Istat. Si aggrava pure la pressione fiscale. Così gli italiani consumano meno e risparmiano di più
Allarme di Confcommercio e Confesercenti “Serve una scossa agli acquisti o l’economia non
si riprenderà”.
Il reddito disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie italiane migliorano, ma, in proporzione, i consumi aumentano di meno e il risparmio tende ad aumentare. Il quadro, quindi, delinea un atteggiamento di prudenza dei consumatori, che nel complesso preferiscono tutelarsi di fronte all’incertezza globale e al riaccendersi dell’inflazione.
Del resto, l’inflazione non è ancora domata e l’aumento dei prezzi continua a farsi sentire, soprattutto sul cosiddetto “carrello della spesa”.
È questo il quadro tracciato da tutta una serie di dati economici diffusi dall’Istat, che mostrano
anche l’influenza del peso del fisco sulla scelta di spesa delle famiglie.
La pressione fiscale, infatti, nei primi tre mesi dell’anno è aumentata di mezzo punto, anche se ad alimentarla sono stati soprattutto i versamenti legati al buon andamento di dividendi e fondi finanziari.
L’istituto di statistica certifica che nel primo trimestre di quest’anno il potere d’acquisto degli italiani si conferma su un sentiero di crescita.
Un percorso che, iniziato nel primo trimestre 2023, era stato interrotto solo durante l’ultimo trimestre del 2024.
Nel dettaglio, il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è aumentato rispetto al trimestre precedente dello 0,9%, scontando un aumento dello 0,9% dei prezzi, ma la spesa per consumi è cresciuta meno del reddito disponibile: +1,2% a fronte di un +1,8% del reddito.
Ed è anche per questa crescita della spesa per consumi finali più contenuta rispetto a quella del reddito che aumenta la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, stimata al 9,3%, 0,6 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente.
Effettivamente, la tendenza degli italiani a risparmiare, secondo l’Istituto di statistica, si colloca su livelli relativamente alti rispetto a quelli medi degli ultimi tre anni.
Pure il tasso di investimento delle famiglie consumatrici si è attestato all’8,9%, invariato rispetto
al trimestre precedente nonostante l’aumento dei livelli di reddito.
Ad oggi, sottolinea Confesercenti, il recupero dei redditi non si è ancora riversato pienamente in consumi: l’incremento della spesa nel primo trimestre si è fermato al 2,3%, mentre il reddito
disponibile è cresciuto del +3,1% su base tendenziale.
“Gli italiani continuano ad essere prudenti», afferma, mettendo in evidenza il rialzo tendenziale
dello 0,8% della propensione al risparmio.
Per Confcommercio, invece, è necessario nei prossimi mesi rasserenare l’orizzonte in termini di fiducia prospettica: senza la spinta dei consumi sarà impossibile un’accelerazione della dinamica dell’attività economica nel complesso.
Oltre alla grande insicurezza del quadro macroeconomico, certamente un elemento di inquietudine per le famiglie è rappresentato dal riaccendersi dei prezzi.
A giugno l’inflazione risale dall’1,6 all’1,7%, per le tensioni sui prezzi deglialimentari

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