Il parlamentare è accusato di turbativa d’asta e corruzione in Sicilia: “La procura di Palermo è incorsa in un orrore giudiziario. Mi hanno fatto un danno mediatico irrisarcibile”
“L’unico modo per non commettere reati, per uno che riceve tante persone che chiedono, è dimettersi da parlamentare, che è cosa che non farò, mi pare fin troppo chiaro”. Saverio Romano torna a fare i titoli dei giornali, suo malgrado. Dice che dell’indagine della procura di Palermo l’ha saputo ieri mattina, dalla telefonata dell’ufficio stampa di Noi Moderati, partito di cui è coordinatore politico. Si è recato nella stazione dei Carabinieri di San Lorenzo in Lucina e lì ha chiesto la notifica degli atti, raccontandolo in un video: “Il danno è fatto perché non ho ancora ricevuto assolutamente nessuna notizia, nessun avviso”.
La notte è passata e oggi Romano decide di incontrare la stampa nel suo ufficio di palazzo Theodoli, in piazza del Parlamento. Abito blu scuro, cravatta azzurra. Nella stanza sono sistemate una decina di sedie, ci sono giornalisti e telecamere. Romano ha “le carte” in mano, le aprirà ogni tanto, leggendo alcuni passaggi evidenziati in rosa. Mezz’ora, in cui ripeterà spesso che “la procura di Palermo è incorsa in un orrore giudiziario”.
Romano parla di “vicenda inquietante”, di “danno mediatico irrisarcibile”, e attacca: “Quello che hanno fatto a me non è un mazzo di fiori, hanno inciso le mie carni, dei miei familiari, dei miei amici, della mia comunità, è una cosa che grida vergogna. Io sono fuori da questo circuito, da questo modo di fare che supponevano io avessi. Non so perché sia accaduto, ma è accaduto”.
Romano, ex ministro delle Politiche agricole con Berlusconi, giura “piena fiducia nella magistratura” e proprio per questo “vuole migliorarla”. Come? “Sono uno strenuo difensore della legge sulla separazione delle carriere”, perché “il correntismo è una malattia”. Alla riforma Nordio, però, “manca il tassello della responsabilità civile dei magistrati, perché troppo spesso in Italia abbiamo assistito a processi finiti nel nulla senza che poi chi li ha messi in piedi abbia avuto almeno un richiamo o una censura, non dico un’azione civile”.
Poi, prosegue: “Io non credo ai complotti però leggere il profilo della dottoressa Giulia Falchi, la pm che ha chiesto il mio arresto, candidata con la corrente AreaDg all’Anm nel 2025, in cui scrive ‘è necessario, in primo luogo, difendere il nostro ruolo da quei disegni politici che mirano chiaramente ad intaccare l’efficacia della giustizia’, be’, questo mi inquieta”.
Fatta la premessa, parte “lo sfogo di una persona che si è sentita aggredita”. Prima ancora, però, la sua ricostruzione dei fatti: “L’inchiesta parte nel 2023, io sono iscritto” nel registro degli indagati “il 24 ottobre del 2024 dopo che faccio un incontro a casa mia. Il 10 settembre del 2024 mi era venuto a a trovare alla Camera un ex collega parlamentare, Ferdinando Aiello, eletto col Prc e poi passato al Pd. Con lui condividevamo la passione per il calcio e frequentavamo insieme la nazionale parlamentari, non avevamo un’assidua frequentazione”.
Aiello, ricostruisce Romano, “mi chiede di poter incontrare, insieme a un altro dirigente, l’amministratore della Asp di Caltanissetta, perché c’era in corso una gara mai chiusa e volevano capire perché. Fisso un incontro con Alessandro Caltagirone, manager della Asp di Caltanissetta, mio amico perché lo conosco da quando era ragazzino, sono amico del suocero da tanti anni. Lui viene a casa mia”, dove Aiello il dirigente “gli chiedono perché questa gara non si chiude, ferma da mesi, e lui dice: ‘so che la commissione nei prossimi giorni completerà il lavoro’. Le buste erano state presentate nel 2023, quando io ero fuori da questa indagine”.
Romano continua: “Due giorni dopo sono intercettati e dicono che l’incontro a casa mia non è stato proficuo perché il direttore è stato molto vago. Il 18 c’è la valutazione tecnica, unica cosa sulla quale ipoteticamente avrebbe potuto dire qualcosa Caltagirone, ma conoscendolo non lo avrebbe mai fatto”. La gara s’inceppa “e da un anno a questa parte non è mai stata assegnata”.
L’ex ministro sottolinea ancora come “nella richiesta di custodia cautelare si chiedono i domiciliari, perché per il mio peso politico potrei reiterare il reato, ma sono cose di cui non mi sono mai occupato. Non ho commesso alcun reato, non c’è alcun nesso di causa effetto. Non vedo questi signori da un anno, tranne Ferdinando Aiello che l’ho incontrato 15 giorni fa in aeroporto, si è lamentato della decontribuzione per le imprese e io gli ho chiesto di mandarmi l’emendamento che vuole proporre Confindustria”.
L’incontro con la stampa, spiega, è il suo modo “di ribaltare” le accuse “con la verità, la trasparenza, la chiarezza”. Ricorda che “per più di vent’anni ho fatto il penalista e so cosa vuol dire avere delle prove: non c’è nessun elemento, nessun comportameno concludente, nessuna possibilità che io possa essere accusato delle cose delle quali sono stato accusato”.
Anche accostarlo con Salvatore Cuffaro, come fatto da tanti giornali, è metterlo in “un calderone in cui non c’entro niente”. Romano è accusato di turbativa d’asta e corruzione, “ma per truccare una gara o essere corrotto ci vuole tanto di più e tanto di meglio. Devo andare in galera perché ho peso politico e potrei condizionare un mio amico? Io non mi sono occupato di questa vicenda, non sono stato sollecitato da Aiello”.
Giura di essere estraneo ai fatti: “Io non avrei mai avallato un atteggiamento che non sarebbe rispettoso della legge, ma nemmeno l’ingegner Caltagirone, uno dei migliori manager ospedalieri in Italia, di una rettitudine da fare invidia; tanto che questi lavori non sono stati assegnati”. E’ un fiume in piena: “Sono inorridito e terrorizzato per come si possa arrivare a emettere un provvedimento del genere, pesantissimo, sul nulla. Non c’è una promessa né un accordo, esplicito o implicito”. Parla spesso in terza persona: “Non c’è una contestazione chiara, si può chiedere l’arresto per una supposizione? Per un incontro con cui avrei potuto favorire non dico Romano ma un suo amico? Non c’è una sola intercettazione, nessuna promessa, fatto o atto concludente. Ci sono intercettazioni di alcune persone che parlano di me. Si comprende perfettamente come il sottoscritto non c’entri nulla con questa indagine. E’ lapalissiano”.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it
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