riutilizzabili per l’agricoltura (vigneti, uliveti anche di qualità).

Tutto ciò si chiama Economia Circolare e questi Servizi Ecosistemici hanno una valenza maggiore nella nostra Sicilia che purtroppo vanta ancora il titolo di regione d’Europa, insieme ad alcune aree della Spagna, a maggior rischio desertificazione.

Una semplicissima Soluzione basata sulla Natura, oggi definita Nature based Solution, più semplice ancora dei suoli artificiali, i tecnosuoli, necessari per contrastare la desertificazione. Fertilità di terreni che non sono rifiuti, basta una banale caratterizzazione per esserne tutti convinti. Ed inoltre a beneficio, oltre che dell’agricoltura, per gli interventi idrogeologici a monte delle dighe, perché si tratta delle erosioni dei terreni a monte.

Mentre a valle terreni che, trattenuti proprio dalle dighe, non arrivano più a mare ed accelerano i processi erosivi costieri.

Ci chiediamo quindi perché non dragare le dighe, il costo materiale è di fatto un intervento preventivo di protezione civile, a monte ed a valle, ed un beneficio per la sete della Sicilia. E oltre alla diga Trinità, c’è la diga Rubino sempre nel trapanese, e poi la diga Disueri a Gela, insomma acqua per la sete della Sicilia e terreni fertilissimi da recuperare per la agricoltura.

I numeri dello svasamento ci dicono che sono costi recuperabili.  Partite di giro dovute.”. Lo ha affermato Gianluigi Pirrera, vicepresidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica.

Invasi collinari e capacità utile. “Anche per gli invasi collinari il ripristino della capacità utile, asportando e riutilizzando i sedimenti depositati, diviene un tema cruciale.

I costi sarebbero certamente compensati dai benefici: più volume invasabile per contrastare piene – ha concluso Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica –  siccità e incendi, più suolo che si era perso per erosione (misurabile a partire dai quantitativi di sedimenti recuperati)”.

Diga Trinità, Schifani in riunione al Mit: gli interventi della Regione per la funzionalità dell’invaso messo fuori esercizio dal Ministero

Si è tenuta la scorsa settimana al ministero delle Infrastrutture, a Roma, una riunione sulla diga Trinità di Castelvetrano.

All’incontro, al quale era presente il presidente della Regione Renato Schifani, accompagnato dal capo della Protezione civile siciliana Salvo Cocina, hanno partecipato la coordinatrice della Struttura tecnica di missione del Mit Elisabetta Pellegrini e il direttore generale per le Dighe Angelica Catalano.

La riunione fa seguito al provvedimento con cui il Ministero per le infrastrutture avrebbe disposto la chiusura o, per dirla con termini tecnici e burocratici, la “messa fuori esercizio”, della diga Trinità. Il venir meno dell’acqua dell’invaso prefigura il tracollo di un pezzo importante della economia dell’intera provincia di Trapani, dove migliaia di ettari di vigne e olivi ed altre pregiate colture nel Belìce rischiano di rimanere a secco.

A Roma, in piena sintonia di collaborazione istituzionale – si legge in una nota da Palazzo d’Orleans – si è delineato il percorso amministrativo che la Regione seguirà di concerto con il Ministero per superare le criticità attuali a tutela delle produzioni del territorio e per programmare successivi interventi per ristabilire la normale funzionalità dell’invaso.
In particolare, con immediatezza, la Regione procederà a dare incarico a un consulente specializzato per un approfondimento sulle condizioni strutturali del corpo diga e dell’invaso nel suo complesso, nonché per una rivalutazione delle verifiche statiche e sismiche atte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura con il minimo quantitativo di acqua senza rischio per la popolazione e, infine, per individuare gli interventi più urgenti da attuare. Questa fase dovrebbe essere completata entro un mese.

Un secondo step, con tempi e risorse finanziarie maggiori, riguarderà il progetto complessivo di messa in sicurezza totale della diga.

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