I ritardi non consentono di rispettare la scadenza del 2026. Due lotti riprogrammati su altri fondi. E i tempi si allungano
A causa dei cantieri per raggiungere il capoluogo etneo in treno ci vogliono fino a sei ore.
Il treno veloce non è ancora partito. Ma è già in ritardo. Circa 37 chilometri di ferrovie ad alta velocità tra Palermo e Catania non sarebbero stati ultimati entro il termine fissato per il Pnrr.
Così, il governo di Giorgia Meloni sposterà i fondi previsti dal Piano verso altre fonti di finanziamento. Dove, però, le somme andranno reperite a scapito di altri investimenti già previsti.
Ieri, nel corso della cabina di regia sul Recovery Plan che si è svolta a Palazzo Chigi è arrivata anche
la proposta da parte di Ferrovie italiane “di rimodulazione del sub-investimento Palermo-Catania”.
Cioè lo stralcio di un lotto e una porzione di lotto: il Catenanuova-Dittaino e il Dittaino-Enna.
Le “criticità” erano già state messe nero su bianco su un documento interno della Ragioneria
generale dello Stato che entra nel dettaglio delle motivazioni per le quali quei progetti non potranno
essere ultimati nei tempi previsti, cioè entro giugno del 2026.
Si parla di ritardi legati sia all’emergenza siccità del 2024 che ha reso difficile gli scavi, sia alla mancanza di manodopera specializzata.
Problemi che non consentiranno, quindi, di centrare l’obiettivo indicato anche da Ferrovie dello
Stato, nel settembre del 2022, quando è stata aggiudicata, ad esempio, la gara per il lotto Dittaino-
Catenanuova: un progetto da 588 milioni finanziati anche col Pnrr. Il progetto consiste nella realizzazione della stazione di Catenanuova e di un nuovo tracciato,
parte in viadotto (circa 7 km) e parte in galleria (2,3 km). I lavori sono stati aggiudicati a un raggruppamento di imprese che vede come capofila Rizzani de Eccher e come mandanti Manelli Impresa e Sacaim (Mandante). «Al termine dei lavori lungo tutto l’asse Palermo-Catania sarà possibile andare da Palermo a Catania in meno di due ore», faceva sapere Ferrovie. Di sicuro non avverrà entro l’anno prossimo, visto l’ormai scontato slittamento della conclusione dei lavori che verranno finanziati da altri fondi europei o statali, immuni alla “tagliola” del 2026, al contrario di quanto avviene per i progetti del Pnrr.
Se l’intero lotto Catenanuova-Dittaino è in ritardo, parti d’opera (quindi non l’intero lotto)
della Dittaino-Enna non saranno conclusi in tempo: in questo caso la gara è del valore di 616 milioni
di euro che Rfi ha aggiudicato un mese dopo la precedente a un raggruppamento di imprese che vede
come capofila Webuild Italia e come mandante Impresa Pizzarotti.
I lavori, in questo caso, consistono anche nella realizzazione di tre gallerie, per una lunghezza
complessiva di 8,5 chilometri, e di un viadotto della lunghezza di un chilometro. Prevista la realizzazione della stazione di Enna Nuova e il rinnovo di quella di Dittaino.
In questo caso, solo una parte dei lavori sarebbe in ritardo.
«Adesso il rischio — dichiara Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil — è che, come accaduto
altre volte, la Sicilia finisca per perdere quelle risorse. Che i soldi del Pnrr che non vengono utilizzati,
insomma, non vengano lasciati alla Sicilia. Così, il Piano rischia di fare il contrario di quanto dovrebbe fare: finirà per estendere e non restringere il gap tra le regioni. Il governo Meloni — conclude Mannino — evidentemente non ha alcun interesse per il Sud, altrimenti avrebbe azionato tutte le leve possibili per garantire il rispetto dei tempi».
Preoccupazione è espressa anche da Fabrizio Micari, di Italia Viva: «Naturalmente — ha detto — ci diranno che i lavori continuano, che saranno finanziati con altri fondi nazionali od europei. Ma non è così. Se i lavori saranno caricati su altri fondi, evidentemente questi ultimi non potranno
essere utilizzati per altre opere cui erano stati inizialmente destinati. E, intanto, i fondi Pnrr saranno andati ad altre regioni più pronte, veloci nell’esecuzione o semplicemente più realistiche nella programmazione».
Da laRepubblicaPalermo di Accursio Sabella
