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L’Europa sarà una colonia americana per l’energia, le armi e i semiconduttori

Last updated: 29/07/2025 8:49
By Redazione 105 Views 6 Min Read
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Addio autonomia strategica

Ci sono dettagli che possono trasformare in una disfatta anche sconfitte inevitabili e tutto sommato contenute.

L’Unione europea aveva poche armi per difendersi dal bullismo commerciale di Donald Trump –
e anche pochi argomenti, visto il suo surplus commerciale – ma la sottomissione fantozziana di Ursula von der Leyen mentre si inchinava alla Casa Bianca sarà difficile da dimenticare.

Per capire la magnitudo del cedimento europeo, però, ancor più rilevanti degli aspetti di colore sono gli impegni “politici” che, accanto all’aumento dei dazi, l’Ue s’è caricata su energia, armamenti e semiconduttori: di fatto l’Europa accetta di essere una colonia americana nei settori fondamentali per l’autonomia strategica del continente.

Ricominciamo da capo.

In Scozia Trump e Von der Leyen hanno firmato un accordo quadro sul commercio (di cui non c’è ancora il testo): ora andranno negoziati i dettagli.

Se Ursula von der Leyen non ha mentito, in linea generale i dazi americani sulle merci europee triplicheranno dal vecchio 4,8% medio al 15%, di fatto ratificando lo status quo: il 5 precedente e il
10%aggiuntivo imposto da Trump in questi mesi (l’aliquota sarà del 15% anche le automobili, che oggi pagano il 27,5%, ma zero per quelle Usa vendute in Europa).

Questo livello di imposizione nei mesi scorsi non ha ridotto il surplus europeo verso gli Usa: viene insomma riassorbito in parte dalle aziende, in parte dai prezzi al consumo.

Al 15%, in attesa della fine di un’indagine Usa sul settore, passano anche i dazi su farmaci e semiconduttori, mentre restano al 50% quelli su alluminio e acciaio, anche se dovrebbero esserci delle quote di export non tassato (da contrattare). Per molte altre merci – materiale aeronautico, alcuni prodotti agricoli (ma non quelli “sensibili” tipo manzo, riso, etc.), le terre rare, macchinari per i semiconduttori e altri –l’Ue vorrebbe dazi zero in entrambe le direzioni, ma Trump non ha ancora detto sì.

Dazi zero sono previsti, e resteranno, per gli alcolici, ma probabilmente non per il vino.

Nell ’intesa ci sono poi gli impegni “politici”, che ieri le solite fonti anonime della Commissione provavano a sminuire.

Il primo, e più rilevante, è anche quello più assurdo: comprare circa 650 miliardi di euro (750 miliardi di dollari) di prodotti energetici e tecnologia nucleare durante la presidenza Trump, cioè nei prossimi tre anni.

Una cifra assurda per due motivi: l’intero import energetico europeo ad oggi è di circa 400 miliardi l’anno e gli americani ne sono già un pezzo rilevante; gli Usa non hanno la capacità produttiva per vendere altri 250 miliardi di dollari l’anno di energia in più all ’Europa.

La direzione di marcia comunque è chiara: più petrolio e gas liquefatto a stelle e strisce, in modo che Washington diventi per gli equilibri energetici europei quello che Mosca era fino all ’invasione dell’Ucraina.

Accanto a questo impegno, ce ne sono altri due di gran rilievo,ma senza cifre. Il primo è l’impegno Ue a ritenere le aziende statunitensi il “fornitore preferenziale” di microchip: in sostanza l’hardware europeo per l’intelligenza artificiale sarà un’estensione di quello Usa.

Il secondo impegno riguarda acquisti “ingenti ” di materiale bellico prodotto negli Stati Uniti nell’ambito dell ’aumento delle spese militari Nato: non sarà inserito nell’accordo, ma Trump lo ha citato come una delle condizioni in conferenza stampa (gli Usa già oggi sono di gran lunga il nostro maggior fornitore di materiale bellico e anche qui il rischio è il lock-in tecnologico).

Infine gli Usa si aspettano che le imprese europee investano oltre 500 miliardi di euro (600
miliardi di dollari) negli Stati Uniti in tre anni. A differenza di quanto previsto nell’accordo Usa-
Giappone, però, qui non si tratta di soldi pubblici o garantiti dagli Stati, ma –spiegano da Bruxelles
– di investimenti che le nostre aziende intendono già fare oltreoceano.

Ora i problemi sono due: intanto l’accordo andrà perfezionato con tutti i dettagli e comunque dopo Trump si riserva il diritto di aumentare di nuovo i dazi se la sua applicazione non lo soddisfacesse…

Da ilFattoQuotidiano di Marco Palombi

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