Fratello maggiore del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, aveva 85 anni. L’ultimo intervento sulla “Stampa” sul percorso dei “nuovi diritti” anche in materia di ambiente
Nell’ultimo suo intervento sulla Stampa proprio sul giornale di oggi aveva deciso di parlare dell’evoluzione dei diritti dei cittadini in relazione all’ambiente, un tema che sembra spazzato via dall’agenda politica dei governi dall’ansia per le guerre che tengono il mondo in allerta. E’ morto martedì nella sua casa di Gressoney-La-Trinité, in Valle d’Aosta, il giurista Vladimiro Zagrebelsky, fratello maggiore del costituzionalista Gustavo. Aveva 85 anni e tra i vari incarichi che aveva ricoperto c’è quello di giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo dove ha lavorato per quasi dieci anni, fino al 2010.
Nell’articolo uscito oggi sul quotidiano torinese scriveva: “Nell’insofferenza politica per la presenza dei giudici e per il ruolo che essi svolgono – aveva scritto – ha un peso importante il tema della pretesa invenzione di ‘nuovi diritti‘: nuovi diritti che danno ai giudici nuove occasioni di intervento. Il giudice non interviene di sua iniziativa, ma risponde a una domanda, cui è obbligato a dar risposta”. Tra gli esempi che aveva riportato anche il recente ricorso di Greenpeace contro Eni. “La vicenda dei diritti legati all’ambiente – continuava – è emblematica di come essi prima si manifestino nell’evoluzione della sensibilità sociale e politica e poi prendano corpo e vigore sul piano del diritto”. Il percorso di riconoscimento dei diritti ambientali è stato lungo anche perché “prima di quegli anni lo stato dell’economia in Europa, dopo le distruzioni belliche, evidentemente non suggeriva reazioni individuali a situazioni che erano frutto dello sviluppo industriale. In mancanza di ricorsi non ci furono sentenze della Corte (europea, ndr) che riconoscessero nel deterioramento ambientale l’origine di violazione di diritti individuali”. Così “furono i nuovi ricorsi a stimolare una nuova lettura della generica formula che si trova nella Convenzione europea“. Quindi “quella giurisprudenza per segnalare che essa si fonda su uno sviluppo dell’atteggiamento e della sensibilità sociali. L’intervento dei giudici seguì, non precedette il nuovo dato sociale”.
Rigore tecnico e profondo impegno civile, Vladimiro Zagrebelsky era cresciuto in una famiglia di origini russe, approdata in Italia nei primi decenni del Novecento. Un pilastro del pensiero giuridico, capace – e il suo articolo sulla Stampa lo conferma – di confrontarsi con la complessità del mondo contemporaneo partendo da una profonda fede nei valori costituzionali. Era entrato in magistratura nel 1965, esercitando a lungo a Torino sia come giudice che come pubblico ministero fino ai vertici del tribunale piemontese: presidente di Corte d’Assise, procuratore della Repubblica. E’ stato due volte membro del Csm, in decenni diversi (all’inizio degli Ottanta e a metà dei Novanta), poi il lavoro al ministero della Giustizia.
Poi la Corte di Strasburgo dove fu eletto dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Dal 2010 al 2024 diresse il Laboratorio dei Diritti Fondamentali di Torino, da lui fondato presso il Collegio Carlo Alberto: un centro di ricerca innovativo, capace di connettere riflessione accademica, dibattito pubblico e formazione. Dal 2010 diventò editorialista della Stampa. I suoi articoli – sempre misurati – hanno rappresentato spesso un punto di riferimento soprattutto nei momenti di tensioni e conflitti tra poteri che come noto non mancano mai.
Cordoglio è stato espresso dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo, dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal M5s, dalla Regione Val D’Aosta e dal Comune di Gressoney. “Lo ricordiamo con rispetto e affetto, grati per il legame che ha voluto costruire con il nostro paese, che per lui era diventato casa” scrive l’amministrazione del piccolo paese di villeggiatura. “Per molti è stato un grande giurista”, continua la nota, “per noi, prima di tutto, è stato una presenza gentile, rispettosa e silenziosa. Una figura discreta ma familiare, che negli anni ha costruito con Gressoney un rapporto sincero, fatto di piccoli gesti, di luoghi amati, di relazioni vere. In paese lo si incontrava spesso: nei suoi passi lenti ma decisi, nelle conversazioni mai banali, nella capacità rara di ascoltare e di condividere, con parole misurate, un pensiero sempre lucido e profondo”.
Fonte ilFattoQuotidiano
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