Francesco Guadagnuolo celebra i 70 anni di Papa Leone XIV trasformando il suo saluto in simbolo universale di speranza in un mondo dilaniato dalla guerra
In un orizzonte lacerato da bombe e missili, Francesco Guadagnuolo rivolge il pennello verso un uomo che, il 14 settembre 2025, compie settant’anni. Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, diventa il simbolo fragile e forte di un’umanità in cerca di tregua. Sul volto del Pontefice, ogni ruga racconta il peso di un mondo in fiamme. L’artista invita a guardare oltre l’immagine, a riconoscere la speranza che germoglia tra le crepe del dolore.
Al centro del dipinto, il Papa saluta la sua gente con la mano sollevata, gesto antico come la promessa di un nuovo giorno. Il volto commovente dipinto da Guadagnuolo ci da una nota nostalgica, vedere il nostro Pontefice, che non si stanca ad evocare una Pace ‘disarmata e disarmante’, attorno, i tumulti delle guerre che s’impigliano nei colori: missili che cadono come stelle spezzate, edifici franati, urla che si dissolvono nel silenzio di cieli incandescenti. È un’apocalisse resa con tratti vibranti, un paesaggio che brucia la memoria e fa tremare il presente. Eppure, in quel caos, un invito alla Pace pulsa come un battito insistente.
La prima parola che Leone XIV pronuncia dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro è una preghiera trasformata in promessa: “La Pace sia con voi!”. È una frase semplice, quasi sussurrata, ma riecheggia nel vuoto lasciato dalle esplosioni. Nel silenzio che segue, ogni spettatore percepisce il tremore di un’umanità sospesa tra la speranza e l’abisso.
Guadagnuolo ha svelato, il giorno dopo l’elezione, il suo primo ritratto di Papa Leone XIV, ampiamente illustrato dalla stampa, inaugurando così il percorso transrealista che lo contraddistingue. La realtà visibile si fonde con dimensioni segrete: il volto del Papa emerge nitido, mentre sullo sfondo le pennellate rivelano le tensioni del nostro tempo. Qui il Transrealismo diventa manifesto di un’arte che non si accontenta del reale, ma ne esplora le ferite e le potenzialità di rinascita.
Il rosso incandescente delle fiamme richiama il dolore di una terra martoriata e il sacrificio di tanti innocenti. Il blu profondo accoglie il desiderio di un domani diverso, sussurrando possibilità ancora in nuce. Un riverbero dorato inonda il volto del Pontefice, suggerendo la luce di un’alba che non smette mai di tornare.
Critici e fedeli vedono in questo ritratto un’icona che supera la mera somiglianza. È una finestra sospesa tra il sacro e il mondo, un segno che chiede fraternità e misericordia ad un pianeta stremato. In ogni tratto, in ogni sfumatura, pulsa il cuore inquieto di un’epoca che implora Pace e riconosce nel Papa la sua guida ed il suo manifesto di speranza.
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