La Turchia ha evacuato oggi nel Mediterraneo i passeggeri di una nave della flotta della Global Sumud Flotilla, riporta l’agenzia di stampa turca “Anadolu”. L’imbarcazione, denominata “Johnny M” si trovava in una zona compresa nel triangolo tra Creta, Cipro ed Egitto, quando ha inviato un Sos via radio alle prime ore del mattino, riferendo che il vano motore stava imbarcando acqua.
A bordo vi erano attivisti provenienti da Lussemburgo, Francia, Finlandia, Messico e Malesia.
In una dichiarazione rilasciata su Instagram, la Global Sumud Flotilla ha sottolineato che l’evacuazione “si è svolta senza intoppi grazie al rapido coordinamento del governo turco e al contributo della Mezzaluna rossa turca sul campo”.
Ma è evidente che la decisione turca di inviare due fregate della propria marina militare a scortare da vicino la Global Sumud Flotilla cambia anche lo scenario politico che appariva bloccato. Già nei giorni scorsi, del resto, alcuni droni turchi aveva sorvolato la Flotilla con intenzioni chiaramente “difensive”.
A questo punto Israele – se, come ha promesso fin dall’inizio tratterà gli attivisti “come terroristi” – non avrà più di fronte solo dei pacificissmi attivisti, ma direttamente I militari di un paese che fa parte della Nato. E fra l’altro con l’esercito più grande dopo quello statunitense.
La stessa Israele è peraltro un partner dell’Alleanza Atlantica, e la nuova situazione non potrà che mettere in imbarazzo tutti gli euro-atlantici. In primo luogo quelli che – come l’Italietta dei complici del genocidio, sperava di risolvere il problema Flotilla con la sospensione della missione o almeno con una limitazione della violenza da parte dei soldati dell’Idf (in pratica Tajani avrebbe chiesto di arrestarli tutti, ma di evitare cose peggiori).
La presenza militare turca, infatti, è tutt’altro che simbolica. Non si limita, come quella italica, a “controllare da lontano gli accadimenti, ma viaggia – come di vede nel video allegato, praticamente al fianco della Flotilla. Un eventuale attacco israeliano, insomma, potrebbe provocare reazioni e grossissimi problemi diplomatici dentro la Nato.
Per la prima volta dalla guerra a Gaza del 2023, il Mediterraneo orientale diventa teatro di un possibile scontro tra flotte regolari. Oltretutto appartenenti alla stessa alleanza.
Chi diceva che questa iniziativa “non serviva a niente”, è servito.
Fonti: Contropiano.org, Agenzia Nova ed altri
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