Le autopsie: i tre carabinieri morti schiacciati dalle macerie
Nessuna scusa, né segnali di pentimento, solo silenzio: i fratelli Franco e Dino Ramponi, accusati di strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivi, per la tragedia di Castel d’Azzano sono comparsi ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Carola Musio e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
“NESSUNA SCUSA O SEGNO DI PENTIMENTO”
Il procuratore Raffale Tito, dopo l”udienza di convalida in carcere del gip, ha commentato con disappunto che i due uomini “non hanno chiesto scusa, né hanno mostrato segnali di pentimento” per l’esplosione che ha fatto saltare il casolare sotto sfratto in cui vivevano, durante una perquisizione in cui hanno perso la vita tre carabinieri e una trentina ne sono rimasti feriti tra militari, vigili del fuoco e agenti di polizia.
L’UDIENZA DI CONVALIDA
All’udienza di convalida del fermo i tre fratelli- la sorella, Maria Luisa Ramponi, è ancora ricoverata in ospedale- erano assistiti dai propri legali. La sorella, unica dei tre presenti nel casolare al momento dell’esplosione, era assistita dall’avvocato Alessandro Ballottin. La donna si trova in terapia intensiva generale all’ospedale di Borgo Trento in gravi condizioni: è intubata, con supporto farmacologico e respiratorio.
IL LEGALE: “DINO RAMPONI ERA NEI CAMPI, CI LAVORAVA DI NOTTE E CI DORMIVA ANCHE”
Il legale di Dino Ramponi, Fabio Porta, spiega ai cronisti, al termine dell’incontro con il suo assistito e il Gip, che l’uomo “era lucido, abbiamo parlato per circa mezz’ora”. Durante il colloquio precedente con il proprio legale, Dino Ramponi ha confermato che al momento della deflagrazione non era nell’abitazione: “Si trovava fuori nei campi, com’era sua abitudine, in quanto era solito vivere, dormire e lavorare, anche di notte, nei campi e nelle stalle adiacenti», spiega il legale. Ha preso dunque le distanze dall’accaduto: “Quando ha sentito l’enorme esplosione è subito accorso. Questo è quello che emerge anche dai verbali”. “Tutti questi aspetti, comunque, non sono stati trattati oggi in udienza e lo faremo in futuro sulla base delle risultanze, delle carte, perché i processi si fanno, già a partire dalla fase cautelare, sulle risultanze”, ha spiegato l’avvocato. Infine, il legale ha aggiunto che Dino Ramponi “ha potuto seguire le notizie in questi giorni ed è a conoscenza dello stato di salute della sorella, ha le stesse informazioni che abbiamo noi dai media”.
FRANCO RAMPONI TROVATO DAI DRONI
Franco Ramponi ha incontrato dopo il fratello con il suo legale, Domenico Esposito, il Gip, mantenendo la stessa linea. Anche Franco non era nel casolare al momento dell’esplosione ed è stato trovato solo diverse ore dopo, tramite le ricerche delle forze dell’ordine con elicotteri e droni, mentre si nascondeva nelle campagne di Castel d’Azzano, poco distante dal casolare. Il suo avvocato non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai cronisti, si è limitato a dire che il suo assistito sarebbe dispiaciuto per quanto accaduto.
“MORTI PER SCHIACCIAMENTO”, I PRIMI RISULTATI DELL’AUTOPSIA DEI 3 CARABINIERI
Diffusi ieri anche i primi esiti dell’autopsia sui corpi dei tre carabinieri morti, Davide Bernardello, Marco Piffari e Valerio Daprà. “Stando ai primi risultati dell’esame autoptico, l’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di morte per schiacciamento”, ha spiegato ai cronisti il procuratore Tito. “I tre carabinieri, che verosimilmente si trovavano al piano terra della palazzina, sarebbero stati schiacciati dal peso delle macerie, in seguito all’esplosione”. Ai medici legali incaricati, Francesca Bortolotti e Nicola Pagaiani, 60 giorni di tempo per depositare la propria relazione definitiva.
LE INDAGINI
In attesa della decisione sulla convalida del gip Musio, proseguono le indagini degli inquirenti, al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Ormai è assodato che l’unica dei fratelli Ramponi in casa fosse la sorella Maria Luisa Ramponi. In un gesto pensato molto probabilmente come suicida, è lei che avrebbe aperto le bombole di gas, una volta che gli abitanti del casolare si sono accorti dell’arrivo dei carabinieri e sempre la donna avrebbe provocato la deflagrazione. Dalla visione dei filmati girati dai carabinieri al momento dell’irruzione sembrerebbe che l’anziana abbia usato un accendino per innescare l’esplosione, alimentata da gas e benzina. Su questi punti si stanno compiendo degli accertamenti.
La Procura procederà ricostruendo le testimonianze dei carabinieri presenti, circa una trentina. Inoltre, verranno richieste delle perizie sull’esplosione, oltre che sul materiale che è stato sequestrato nei ruderi del casolare. Infine, gli inquirenti dovranno prendere visione di tutti i filmati registrati dalle bodycam dei carabinieri alla ricerca di ulteriori elementi che possano aiutare a far luce su quanto avvenuto alle 3 di notte di martedì.
I TRE FERITI ANCORA RICOVERATI
Nell’esplosione sono morti tre carabinieri e sono rimaste ferite 27 persone, 23 dimesse il giorno stesso, mentre Maria Luisa e altri due carabinieri sono ancora in ospedale. Le loro condizioni sono stabili. Uno dei militari dell’Arma è al Centro grandi ustionati vigile e senza febbre, l’altro invece è in terapia intensiva Cardio torace vascolare e la situazione è stazionaria.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it
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