Secondo l’associazione consumatori i prezzi dei servizi ricreativ hanno subito tra il 2019 ed oggi un incremento del +32,7%
«Invece di attaccare le testate giornalistiche che affrontano il problema, i balneari dovrebbero fare un serio esame di coscienza e maggiore autocritica, evitando di utilizzare la scusante del caro-vita come giustificazione al calo delle presenze in spiaggia e preoccupandosi invece di ridurre le tariffe al pubblico».
Lo afferma il Codacons, replicando alle osservazioni di Assobalneari.
«Condividiamo – dicono – l’affermazione dell’associazione di settore secondo cui esistono in Italia stabilimenti per tutte le tasche: i prezzi sono molto diversificati sul territorio e dipendendo dal livello dello stabilimento, dall’ubicazione e dai servizi offerti.
Quello che però i balneari non dicono è che tutti i lidi, negli ultimi anni, hanno ritoccato al rialzo i propri listini al pubblico, prima con la scusa del Covid, poi a causa del caro-bollette.
Aumenti applicati in modo indiscriminato in un momento di emergenza e di aggravio di costi in capo alle imprese del settore che non sono più rientrati, portando alla paradossale situazione odierna» denuncia il Codacons.
In base ai dati dell’Istat – ricorda l’associazione – i prezzi dei servizi ricreativi, che includono proprio stabilimenti balneari e piscine, hanno subito tra il 2019 ed oggi un incremento del +32,7%, proprio perché tutti gli operatori del settore hanno ritoccato continuamente i listini negli ultimi 6 anni. Utilizzare la scusa del caro-vita per non fare autocritica e non ammettere i rincari, non aiuterà certo a far tornare i cittadini sulle spiagge.
«Per affrontare il problema, semmai, occorre partire da una reale riduzione delle tariffe praticate al pubblico dai lidi italiani» chiude il Codacons.
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