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Caltanissetta 401 > News > Economia e Finanza > “Pensioni che fare ?
Economia e Finanza

“Pensioni che fare ?

Last updated: 09/09/2024 11:28
By Sergio Cirlinci 80 Views 8 Min Read
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Continuando di questo passo, la pensione pubblica sarà poco più di un’elemosina sociale e soprattutto non sarà sufficiente per vivere una serena vecchiaia. L’Inps sarà sempre più in difficoltà nel pagare le pensioni….quindi cosa fare ?
Pensione di scorta, integrativa o complementare.
Vediamo il perchè è importante ricorrere alla pensione integrativa.
Quanto si prenderà in meno con la pensione rispetto all’ultimo stipendio?
In media, nel contributivo puro, con 40 anni di contributi si prenderà il il 60% dell’ultimo stipendio, mentre con 30 anni di contributi l’assegno sarà pari al 48% della busta paga.
Ma queste notizie, difficilmente si sentiranno in tv o sulle grandi testate.
Provate adesso ad immaginare la vostra situazione con questo esempio.
Andate in pensione il primo gennaio del prossimo anno ed il 31 dicembre prendete l’ultimo stipendio di 2.000,00€. La prima pensione ammonterà a 1.200,00 o 1.000,00, dipende dai contributi versati, posizione lavorativa e sistema applicato.
Bene, adesso prendete carta e penna e cominciate a scrivere cosa dovrete eliminare per compensare il gap. Sky, Netflix Internet, cene fuori, vacanze, regali a figli e nipoti etc. etc….
Ovviamente sono esempi generici e non applicabili a chi ad esempio ha nel tempo acquisito una posizione economica tale, immobili, risparmi o altri investimenti, che colmano la differenza e consentono di mantenere lo stesso stile di vita pre-pensione. Chi invece non è stato “formichina”, per tanti motivi, dovrà operare dei tagli, che influiranno parecchio sullo stile di vita e sull’aspetto psicologico, Privarsi o rinunciare non fa certo bene.
A dire il vero però capirci qualcosa attraverso i media è un’impresa, considerando che su uno stesso tema, giornali e Tv riescono ad assumere posizioni letteralmente contrapposte.
Ad esempio, parlando di risparmi e liquidità, due pagine “specializzate” titolano ad esempio in questo modo:
“I depositi continuano a crescere”
“Ci stiamo mangiando i risparmi accumulati”
In questi ed in altri articoli si citano numeri, si fanno previsioni, si elargiscono inviti e si fanno paragoni con gli altri “europei”: cose che messe assieme sono totalmente inutili e sembrano assemblate con l’unico scopo di sostenere le ragioni di un punto di vista o di un assunto di base, che poi è quello di chi ha scritto l’articolo o di chi lo ha commissionato.
Il lettore medio, da queste parole, ne esce certamente confuso e probabilmente incapace di capire se reagire e come reagire, sempre che legga. Forse, scambiando la banca per la farmacia, correrà a comprare il BTP Italia, certo di mettersi in portafoglio un prodotto utile e vantaggioso (“lo comprano tutti!”) che sembri utile per alleviare quei palati bruciacchiati dai tassi a rendimento negativo o quasi degli ultimi anni.
Intanto il tempo passa e chi dovrebbe, invece, usare i propri risparmi o una parte delle proprie entrate, per disegnare per sé un futuro meno incerto, inciampa nei soliti errori di comportamento che sono l’immobilismo ed il rimandare.
Nella maggior parte dei casi non si ha una strategia adeguata all’obiettivo di integrazione pensionistica complementare.
Poi ci sono gli irriducibili ottimisti, quelli cioè che son convinti che una soluzione il sistema pubblico la troverà.
A questi inconsapevoli illusi andrebbe spiegato che la perdurante congiuntura di produttività del Paese, rinvigorita dalla crisi in atto, sortirà effetti deleteri . Si tratta di un fattore che, al pari della carriera lavorativa e dell’età di pensionamento, incide e inciderà sempre più sull’entità dell’assegno, che verrà riconosciuto al futuro pensionato e che sarà rigorosamente calcolato attraverso il metodo contributivo (calcolo della pensione determinato esclusivamente in funzione dei contributi versati nell’arco della vita lavorativa. Legge 8 agosto 1995, n. 335 “riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare” (c.d. riforma Dini) che introduce il sistema di calcolo contributivo, disponendone la totale applicazione nei confronti di tutti gli assicurati a decorrere dal 1° gennaio 1996) …quindi tutti o quasi.
