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Quanto costano davvero i dazi all’Ue: conto salato per Germania e Italia

Last updated: 05/04/2025 4:52
By Redazione 103 Views 3 Min Read
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Uno studio prova a stimare l’impatto dei dazi sull’Ue, prevedendo il costo per aziende e consumatori e quali sono i Paesi più colpiti

Contents
Quanto costano i dazi di Trump all’Ue e chi paga di piùQuali saranno i settori più penalizzati

Più di 100 miliardi. Questo è il costo stimato per l’Ue dei dazi annunciati dal presidente Usa, Donald Trump. A fare i calcoli è Teha Group, in occasione della 36esima edizione del Workshop “Lo Scenario dell’Economia e della Finanza” a Cernobbio. Le stime riguardano i costi per i produttori, le aziende e i consumatori.

Nello specifico, viene ipotizzata l’ipotesi per cui i dazi rimangano pari al 20% su tutte le esportazioni e al 25% su acciaio, alluminio e automobili. Con queste condizioni, il prezzo per l’Ue sarebbe di 104,4 miliardi.

Quanto costano i dazi di Trump all’Ue e chi paga di più

Il calcolo dei 104,4 miliardi prende quindi in considerazione lo scenario probabilmente peggiore, quello senza alcun compromesso, ma che comunque sembra anche il più probabile, almeno al momento. A pagare il conto più salato in Ue sarebbe la Germania, che grazie al suo forte export potrebbe rimetterci un terzo del totale europeo, ovvero 35 miliardi. Non va, però, molto meglio all’Italia: per il nostro Paese i dazi hanno un costo molto alto, a quota 14 miliardi, e tra i più elevati in assoluto.

Quali saranno i settori più penalizzati

Il settore più penalizzato, secondo lo studio, sarà quello dei macchinari, con un conto da 3,43 miliardi. A seguire l’automotive, che potrebbe rimetterci 2,55 miliardi. Poi troviamo la farmaceutica a 1,58 miliardi, l’agroalimentare a 1,34 e la moda a 1,16.

L’analisi prova anche a fornire qualche risposta ritenuta efficace contro i dazi. Innanzitutto suggerisce all’Ue di agire compatta, senza iniziative dei singoli Paesi. Puntando soprattutto sui mercati emergenti come la Turchia (17,6 miliardi di euro di scambi), il Giappone (8,2 miliardi), gli Emirati Arabi Uniti (8 miliardi) e l’Arabia Saudita (6,2 miliardi). Zone in cui si sono registrati tassi di crescita degli scambi superiori al 50% negli ultimi cinque anni.

C’è poi un altro suggerimento che viene fornito all’Ue, ovvero quello di alzare i toni in chiave di deterrenza. Usando, almeno come minaccia, un’arma importante: servirebbe ricordare a Washington che l’Ue detiene oltre 1.700 miliardi di dollari del debito pubblico statunitense. E agire su questa leva.

Fonte LANOTIZIAGIORNALE.IT di Stefano Rizzuti

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