All’Ars Miccichè (beccato con la coca) e Castiglione accusato di voto di scambio
Da ilFattoQuotiniano del 2 luglio 2025 di Saul Caia
La questione morale in Sicilia non fa scalpore. Nessun passo indietro per il presidente dell’assemblea siciliana, il meloniano Gaetano Galvagno, travolto dall’inchiesta in cui è accusato di corruzione per un giro di fondi regionali destinati a eventi e che sarebbero finiti a imprenditori a lui vicini. Il delfino di Ignazio La Russa non molla e attende la conclusione delle indagini, come l’altra assessora meloniana Elvira Amata, con delega al Turismo e Sport, anche lei accusata di corruzione.
Si sono invece dimesse la portavoce di Galvagno, Sabrina De Capitani, e “Lady Dragotto”, l’imprenditrice Marcella Cannariato moglie del businessman Tommaso Dragotto (non indagato), che ha lasciato la carica di componente del consiglio d’indirizzo della fondazione Teatro Massimo di Palermo, dove l’aveva nominata Renato Schifani: entrambe indagate per corruzione. Sono gli ultimi nomi di un lungo elenco di deputati, assessori, collaboratori, dirigenti e manager regionali finiti sotto indagine, che rischiano di far affondare la giunta regionale.
In principio è stato proprio Schifani a esser eletto governatore pur essendo imputato a Caltanissetta per concorso esterno in associazione a delinquere e rivelazione di segreto d’ufficio.
Secondo i pm, avrebbe fatto parte della catena di “spifferoni”, originata dagli agenti dello Sco passando per i servizi segreti e finendo con accademici e politici, che avrebbero fatto trapelare informazioni riservate all’orecchio dell’ex paladino dell’antimafia Antonello Calogero Montante.
La prescrizione ha salvato Schifani.
S’è dimesso invece il vicepresidente e assessore all’agricoltura Luca Sammartino, pur restando deputato. “Mr. preferenze” leghista è sotto processo a Catania, per la terza volta in pochi anni, per due presunti episodi di corruzione.
Roberto Di Mauro (Mpa) ha lasciato l’assessorato all’Energia poco prima che il suo nome spuntasse tra gli indagati ad Agrigento per associazione per delinquere nelle pubbliche forniture in merito a un maxi-appalto della rete idrica.
Resiste sulla poltrona la cuffariana Nuccia Albano, nonostante, come rivelato da Report, sia figlia del defunto boss di Borghetto, Domenico Albano.
È rimasto ancorato allo scranno Gianfranco Miccichè, già viceré di Berlusconi in Sicilia, fotografato mentre acquistava cocaina dal pusher dei vip di Palermo, e poi finito a processo per peculato per l’uso dell’auto blu.
Si è dimesso invece Giancarlo Migliorisi, autista di Galvagno, anche lui pizzicato a comprare coca, per poi ottenere poco dopo una consulenza alla Camera dalla deputata forzista Daniela Ternullo.
Si è autosospeso il deputato e componente antimafia regionale Giuseppe Castiglione (Mpa), arrestato a Catania per voto di scambio politico mafioso, perché avrebbe promesso favori ai clan in cambio di consenso elettorale.
Il deputato Carlo Auteri, autosospesosi da FdI e poi passato con Totò Cuffaro, prima ha minacciato il collega Ismaele La Vardera, deputato di Controcorrente, e poi è finito al centro di presunte irregolarità nell’assegnazione di fondi pubblici ad associazioni riconducibili a suoi parenti.
Persino Schifani ha dovuto accettare il passo indietro del suo portavoce Roberto Ginex, giornalista e segretario regionale dell’Assostampa.
L’elenco continua con Antonino Maria Sciacchitano, a cui Schifani ha revocato l’incarico di presidente dell’Organismo indipendente di valutazione della performance regionale, perché indagato per corruzione per appalti nella sanità.
Dimissioni anche per Ferdinando Croce, dirigente generale dell’Asp Trapani in quota FdI, travolto dallo scandalo sui ritardi nei referti istologici.
Il governatore ha invece confermato tra i dirigenti regionali Letizia Di Liberti, nonostante sia imputata per falso ideologico nell’indagine sui dati falsi Covid.
Salvatore Cocina, con deleghe alla Protezione Civile, acqua e rifiuti, imputato per la gestione dei rifiuti della Rap di Palermo e due discariche catanesi.
È durata meno di 24 ore la nomina di Carmelo Ricciardo a dirigente generale, che ha deciso di rimettere l’incarico non appena gli è stato ricordato d’esser imputato per corruzione e turbativa d’asta.
Ultimo: le dimissioni di Maurizio Croce da commissario del dissesto idrogeologico per la Regione, arrestato per corruzione per gli appalti che avrebbe dovuto vigilare. Ha patteggiato a 3 anni e 7 mesi.
Da ilFattoQuotiniano del 2 luglio 2025 di Saul Caia
