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Ucraina-Russia, l’affondo di Trump: “Putin mi prende in giro”

Last updated: 27/04/2025 6:51
By Sergio Cirlinci 136 Views 6 Min Read
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Il presidente americano a Roma vede Zelensky. Il leader ucraino: “Incontro può diventare storico”

Contents
L’affondo contro PutinIl piano Usa e la proposta di KievLa tela europea di ZelenskyPutin: “Abbiamo ripreso il Kursk”. Kiev: “Bugie”

La fiducia di Donald Trump in Vladimir Putin comincia a vacillare. Dopo settimane all’insegna dell’ottimismo, il presidente degli Stati Uniti vira decisamente: “Putin non vuole la fine della guerra, mi prende in giro”, il verdetto di Trump dopo la trasferta lampo a Roma per i funerali di Papa Francesco, con annesso incontro col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, utile per riportare il sereno dopo la rovente discussione andata in scena alla Casa Bianca il 28 febbraio.

Il presidente americano, fino a poche ore convinto di vedere Russia e Ucraina “vicine a un accordo”, dopo la parentesi vaticana accende i riflettori sul quadro attuale: la pace rimane lontana e Mosca non favorisce il dialogo.

L’affondo contro Putin

“Non c’era un motivo per cui Putin dovesse lanciare missili contro aree civili, città e villaggi negli ultimi giorni. Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro, e che debba essere trattato diversamente con sanzioni bancarie o secondarie?”, scrive Trump durante il volo di ritorno verso gli Stati Uniti.

E’ il primo vero affondo nei confronti di “Vladimir”, a cui un paio di giorni fa Trump si è rivolto con un appello per arrivare ad un’intesa. La missione dell’inviato speciale della Casa Bianca per la Russia, Steve Witkoff, sembrava aver allargato ulteriormente i canali del dialogo tra Mosca e Washington.

La realtà quotidiana, però, non è in linea con proclami e dichiarazioni. Per questo, passa quasi in secondo piano il messaggio affidato da Putin a Witkoff: il Cremlino è pronto a negoziare “senza precondizioni”. Il segnale affidato al portavoce Dmitry Peskov non è una novità e, stavolta, non sembra far presa su nessuno.

Trump, prima di partire per Roma, ha fatto riferimento ad una “scadenza”: una settimana, più o meno, prima di prendere in considerazioni nuove sanzioni contro la Russia. La deadline si avvicina e la prospettiva di misure contro Mosca diventa più concreta.

Il piano Usa e la proposta di Kiev

Gli Stati Uniti continuano a ritenere che l’Ucraina, per fermare la guerra, debba accettare sacrifici territoriali. Trump in particolare esclude da qualsiasi ragionamento l’ipotesi di un recupero della Crimea: la penisola annessa da Putin nel 2014, “quando c’era Obama alla Casa Bianca”, ormai è russa.

Zelensky continua a far riferimento all’integrità territoriale da preservare o recuperare, ma anche a Kiev sanno che una simile rigidità non è produttiva nel dialogo con Trump. Il New York Times, non a caso, fa riferimento ad una proposta ucraina agli Usa: non sarebbe prevista alcuna restrizione alle dimensioni delle Forze armate ucraine, sarebbe previsto “un contingente di sicurezza europeo” sostenuto dagli Stati Uniti da dispiegare in territorio ucraino per garantire la sicurezza, mentre gli asset congelati russi dovrebbero essere usati come riparazioni di guerra.

Non si fa cenno al pieno recupero da parte dell’Ucraina di tutto il territorio conquistato dalla Russia o all’insistenza sull’adesione del paese alla Nato: un segnale di elasticità, che Trump potrebbe aver recepito nel colloquio di 15 minuti con Zelensky in Vaticano.

La tela europea di Zelensky

“E’ stato un buon incontro. Abbiamo discusso a lungo a tu per tu. Speriamo in risultati concreti su tutto ciò che abbiamo trattato”, le parole di Zelensky dopo il faccia a faccia “che ha il potenziale per diventare storico, se raggiungeremo risultati congiunti. Grazie presidente Trump”.

Il presidente ucraino conclude la sua giornata con una serie di incontri: parla con Emmanuel Macron e Keir Starmer, dopo i colloqui con il presidente francese e il premier britannico va a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni. L’obiettivo rimane un cessate il fuoco integrale in tempi brevi e i colloqui con i leader europei servono per individuare il percorso più rapido e produttivo.

Putin: “Abbiamo ripreso il Kursk”. Kiev: “Bugie”

La guerra intanto non si ferma e la giornata va in archivio con il messaggio trionfale di Putin. Il Cremlino annuncia con enfasi la completa liberazione della regione russa del Kursk, invasa dalle forze ucraine ad agosto dello scorso anno. Mosca, che ringrazia ufficialmente la Corea del Nord per il sostegno, comunica la riconquista degli ultimi centri abitati. “I soldati ucraini sono stati eliminati o ricacciati oltre il confine”, dice Putin, mentre il ministro della Difesa ‘spara’ la cifra di 76.500 militari di Kiev caduti nella regione.

Tutto falso, ribatte l’Ucraina. “Le dichiarazioni dei leader nemici riguardanti la “disfatta” delle forze ucraine non sono altro che manovre di propaganda”, afferma lo stato maggiore ucraino in un comunicato. “Non c’è nessuna minaccia di accerchiamento delle nostre unità”, si legge ancora nel comunicato che, però, parla di situazione “difficile”.

Fonte Adnkronos

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