Caltanissetta, incastonata al centro della della Sicilia, nutre da tempo due ambizioni che risuonano come un’eco di speranza e progresso: un’Università solida e dinamica e un Ospedale Universitario/Policlinico all’avanguardia.
Due sogni intrecciati, gli unici in grado di trasformare il volto della città, attrarre e far rimanere talenti, generare sviluppo e garantire un futuro più roseo per i suoi cittadini e per le future generazioni.
Tuttavia, la realtà dipinge un quadro fatto di opportunità mancate, promesse non mantenute e un senso di frustrazione palpabile.
Era il sogno di un’Università forte a Caltanissetta, come di un Policlinico, un’infrastruttura sanitaria di eccellenza rappresenterebbe un salto di qualità fondamentale per la sanità locale, evitando ai cittadini i disagi e i costi di spostamenti verso altre province per ricevere cure specialistiche.
Un policlinico universitario, in particolare, potrebbe creare una sinergia virtuosa con l’ateneo, favorendo la ricerca medica, la formazione di nuovi professionisti sanitari e l’innalzamento complessivo della qualità dell’assistenza. Tuttavia, anche questo sogno sembra scontrarsi con ostacoli burocratici, mancanza di finanziamenti certi e, forse, una scarsa volontà politica di tradurre le promesse in realtà concrete.
“il Sant’Elia di Caltanissetta sarà il quarto policlinico in Sicilia“
La mancata realizzazione di questi due progetti strategici non è solo una questione di opportunità perdute per Caltanissetta. Essa incide profondamente sul tessuto sociale ed economico della città, alimentando un senso di marginalità e di declino.
I giovani talenti sono costretti a cercare altrove le opportunità di studio e di lavoro, impoverendo il capitale umano del territorio. L’assenza di un polo sanitario di riferimento indebolisce la qualità della vita e la capacità di attrarre nuovi residenti e investimenti.
È tempo che la politica regionale e locale assuma una responsabilità concreta nei confronti di Caltanissetta.
Non bastano più le promesse e le vaghe “visioni”. Servono azioni concrete, decisioni rapide e investimenti mirati per sbloccare la situazione dell’università e per dare finalmente il via alla realizzazione di un policlinico degno di questo nome.
I sogni di un’università fiorente e di una sanità all’avanguardia non devono rimanere chimere nel cuore della Sicilia, ma trasformarsi in realtà tangibili per il bene di tutta la comunità nissena e non solo, diventando punto di riferimento per le province vicine.
Oggi, il sogno universitario appare offuscato da una prolungata assenza di un presidente, un vuoto di potere che dura da quasi un anno e che pesa come un macigno sul futuro dell’istituzione, bloccandola di fatto, con una città che assiste impotente al lento declino dei due sogni.
Un’istituzione che, nelle ambizioni dell’ex presidente, oggi sindaco, Walter Tesauro, sarebbe dovuta diventare il fulcro di un ambizioso progetto di rilancio del territorio, trasformandosi in un polo, pur decentrato, ma attrattivo.
Mentre a Trapani e ad Agrigento, facenti parte entrambe di Unipa, fioriscono nuove facoltà, attirando studenti e investimenti, Caltanissetta si lecca le ferite, ostaggio di una paralisi decisionale che ha il volto e il nome del presidente della Regione, Renato Schifani.
La sua responsabilità, in questa debacle è innegabile: un silenzio assordante, dopo le tante promesse ribadite anche dai suoi referenti locali in campagna elettorale, che ha permesso al vuoto di potere di inghiottire quello che doveva far crescere e sviluppare il consorzio nisseno insieme al Policlinico.
E che dire che si era sulla buona strada con il finanziamento aggiuntivo stanziato dall’ex sindaco Gambino per l’affitto dei locali dell’ex Romano da adibite a mensa universitario.
Un’iniziativa che sembrava promettere nuovi spazi e opportunità per l’Università, con un contestuale rilancio del centro storico, ma di cui si sono perse le tracce.
Un’altra promessa infranta, un altro tassello nel mosaico di un declino che sembra inarrestabile.
La “visione” di Tesauro, un tempo osannata come la chiave per il futuro di Caltanissetta, chiave che solo loro possedevano e che si è rivelata una chimera, un castello di carta crollato sotto il peso dell’abbandono e dell’immobilismo che si avvia, perdurando questo stallo, verso un’agonia silenziosa.
E intanto la città continua a cullarsi tra un passato glorioso e un futuro pieno di speranze, come l’acquisto dei locali dell’ex Banca d’Italia, che adesso viene invece riproposto come nuovo sogno, in una città che è incapace di reagire alla realtà di un presente desolante.
Un presente in cui l’università, anziché essere un motore di sviluppo, è diventata il simbolo di un’occasione perduta, l’ennesima, di un potenziale inespresso, di una vergogna che grida vendetta.
È ora di rompere il silenzio, di scuotere le coscienze, di chiedere conto ai responsabili del perchè di questo scempio.
Caltanissetta, i suoi abitanti e i suoi studenti meritano di più di un Consorzio universitario “fantasma”, di un futuro negato e di nuovi “sogni”, difficili da realizzare e bocciati in precedenza.
La città, come le altre citate, merita un’istituzione che sia all’altezza delle aspettative, faro di cultura e progresso, un consorzio che sia finalmente all’altezza del suo nome. Ad Maiora
