Donald Trump continua a picconare le organizzazioni internazionali, rimodellando la diplomazia
statunitense in nome dell’America First.
La sua amministrazione ha annunciato che si ritirerà nuovamente dall’Unesco, l’agenzia culturale delle Nazioni Unite.
Lo aveva già fatto nel 2018, prima che Joe Biden decidesse il rientro degli Usa, anche per timore che la Cina colmasse il vuoto lasciato da Washington.
Le motivazioni sono analoghe: l’agenzia promuove un’agenda woke e anti-israeliana, il coinvolgimento degli Stati Uniti «non è nell’interesse nazionale».
Lo ha spiegato la portavoce del dipartimento di stato Tammy Bruce: «L’Unesco si impegna a
promuovere cause sociali e culturali divisive e mantiene un’attenzione sproporzionata sugli
obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, un’agenda globalista e ideologica per lo sviluppo
internazionale in contrasto con la nostra politica estera dell’America First».
Ma non è l’unica ragione: «La decisione dell’Unesco di ammettere lo «Stato di Palestina» come Stato
membro è altamente problematica».
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