L’intervista:
Procuratore Gratteri, l’Italia arretra nella lotta alla corruzione.
Secondo la classifica sulla percezione che si ha in questo campo, redatta ogni anno da Transparency International, il nostro Paese è 52esimo nel mondo, 19esimo in Europa.
Nell ’ultimo anno perde 10 posizioni, mentre per 12 anni aveva solo fatto progressi. Come se lo spiega?
Non mi meraviglia, sono dati prevedibili. Le organizzazioni criminali che controllano larghe fette dell’economia in cambio di appalti e di altri favori da parte della Pubblica amministrazione concedono interi pacchi di voti. Fino a quando non si ha il coraggio di riconoscere che la corruzione nella Pubblica amministrazione è strettamente connessa alle attività della criminalità organizzata e non si potenziano gli strumenti per aggredirla, ci possono essere solo passi indietro.
A proposito di lotta alla corruzione, forse già lunedì, per volere della maggioranza, la Camera approverà definitivamente la riforma che limita le intercettazioni a 45 giorni, con l’eccezione di
mafia e terrorismo… Ma perché questo limite temporale che ostacola le indagini?
Noi magistrati, quando intercettiamo, non andiamo ‘a strascico’, come dice il ministro Nordio con un termine improprio. Abbiamo tanto lavoro da fare e siamo noi stessi, se vediamo che un’utenza intercettata non porta a nulla, a chiedere al giudice la revoca del provvedimento che l’ha autorizzata. E torniamo alla corruzione. Sarà ancora più difficile scoprirla dato che il tetto dei 45 giorni vale anche per reati contro la Pubblica amministrazione. Invece i reati corruttivi, contro la Pubblica amministrazione vanno inseriti nell’elenco delle eccezioni, proprio come i reati di mafia e terrorismo. Se non si provvede a questa correzione, la lotta alla corruzione è solo un sofismo. Aggiungo che già adesso se scopriamo una corruzione attraverso un’intercettazione effettuata per un’indagine di mafia, quella registrazione non possiamo utilizzarla perché autorizzata per un altro procedimento, in base a una recente riforma già in vigore, poiché i reati contro la P.A. non prevedono l’arresto in flagranza. Ma, statisticamente parlando, sempre più di frequente gli episodi di corruzione emergono durante le indagini contro la criminalità organizzata.
Il ministro Nordio ha definito voi pm dei superpoliziotti che inventate spesso indagini a tavolino.
Sono affermazioni gravi e offensive. Poiché, insieme al Pg della Cassazione, è il titolare dell’azione disciplinare, mi domando: come mai se il ministro è a conoscenza di pm che abusano del loro potere, non invia gli ispettori in quegli uffici?
Se quello che dice è vero e non promuove un’azione disciplinare ha un comportamento omissivo.
Gli arresti, ieri, di boss palermitani, a Napoli, due giorni fa, o in Calabria , confermano
che c’è un problema di sicurezza nelle carceri. I mafiosi continuano a comandare da
dietro l e sbarre anche attraverso i criptofonini .
Lei già prima di diventare procuratore di Napoli aveva lanciato una proposta. Quale?
Ho sostenuto che il Dap avrebbe dovuto comprare i Jammer, strumenti che inibiscono le radiofrequenze anche dei telefonini.
Perché il Dap non li fece comprare?
Mi è stato detto che i Jammer avrebbero potuto nuocere alla salute degli agenti della polizia
penitenziaria e che avrebbero disturbato anche i loro cellulari. Ma gli agenti i telefonini quando arrivano in carcere li lasciano nei cassetti.
Se questi telefonini entrano nei circuiti denominati Alta sicurezza, vuol dire che non ci sono controlli?
Mancano circa 18 mila agenti della polizia penitenziaria su 42 mila. Quindi èmolto difficile fare controlli capillari. Quindi tante volte i telefonini o la droga entrano o con i pacchi dei familiari o addirittura con i droni, che per non essere visti restano anche a 500metri di altezza e lanciano il
pacco verso la finestra del detenuto destinatario con una lenza da pescatore.
Da ilFattoQuotidiano.it
