Nel 2023 gli italiani hanno pagato di tasca propria 42,6 miliardi. Lo scorso anno quasi il 10% dei residenti ha rinunciato a visite ed esami
Sempre più italiani si rivolgono al privato per curarsi. Lo aveva detto Gimbe e l’ultima conferma arriva dal Cnel. Nell’ultimo decennio il fabbisogno sanitario nazionale è cresciuto di circa 24 miliardi, con un incremento medio annuo in termini nominali del +2,0%, equivalente in termini reali al +0,2%.
Relativamente al finanziamento pubblico, nel 2023 l’Italia ha registrato una quota di spese sanitarie che si attesta al 74%, contro una media europea pari al 77,3%.
Cresce la spesa sanitaria privata: un trend che dura da anni
Si registra ormai da molti anni una crescente propensione delle famiglie italiane a spendere privatamente per la sanità. La spesa privata ha raggiunto il livello di 42,6 miliardi annui, pari a circa il 25% del totale della spesa sanitaria nazionale. è quanto emerge dalla Relazione del Cnel sui servizi pubblici 2025 che spiega che l’andamento si riscontra “da molti anni e in particolare dal 2015”.
Deficit di medici di base e infermieri
La relazione segnala inoltre come i medici di base siano in diminuzione con “carenza di personale anche nell’area dell’emergenza-urgenza”. Il deficit di infermieri rispetto alla media europea supera le 180mila unità. “Sempre più giovani professionisti – rileva il Cnel – preferiscono intraprendere la strada dell’estero o del privato, una ‘fuga’ che rischia di ricadere sulla tenuta del sistema pubblico nei prossimi anni, in particolar modo nei territori più fragili”.
Divari territoriali permangono
Continuano poi a sussistere “significative discrepanze su base regionale e anche tra i territori subregionali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo”. I divari “investono la scarsa offerta di servizi e la fragilità infrastrutturale in diverse aree del Paese”.
In calo le visite e gli esami specialistici
La dinamica del ricorso alle visite specialistiche e agli esami specialistici mostra una sensibile riduzione nel corso degli ultimi cinque anni. Dal 2018 al 2023, gli esami specialistici si sono ridotti mediamente del 2%, mentre le visite specialistiche dell’1,7%.
Nel 2024 quasi il 10% dei residenti ha rinunciato a visite o esami specialistici, dato in aumento non rispetto al 2023 (+2,4 punti percentuali) e anche rispetto al periodo pre-pandemico (+3,6 punti percentuali).
Le principali motivazioni sono state la lunghezza delle liste di attesa (6,8%, +2,3 rispetto al 2023) e la difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie (5,3%, +1,1 rispetto al 2023). Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, in quanto nel 2024 il 23,9% degli individui (+4 rispetto al 2023) si è fatto carico dell’intero costo dell’ultima prestazione specialistica, senza alcun rimborso da assicurazioni.
Fonte lanotiziagiornale.it di Raffaella Malito
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