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Il prezzo del consenso a carico della collettività: mance e mancette nella politica

Last updated: 04/07/2025 9:26
By Sergio Cirlinci 169 Views 5 Min Read
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L’Italia, come anche la Sicilia, sono scosse da vari scandali, al punto tale che quasi non fanno più notizia

Emerge con forza un quadro preoccupante, quello cioè di una politica sempre più incline a distribuire “mance” e “mancette” per garantirsi consenso e fedeltà.

Non stiamo parlando necessariamente di illegalità, almeno non sempre, sebbene le cronache giudiziarie siano purtroppo ricche di casi di corruzione, ma di un sistema ben più subdolo, spesso ai limiti della legalità, che vede risorse pubbliche o opportunità di vario genere elargite a pioggia per consolidare il potere e ricompensare chi, a prescindere dal merito e dall’operato a favore della collettività, continua a sostenere e supportare il politico di turno, anche mediaticamente.

Dai recenti scandali che stanno affiorando, ma anche dalla semplice osservazione dei contributi “legali” che vengono erogati, emerge un filo rosso inquietante.

La perdita di libertà e dignità individuale sembra direttamente proporzionale al “contributo” ricevuto.

Poco importa se in passato si era politicamente distanti, se si era avversari o critici, di fronte al “vile denaro”, ogni principio e ogni convinzione sembrano svanire nel nulla.

L’obiettivo primario diventa ottenere il consenso o, per i beneficiari, intascare qualche migliaio di euro.

I valori, la coerenza e la dignità? Sembrano diventati un lusso che pochi possono permettersi, o a cui in molti rinunciano volentieri.

“si stanu accattannu tutti”, questo è quello che si sente spesso dire, e lo dimostra il fatto che molti oggi non commentano più o se lo fanno è evidente il cambio di atteggiamento.

Questo sistema di elargizioni, spesso mascherato da “contributi per la cultura”, “finanziamenti per associazioni” o “incentivi per settori specifici”, crea un meccanismo perverso di dipendenza psicologica.

Chi riceve si sente in debito, chi elargisce si sente in diritto di chiedere.

E’ chiaro che ciò non avviene sempre, ci sono contributi giustamente dati per opere o attività meritevoli, ma capita anche di chiedersi perchè?...ma la risposta è nel titolo.

Si innesca così una spirale viziosa che deforma il dibattito pubblico e mina le fondamenta della democrazia.

La critica costruttiva viene soffocata, il dissenso represso e le voci contrarie silenziate, comprese quelle di chi dovrebbe rappresentare la collettività, che si trasforma invece in un’eco compiacente del potere.

I media, come anche i social, sempre più protagonisti specialmente in ambito locale, in questo contesto, giocano un ruolo cruciale.

Spesso, purtroppo, diventano essi stessi parte del gioco, beneficiando di finanziamenti diretti o indiretti, inserzioni pubblicitarie, notizie in anteprima o altre piccole cose che ne condizionano l’indipendenza e la capacità di informare correttamente i cittadini.

Il risultato è una comunicazione un’informazione appiattita, o meglio di parte, che raramente mette in discussione il sistema e al contrario, spesso amplifica i messaggi del potere, contribuendo a mantenere lo status quo e a raccontare una parziale verità.

Rompere questo circolo vizioso non è semplice, almeno apparentemente.

 Richiede un cambiamento culturale profondo, che riporti al centro i valori dell’integrità, della trasparenza e del servizio pubblico.

È fondamentale però che i cittadini siano consapevoli di questi meccanismi e imparino a discernere tra chi agisce per il bene comune e chi, invece, mira solo a rafforzare il proprio potere e i propri interessi.

È necessario promuovere riforme che rendano più trasparenti i finanziamenti alla politica che limitino le possibilità di elargizioni discrezionali e che rafforzino gli strumenti di controllo e di sanzione per chi abusa del proprio ruolo.

Solo così si potrà sperare di recuperare la fiducia nelle istituzioni e di ricostruire un legame autentico tra politica e cittadinanza, basato sui veri valori e non sulle “mance”.

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