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“Fari trasiri u sceccu pi la cuda”: la non accettazione di fatti e l’inutile insistenza. A questo punto si salvaguardi altro

Last updated: 20/06/2025 13:09
By Sergio Cirlinci 246 Views 6 Min Read
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Oggi, dopo giorni e giorni di dibattiti e discussioni, mi viene in mente, tra i tanti detti popolari siciliani un classico e intramontabile: “Fari trasiri u sceccu pi la cuda”, “fare entrare l’asino per la coda”.

Un’espressione che descrive con molta ironia la caratteristica di forzare e insistere contro ogni buon senso.

E a proposito di buon senso, come non fa pensare alla nostra cara Antenna di Caltanissetta.

L’argomento è stato discusso, sviscerato, analizzato, ribattuto e rispiegato, con un fiume di parole sui social, sui quotidiani, in assemblee e persino in un consiglio monotematico.

Motivi inoppugnabili e che porteranno alla sua inevitabile demolizione.

Eppure, in questa città, dove la polemica la fa da padrona, spesso perchè non si è ben informati. anche davanti alle evidenze, ci sono sempre coloro che con tenacia continuano a sollevare dubbi, a nutrire speranze, a invocare miracoli per la sua salvezza e a dire inesattezze, addossando colpe e responsabilità “ad mentula canis”.

Sembra quasi di averli davanti, con gli occhi rivolti al cielo, in attesa di una saetta divina che faccia sparire dalla SCIA le parole “lavori di demolizione”, sostituendole con “lavori di manutenzione e ripristino”

Tutti lo vorremmo, ma i fatti dicono ben altro.

E non importa neanche che gli si spieghi che la questione non è il vile denaro. Non è una colletta o una raccolta firme che risolverà il problema, neanche se arrivasse o si trovasse qualche benefattore disposto a regalare i 2 milioni o più di euro necessari, sempre che non ne servano di più, cosa probabile.

La triste verità è che la nostra Antenna è ormai in uno stato tale che anche il più semplice degli interventi, la sostituzione di una lampadina fulminata, è un’impresa impossibile.

Non serve neanche contestare una relazione prodotta dalla Rai, redatta dal Politecnico di Milano, da uno dei massimi esperti, per contraddire servono conoscenze, studi e concretezza, cose che molti non hanno ma che basano le loro affermazioni prevalentemente sul sentimento.

Cari concittadini, è giunto il momento di fare pace con l’evidenza. Di accettare a malincuore che a volte, anche le favole più belle hanno una fine.

La nostra Antenna, purtroppo, è un capitolo che si chiude per incuria e strafottenza anche di chi oggi ne chiede a gran voce il salvataggio.

Sono decenni che si parla del rischio a cui si andava incontro ma nessuno ha realmente e concretamente mosso un dito per salvarla.

E mentre continuiamo a discutere di un arto andato in cancrena e quindi va amputato, si vuol fare entrare “l’asino per la coda”.

Forse, e diciamo forse, potremmo dirottare questa grande, meravigliosa e straordinaria energia, questa veemenza quasi commovente, verso obiettivi un po’ più… tangibili, mentre si è ancora in tempo.

Invece di piangere sul latte versato dell’Antenna, potremmo unirci per evitare che altre cose facciano la stessa fine.

Parlo non solo di beni identitari, come potrebbero essere ad esempio le Miniere, ormai ridotte a discariche e abbandonata al loro destino, ma anche di cose semplicemente vitali per la rinascita della nostra città.

Mi riferisco all’Università, per esempio, quante chiacchiere, quanti buoni propositi, quante promesse e poi silenzio assordante. La Sanità, altro argomento scomparso e che raramente qualcuno tira in ballo che insieme all’Università avrebbero portato alla nascita del Policlinico, argomento di cui non si discute neanche più in gruppi nati proprio per questo scopo, dove oggi si pubblica di tanto altro, diventando vetrina per un po’ di tutti e di tutto. Chiuderlo o almeno cambiarne il nome in altro, forse sarebbe il caso.

E poi il nostro Centro Storico, che grida vendetta, argomento buono solo in campagna elettorale.

Potrebbe diventare un gioiello, un vero motore di sviluppo se sfruttato al meglio, come avviene in tante altre città, più o meno grandi della nostra, se solo si desse conto alle idee e ai suggerimenti di tanti che, a differenza di chi usa l’argomento solo per racimolare voti, ne parla perché prova profonda tristezza nel vederlo ridotto nello stato in cui si trova attualmente.

Senza dimenticare la Piscina Comunale, altro epicentro di dibattito e poi… il nulla.

Insomma, è ora di smettere di tentare di far entrare lo “scecco tirandolo per la coda”.

Rassegniamoci, anche se con grande dispiacere, all’inevitabile destino dell’Antenna e, con la stessa passione, forse anche con un pizzico di buon senso in più, concentriamoci su ciò che davvero può fare la differenza per Caltanissetta.

Non credete che insistere sia ormai solo un modo per dimostrare amore per la città ?

Ecco l’amore per la città dimostratelo anche su altro. Ad Maiora

Allego un pieghevole che racconta la storia dell’Antenna a firma del Dott. Sorbetto, trovato ieri sui banchi dell’aula consiliare, sperando che l’autore non me ne voglia.

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