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Gaza, Israele ferma gli aiuti umanitari per il no di Hamas al piano Witkoff e incassa l’appoggio Usa. A Gerusalemme 500 coloni assaltano la moschea di Al-Aqsa

Last updated: 03/03/2025 6:51
By Redazione 99 Views 6 Min Read
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“La mossa di Israele di sospendere gli aiuti è simbolica: nelle ultime settimane arrivati a Gaza aiuti umanitari sufficienti per 4 mesi”, riferiscono i media israeliani. La Casa Bianca: “Sosterremo la decisione”. La Ue si limita a condannare Hamas

La prima fase del cessate il fuoco è scaduta sabato 1 marzo, senza alcun accordo tra Israele e Hamas che si scambiano accuse e non solo. E mentre il gruppo militare palestinese comunica 4 morti e 6 feriti negli ospedali di Gaza, l’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che più di 500 coloni israeliani avrebbero fatto irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa, la più grande nella di Gerusalemme e parte del complesso di edifici sacri per ebrei, musulmani e cristiani. L’irruzione sarebbe avvenuta sotto la protezione dei soldati israeliani, nel secondo giorno di Ramadan per il quale Israele ha imposto restrizioni agli ingressi nei luoghi di culto duramente criticate dalle autorità religiose palestinesi.

Intanto, nella notte tra sabato e domenica, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di bloccare l’ingresso di merci e forniture nella Striscia perché Hamas ha rifiutato il piano per estendere la prima fase fino al Ramadan e alla Pasqua ebraica, proposto dall’inviato in Medio Oriente dell’amministrazione Trump, Steve Witkoff. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Brian Hughes ha appoggiato la decisione affermando che “Israele ha negoziato in buona fede fin dall’inizio” e “sosterremo la loro decisione sui prossimi passi”. L’Egitto – Paese mediatore per la pace in Medioriente insieme a Qatar e Usa – ha invece condannato la decisione, così come il ministero degli Esteri saudita. La Ue dal canto suo si limita a “condannare il rifiuto di Hamas di accettare l’estensione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco”. Quanto alla decisione di Israele, il portavoce del servizio di azione esterna della Ue si limita a dire che “potrebbe potenzialmente comportare conseguenze umanitarie“.

In base al piano Witkoff, ha fatto sapere Israele, i militari palestinesi dovranno rilasciare metà degli ostaggi il primo giorno e gli altri non appena raggiunto un accordo per un cessate il fuoco duraturo. Hamas, invece, insisterebbe perché si passi subito alla seconda fase del cessate il fuoco: “L’unico modo per raggiungere la stabilità nella regione e il ritorno dei prigionieri”. La risposta: “Israele non permetterà una cessazione delle ostilità senza il rilascio dei nostri ostaggi. Se Hamas continuerà nel suo rifiuto, ci saranno ulteriori conseguenze”. Per Hamas, la decisione di Netanyahu “è un’estorsione a basso costo, un crimine di guerra e un palese attacco all’accordo di cessate il fuoco: fermare l’ingresso degli aiuti significa la decisione di Israele di far morire di fame i residenti della Striscia di Gaza. Deve essere presa una posizione internazionale dura per fare pressione su Israele affinché fermi tutto questo”. Secondo Israele, invece “l’allarme fame è stata una menzogna durante tutta la guerra.

Solo “menzogne”, ha detto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, aggiungendo che “sulla sospensione degli aiuti gli Stati Uniti accettano la nostra posizione e la riconoscono: stiamo applicando il principio ‘niente pasti gratis‘”. Intanto le abitazioni di diversi ministri israeliani, tra cui lo stesso Sa’ar, sono state raggiunte da dimostranti che chiedono impegno per la continuazione dell’accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Il blocco degli aiuti, riportano i media israeliani, sarebbe solo “una mossa simbolica” perché il governo ritiene che “25.200 camion entrati nella Striscia durante gli ultimi 42 giorni di cessate il fuoco, con aiuti umanitari sufficienti per 4 mesi”. A pensarla diversamente è Medici Senza Frontiere, organizzazione medico-umanitaria che nella Striscia ha dispiegato quasi 1.000 operatori umanitari. “La notizia ha creato incertezza e paura, causando un’impennata dei prezzi dei generi alimentari”, avverte, precisando che, nonostante l’aumento del numero di camion, le restrizioni imposte continuano ad ostacolare la risposta umanitaria e che la maggior parte degli aiuti entrati sono cibo e carburante, “insufficienti a soddisfare gli immensi bisogni della popolazione”.

“Gli aiuti umanitari, che sono incondizionati, devono continuare ad arrivare a Gaza. Ricordiamo la necessità urgente di garantire un accesso continuo e finanziamenti adeguati, insieme a un cessate il fuoco duraturo, in linea con le norme del diritto internazionale umanitario”, ha scritto su X la commissaria dell’Unione europea per la Crisi, Hadja Lahbib. Alla Ue si è rivolto il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, invitando l’Unione Europea a esercitare “la massima pressione” sulle parti e in particolare su Israele affinché rispetti il cessate il fuoco. A chiedere garanzie sul cessate il fuoco è anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa. “L’accordo di cessate il fuoco ha salvato innumerevoli vite e ha offerto un raggio di speranza in mezzo a sofferenze inimmaginabili. Qualsiasi cedimento dello slancio in avanti creato nelle ultime sei settimane rischia di far sprofondare di nuovo le persone nella disperazione”, ha dichiarato il Comitato dopo la sospensione dell’ingresso degli aiuti a Gaza e nuove segnalazioni di attacchi nell’enclave.

Domenica una persona è stata uccisa e un’altra è rimasta ferita in un attacco israeliano con droni su Beit Hanun, una città nel nord della Striscia, secondo i media palestinesi ripresi da Al Jazeera. Più tardi, la Protezione Civile della Striscia, gestita da Hamas, ha riferito di colpi di artiglieria e attacchi di carri armati “ai margini della città di Abassan al-Kabira, a est di Khan Yunis“, nel sud del territorio.

Fonte ilFattoQuotidiano.it

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