Di contro i numeri della previdenza complementare non invitano all’ottimismo.
I dati Covip parlano di un incremento molto basso delle posizioni presso le forme pensionistiche complementari.
Nonostante i vari meccanismi di incentivazione, fin qui hanno sortito effetti di molto inferiori alle attese.
In Italia lo Stato, bisogna anche dire se da un lato incentiva, deduzione sino a 5.164,67, tassazione separata ed agevolata al momento dell’erogazione, lucra sulla previdenza complementare. Dopo la riforma Maroni del 2007 la politica è intervenuta, ma in negativo. L’incremento dell’imposta annua sul capital gain (guadagno) delle forme di previdenza complementari è passato dal 11% all’attuale 20%, scelta non certo lungimirante.
Gli Italiani si sa sono molto sensibili ai vantaggi fiscali. Se la politica volesse veramente invogliare i cittadini alla previdenza complementare e favorirne lo sviluppo, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni, le più penalizzate. dovrebbe rimodulare l’imposta sul capital gain (guadagno) fino ad azzerarlo. In Europa, la tassazione più utilizzata è quella EET, cioè esenzione sui contributi, esenzione sui rendimenti annui e tassazione della prestazione finale. In l’Italia si applica il sistema ETT, come in Danimarca e Svezia, ma loro sono due realtà economiche non paragonabili certamente alla nostra.
Gli italiani non possono più aspettare e devono adattarsi con quello che oggi c’è e, soprattutto, evitare di rimandare di affrontare il problema. Bisogna capire che tra i vari rischi di cui preoccuparsi ed assicurarsi, c’è quello previdenziale.
Quello che accade nei paesi che “funzionano” è la sensibilizzazione e l’informazione. Certo non sono garanzia di un immediato cambiamento, ma è un modo per aiutare a capire il problema che si presenterà comunque e pesantemente.
Ma questo la politica non lo dirà mai.
Il risparmio fiscale periodico dovrebbe essere, per massimizzarlo al meglio, reinvestito su uno strumento finanziario, sfruttando la metodologia del PAC (piano di accumulo) scegliendo un giusto livello di rischio idoneo al tempo che manca alla pensione.
Scegliere il livello di rischio, sia nel previdenza complementare che in un PAC, non è semplice ma basta rispondere a delle semplici domande:
Qual è l’obiettivo che mi prefiggo ?
“Quando arriverò all’età pensionabile, mi interessa aver accumulato una bella somma che sia la più alta possibile”, oppure “Voglio dormire sonni tranquilli e non accetto che quello che accantono perda anche se temporaneamente di valore”.
Qui entra il gioco il ruolo del consulente che deve ben spiegare e far capire le motivazioni addotte e spiegare cosa comporta l’una o l’altra scelta.
Lo scopo del consulente è accompagnare il cliente verso soluzioni, informando, chiarendo esperienze passate che non comprende e che lo inducano a scelte e emotive ed irrazionali.
È necessario non perdere altro tempo e cominciare da subito a pensare al proprio futuro, per affrontarlo con la giusta serenità economica e senza doverci privare di tante cose. Ad Maiora
Suggerimenti:
Per visionate la vostra futura pensione potete consultare il sito dell’Inps. https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.schede-servizio-strumento.schede-strumenti.la-mia-pensione-futura-simulazione-della-propria-pensione-50033.la-mia-pensione-futura-simulazione-della-propria-pensione.html
Per maggiori approfondimenti https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/previdenza/focus-on/Previdenza-complementare/Pagine/default.aspx”

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