Vittime migliaia di bambini dai tre anni in su. Il procuratore Curcio: “Resteranno segnati a vita”
Tutto è partito dal fermo di due pedofili catanesi avvenuto circa un anno fa, grazie alla polizia postale.
Oggi gli arrestati dell’operazione “Hello”, tutti uomini, accusati dello stesso reato e appartenenti alla medesima comunità online, sono 34 in tutta Italia, di cui 12 solo in Sicilia.
Sono i nuovi orchi che hanno abusato sessualmente di bambini dai tre anni in su, e che utilizzano il web (in particolare la app Viber) per scambiarsi materiale pedopornografico o addirittura
per filmare in diretta gli abusi.
Una community digitale con utenti sparsi in ben 56 città italiane, con un’età che oscilla dai 21 ai 59 anni.
Gli agenti che hanno partecipato all’operazione sono 500, gli indagati complessivi 122.
Il resto è puro orrore, difficile anche per gli inquirenti da descrivere.
L’indagine fatta di analisi informatiche eseguite con gli strumenti della digital forensics, è andata a buon fine anche grazie all’infiltrazione di agenti sotto copertura. «È stato fondamentale
mantenere aperto il dialogo con alcune di queste persone, guadagnarsi la loro fiducia.
Solo in questo modo è stato possibile identificare i soggetti», ha detto Ivano Gabrielli, direttore nazionale del Servizio polizia postale e delle comunicazioni, che ieri ha illustrato i dettagli dell’operazione insieme al procuratore Francesco Curcio, al questore Giuseppe Bellassai e al dirigente della polizia postale, Marcello La Bella.
I bambini abusati sono stati migliaia, tutti a vario titolo abusati da pedofili di ogni estrazione («ci sono operai, impiegati e qualche professionista », dice La Bella), video in streaming per permettere di assistere in diretta alla violenza, pratiche sadomaso e di zooerastia con i piccoli,
scambi di decine di migliaia di file illegali.
L’operazione “Hello” è stata coordinata
dalla procura di Catania e condotta dagli investigatori della polizia del Centro operativo per la
sicurezza cibernetica, con la collaborazione del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del servizio di polizia postale.
«Alcune chat — ha detto Curcio — erano frequentate da persone con nickname come niño con animales e niño primeros da zero a sei anni.
L’indagine tratta fatti enormemente gravi con migliaia di bambini che resteranno segnati da questi abusi ».
Due degli arrestati erano in possesso di video autoprodotti con immagini contenenti abusi su minori.
Tre vittime sono state già identificate.
I bambini vittime degli abusi frequentavano per lo più le case degli arrestati. Le perquisizioni sono avvenute in ambiente cloud, ossia nella “nuvola di memoria digitale”.
Gli arrestati risiedono Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino,
Barletta-Andria-Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari.
Da laRepubblicaPalermo
