L’inchiesta della procura di Palermo che ha svelato le pressioni per far dimettere la dottoressa
Desiree Farinella, la responsabile della direzione medica del “Di Cristina”, ha — com’è noto
— due indagati: l’ex direttore sanitario Gaetano Buccheri e il deputato regionale di Forza Italia Gaspare Vitrano, accusati di tentata violenza privata.
Ciò che invece non è noto è il contesto in cui si sarebbero mossi i due indagati. Un contesto scandito da inquietanti presenze: alla porta dell’ufficio della dottoressa Farinella si fecero avanti altri medici, qualcuno con incarichi importanti, protagonisti e comparse di quello che sembra essere un vero e proprio complotto, per esautorare una professionista perbene e piazzarne un’altra gradita alla politica.
Era l’inizio dell’anno scorso. Nei giorni in cui il presidente Schifani chiedeva la testa della dottoressa
Farinella per alcune presunte (e mai dimostrate) carenze nel reparto di Nefrologia pediatrica, si fecero avanti i portatori dei “buoni consigli”.
Vitrano e Buccheri avevano auspicato: «Si prenda 15 giorni di ferie o malattia e poi si riprende
il suo posto».
In caso contrario, erano state prospettate conseguenze pesanti, che poi arrivarono:
il 2 febbraio, il neo manager del Civico Walter Messina firmò la revoca dell’incarico di Farinella.
Un mese dopo, il dottore Calogero Comparato, direttore della Cardiologia Pediatrica, “consigliò” alla
dottoressa di “andare via” dal Di Cristina, «per la situazione che si è generata — ha scritto Desiree Farinella nell’esposto presentato in procura, citando la registrazione di quel dialogo — consigliava di andare via anche per la giovane età e per le “cose brutte” ascoltate sul suo futuro lavorativo».
Comparato consigliava di “appattarsi”, mostrando dubbi sul fatto che «la riappacificazione potesse avvenire per mezzo della via giudiziaria ».
E, poi, disse una frase che suona inquietante: «La mafia è qua dentro». Disse anche che c’era
una favorita per la sua successione in quel posto così importante, la dottoressa Bonfante. Previsione
che si è avverata. E per una curiosa coincidenza la dottoressa Stefania Bonfante è molto amica del deputato Vitrano, un habitue dell’ospedale Civico. Questa è una storia piena di coincidenze. Prima ancora che il caso Di Cristina deflagrasse, ad inizio novembre la dottoressa Farinella aveva ricevuto
un sms preoccupato da parte di una collega, a proposito di strani movimenti attorno al suo incarico:
«A quanto pare la responsabile sta andando avanti a livelli più alti… si parla di presidenza della Regione».
E aveva invitato a cancellare il messaggio.
Invece, anche quel messaggio è finito in procura. Perché racconta le manovre della politica attorno
alla sanità. Un altro medico, Benedetto Trobia, ex collega della scuola di specializzazione, si era pure
lui presentato un giorno alla dottoressa Farinella: per dire di «avere partecipato a una riunione in assessorato, con l’assessore Giovanna Volo e Iacolino».
Così diceva: «Ero seduto con Giovanna e Iacolino e Giovanna parlava al telefono con il presidente… 15 giorni deve sparire da là perché dobbiamo dare il segnale».
Era la proposta che avevano fatto a più riprese alla dottoressa Farinella.
Anche un’amica dell’assessora, Manola Albanese, aveva telefonato alla dottoressa per ribadirlo: «Se si mette 15 giorni in ferie, questa cosa viene dimenticata».
Ma Desiree Farinella ha resistito alle pressioni. E, adesso, le parole resgistrate fanno intendere
che l’ordine di rimozione fosse partito direttamente dal vertice della politica regionale, ovvero da
Schifani.
Nei giorni scorsi, sul caso, è intervenuto il presidente della commissione regionale antimafia,
Antonello Cracolici: «Il presidente Schifani – ha detto – chieda scusa a nome della Regione alla
dottoressa Farinella. E le restituisca dignità».
Da laRepubblicaPalermo di Salvo Palazzolo
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