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Come vivere serenamente a Caltanissetta, tra “chi se ne frega” e “ho l’amico giusto”

Last updated: 11/07/2025 12:44
By Sergio Cirlinci 347 Views 8 Min Read
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Un classico intramontabile, “Tutto va bene, Madama la Marchesa”, un’espressione familiare dalle nostre parti, o perlomeno, nella mente del nisseno medio.

Nessun riferimento a nobili origini ma a un approccio alla vita che potremmo definire… “strategico”.

Pensiamo a un cittadino tipo, lo chiamo il signor Michele, lo avrei potuto chiamre Salvatore o Giuseppe, ma Michele è uno dei nomi più diffusi in città essendo San Michele il Santo Patrono. Ma mentre il nome è di fantasia, il resto è reale…o quasi.

Il signor Michele è un uomo sereno, un uomo pacifico, un uomo che, a differenza di molti, ha capito il segreto della felicità in una città come Caltanissetta, il disinteresse come scelta di vita.

Lo incontro in un bar dove sta serenamente seduto in un tavolino mentre sorseggia un caffè freddo e avendomi riconosciuto, mi invita a sedermi al suo tavolo dove scambiamo le classiche due chiacchiere parlando di alcuni temi che riguardano la nostra città.

Parliamo della questione acqua. “Il problema dell’acqua si è al momento risolto”, sentenzia Michele, con un sospiro di sollievo. “Quindi, a doccia ma puzzu fari”, e poco importa se la soluzione non è definitiva, se domani ci sarà l’ennesima interruzione o se la bolletta è astronomica. L’importante è che per oggi la doccia se la può fare.

E le strade? Una vera gioia per il signor Michele. “Le strade che solitamente frequento le stanno rifacendo, e sto sereno.” Certo, ci sono altre strade che sembrano campi minati, ma quelle il signor Michele non le frequenta, “anzi li ci abitano persone che non sopporto”.

La fontana storica che versa in stato di semi abbandono? “Si, mi dispiace”, ammette Michele, quasi con una punta di rammarico. “Ma tanto io che ci posso fare?”. D’altro canto cosa può fare un singolo cittadino di fronte all’inerzia burocratica? Molto poco, secondo la sua illuminata visione.

La piscina comunale chiusa? “Ma tanto io non ci devo andare.” Infatti perché agitarsi per qualcosa che non rientra nei propri piani di svago?

L’antenna “sino a stamattina era ancora lì, io ho firmato online, poi si vedrà, so che c’è gente che si sta impegnando a raccogliere firme anche se non capisco poi a che ci servano, al TAR vogliono soluzioni, non firme, ma è giusto che qualcuno faccia qualcosa, apprezzo l’impegno”

E l‘università, che fatica a decollare perché manca un presidente al consorzio? “E chi se ne frega, a me non serve. Il problema non mi tocca direttamente, perché affannarmi, e se i giovani vanno via e non tornano alla fine è meglio per quei pochi che rimangono, hanno meno concorrenza”

Le tasse comunali aumentano…”a vutti china e a muglieri mbriaca nun si poì aviri”.

I marciapiedi sono impraticabili, è vero, ammette, “ma tanto io uso la macchina.”

Ma il capolavoro del signor Michele si manifesta però nel campo delle relazioni sociali e della salute.

E il pronto soccorso e le visite specialistiche, con i loro tempi d’attesa biblici?

Ecco che qui scatta il vero genio, il suo modo di pensare, essere e agire del signor Michele, “io, francamente ho amici dappertutto e si sa cu avi amici è francu di guai”, motto antico, sempreverde. Non importa se il sistema sanitario è al collasso, Michele ha il passpartout.

“Ecco perché non m’ammisco e sto in pace e sono amico con tutti”, puntualizza Michele, con un sorriso che sembra dire, mica sono cretino come voi. “Datemi pure dell’opportunista, ma a me non manca niente e se ho bisogno alzo il telefono e vengo accontentato.”

E qui si arriva al nocciolo della questione, al manifesto non dichiarato del nisseno “illuminato”: “Voi litigate pure, parlate, scrivete, manifestate, liberissimi di farvi anche il malarmo, fatevele voi le inimicizie, tanto se non otterrete nulla il problema e le conseguenze saranno vostre, se invece otterrete qualcosa anch’io me ne agevolerò, ma mi scuserete se non vi ringrazio, non posso espormi.”

Una dichiarazione che non lascia alcun dubbio che il signor Michele è un beneficiario, ma silente, il fruitore discreto dei successi altrui, insomma uno “sgroccone” della società.

Non c’è che dire, un vero stratega della vita, che lascia ad altri l’onere della battaglia, pronto a raccogliere i frutti senza ma mettersi in vista…vien quasi quasi da pensare che sia un altruista e gli altro solo dei megalomani egocentrici.

In fondo, chi siamo noi per giudicare? Forse il signor Michele ha capito tutto, il “Tutto va bene, Madama la Marchesa” nasconde solo un grande forza nel non vedere, nel non sentire, nel non preoccuparsi, nel farsi scivolare addosso tutto e tutti, fino a quando un giorno anche dal suo rubinetto non uscirà più acqua, ma a quel punto, avrà già un amico pronto ad aiutarlo a trovare una soluzione o una doccia da andare a fare da qualche altra parte.

In fondo, il signor Michele, con la sua filosofia del “chi se ne frega” , non è un cattivo uomo. È solo un uomo pratico, un uomo che ha imparato a navigare le acque agitate della vita e della politica nissena con la leggerezza di chi non sente il peso dei problemi sulle spalle.

E mentre altri si affannano, protestano, sperano in un cambiamento che tarda ad arrivare, lui è lì, con la sua doccia, le sue strade lisce e la sua rubrica telefonica piena di “amici” pronti a risolvergli ogni piccolo o grande intoppo o problema.

Forse, la vera domanda non è se il signor Michele sia un opportunista, ma se la sua “pace” sia sostenibile.

Fino a quando la sua rete di amicizie reggerà? Fino a quando le soluzioni temporanee non cederanno il passo a problemi irrisolvibili anche con una telefonata?

Ma queste sono domande che si pongono i pensatori, coloro che si fa il “malarmo”, gli stessi che si fanno le inimicizie, non se le pone certo il signor Michele, lui, è troppo impegnato a godersi la sua tranquilla, e molto personale, “Madama la Marchesa”.

E se un giorno “la marchesa” dovesse cadere, ci sarà sempre qualcuno a cui chiedere una mano per rialzarla, o più probabilmente, per trovare un’altra marchesa e nuovi amici.

P.S.: Anche il caffè alla fine è riuscito a farselo pagare da un amico che si era avventurato per salutarlo. Ad Maiora

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