La decisione scatena la bagarre politica. Il sottosegretario: “Spero ci sia un giudice a Berlino”. La premier “sconcertata” mette in dubbio che il giudizio sia basato sul “merito”
Rivelazione di segreto d’ufficio: con questa accusa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro è stato condannato a 8 mesi dal tribunale di Roma per la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, ha detto Delmastro dopo aver appreso la notizia della condanna e scatenando il putiferio politico. Immediatamente dalle opposizioni è stato chiesto al componente del governo di fare un passo indietro, con il suo partito (Fdi) che invece ha deciso di difenderlo a spada tratta, parlando di “sentenza politica” e accusando i giudici. A iniziare dalla presidente del Consiglio: “Sono sconcertata. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Rimane al suo posto”, ha detto Giorgia Meloni.
La decisione e l’opinione dei pubblici ministeri
La sentenza è arrivata a poco meno di tre mesi dal rinvio a giudizio, con la procura capitolina che aveva chiesto l’assoluzione per il politico. Per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Rosalia Affinito mancava l’elemento soggettivo del reato, ovvero la mancherebbe la cosciente e consapevole volontà di compiere un fatto che costituisce reato. I giudici, però, hanno deciso diversamente, condannando il componente del governo Meloni. L’indagine su Delmastro era partita dopo che aveva rivelato al coinquilino, oltre che compagno di partito, Giovanni Donzelli diversi dettagli sulla detenzione di Cospito. Particolari e dettagli – sui dialoghi di Cospito con alcuni boss mafiosi suoi compagni di reparto nel penitenziario di Sassari – che sarebbero arrivate dal Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia Penitenziaria.
Il caso
Il 31 gennaio, durante una seduta della Camera, Donzelli aveva usato quelle informazioni per attaccare quattro parlamentari del Pd, Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai, accusandoli di vicinanza alla mafia per aver fatto visita all’anarchico qualche settimana prima (video). L’indagine era stata aperta dopo un esposto presentato in Procura dal parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. La sentenza dovrebbe arrivare in giornata. Il politico ha già anticipato nei giorni scorsi che, in caso di condanna, non si sarebbe dimesso dal suo incarico nel governo.
La vicenda giudiziaria
Nell’udienza preliminare la Procura di Roma, rappresentata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo aveva chiesto il non luogo a procedere. Lo scorso luglio però il gip Emanuela Attura aveva disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario, non accogliendo la richiesta dei pm, che avevano invece sollecitato l’archiviazione ritenendo non ci fosse appunto la prova dell’elemento soggettivo del reato (cioè della consapevolezza di Delmastro di stare violando un segreto amministrativo). Il sottosegretario aveva dichiarato di essere “straordinariamente fiero di non aver tenuto sotto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41-bis. Lo rifarei domani mattina”.
Il diretto interessato
Subito dopo la condanna, Andrea Delmastro ha affidato alla sua pagina Facebook le proprie conclusioni sulla vicenda: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole!” ha scritto, con evidente eccesso di punti esclamativi. E ancora: “E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla!” Poi le accuse, senza fare i nomi degli accusati: “Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo” ha scritto il sottosegretario. Che poi ha provato a difendersi: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! – ha aggiunto – E gli italiani lo sanno!”. In conclusione, l’annuncio delle prossime mosse: “Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino – ha detto – E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.
Le reazioni
Dalle opposizioni i primi a commentare la condanna sono i parlamentari del Partito Democratico, che non hanno usato parole dolci contro il componente del Governo Meloni: “La condanna del sottosegretario Delmastro conferma in sede penale, dove siamo stati ammessi come parte civile, le valutazioni politiche già espresse nei confronti di un esponente di spicco del partito di Giorgia Meloni – hanno detto – che, evidentemente, si è reso parte attiva di comportamenti gravi e lesivi dell’onorabilità del ruolo ricoperto, utilizzando informazioni riservate per colpire gli avversari politici“. Secondo Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e l’ex ministro dem Andrea Orlando “si tratta di un duro colpo per l’ex avvocato di fiducia della Premier Meloni e responsabile giustizia del suo partito, prima di andare a ricoprire l’attuale incarico a via Arenula che sta svolgendo in maniera poco onorevole e poco disciplinata. È evidente – hanno continuato – che tra le conseguenze del lesivo comportamento di Delmastro ci sia stato anche un grave danno per i sottoscritti, accostati in maniera impropria e calunniosa ai mafiosi da parte di chi, il coordinatore del partito della Meloni, Donzelli, ha ricevuto informazioni riservate per poterle usare come una clava contro esponenti dell’opposizione”. Da qui l’appello al diretto interessato: “E le conseguenze politiche di quanto è avvenuto non possono che consigliare un passo indietro al sottosegretario Delmastro per allontanare qualsiasi ombra dal suo operato al ministero della giustizia alla luce di questa gravissima condanna”.
Schlein: “Meloni lo faccia dimettere”
“Delmastro condannato per aver usato segreti di Stato contro le opposizioni dimostra quanto questa classe dirigente sia inadeguata. Giorgia Meloni adesso lo faccia dimettere anziché continuare a mentire sui fondi alla sanità pubblica e a non far nulla sulle bollette più care d’Europa”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Conte: “Poltrone piene di colla”
Più politica la presa di posizione del leader del M5s Giuseppe Conte: “Il sottosegretario Delmastro, quello che giocava con i documenti riservati col coinquilino Donzelli, è stato condannato in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio. Ha già annunciato che non si dimetterà – è il parere dell’ex premier – Non avevamo dubbi. Purtroppo. Da Delmastro a Santanché si sentono ormai tutti intoccabili. La principale colpevole di questo grave andazzo – ha attaccato Conte – è Meloni che chiedeva le dimissioni di tutti dall’opposizione e ha perso la coerenza da qualche parte a Colle Oppio. Poltrone piene di colla per i suoi amichetti – ha concluso – anche se l’amichetto è un condannato in primo grado al ministero della Giustizia per violazione dei doveri d’ufficio”.
Fdi: “Sentenza politica, chi tocca il Pd va punito”
Non si è fatta attendere la difesa d’ufficio del partito di Delmastro, quel Fratelli d’Italia che ha parlato di “sentenza esclusivamente politica“. A parlare è il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami: “All’esito di un processo esclusivamente politico che ha imbarazzato addirittura l’accusa – ha detto – che più volte si era espressa per la liceità del comportamento del sottosegretario, la cui unica responsabilità è stata quella di aver fatto sapere agli italiani che esponenti del Pd erano andati a incontrare mafiosi in carcere”. Da qui la conclusione di Bignami: “Chi tocca il Pd, per certi magistrati, va punito”. Poi ha rilanciato le accuse: “Ed invece noi insistiamo: perché i deputati del Pd sono andati a trovare i mafiosi? Cosa dovevano dire loro? Perché a queste domande non hanno mai risposto? Siamo vicini al collega Andrea Delmastro – ha concluso – e convinti che, superate queste incrostazioni di partito, verrà riconosciuto innocente non solo dalla pubblica accusa ma anche da chi dovrebbe giudicare in forma terza e imparziale”.
Il dolore del ministro Nordio
“Sono disorientato e addolorato per una condanna che colpisce uno dei collaboratori più cari e capaci”: sono state queste le prime parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha detto di confidare in una radicale riforma della sentenza “in sede di impugnazione e rinnovo all’amico Andrea Delmastro la più totale e incondizionata fiducia”. Poi l’augurio: “Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili ed urgenti riforme della Giustizia”.
Da ilFattoQuotidiano
